Oggi sul sito del Sole nuovi dati, quelli per il periodo dal 23 luglio a settembre. I numeri assoluti relativi agli over 80:
casi d’infezione: 5.116 vaccinati; 164 parzialmente vaccinati; 1.859 non vaccinati; questi ultimi rappresentano solo il 26% dei casi;
ricoverati dal 22 luglio al 5 settembre per covid: 1.145 vaccinati; 49 parzialmente vaccinati; 705 non vaccinati, che dunque rappresentano poco più di un terzo (37%) dei ricoverati;
terapia intensiva: 56 vaccinati; 2 parzialmente vaccinati; 52 non vaccinati, vale a dire che la metà dei ricoverati in t.i. hanno ricevuto il vaccino;
decessi, dal 23 luglio al 22 settembre (questa è la data riportata): 288 vaccinati; 20 parzialmente vaccinati; 294 non vaccinati, vale a dire che i non vaccinati sono leggermente di meno dei vaccinati.
Per la coorte 60-79, i numeri assoluti sono:
casi d’infezione: 11.620 vaccinati; 1.171 parzialmente vaccinati; 8.629 non vaccinati; questi ultimi rappresentano il 40,3% dei casi;
ricoverati dal 22 luglio al 5 settembre per covid: 792 vaccinati; 163 parzialmente vaccinati; 1.903 non vaccinati, che dunque rappresentano esattamente due terzi (66,6%) dei ricoverati;
terapia intensiva: 88 vaccinati; 16 parzialmente vaccinati; 366 non vaccinati; vale a dire che in questa coorte d’età, per quanto riguarda i casi gravi, questi rappresentano nettamente la maggioranza tra i non vaccinati;
decessi, dal 23 luglio al 22 settembre: 100 vaccinati; 31 parzialmente vaccinati; 353 non vaccinati, vale a dire che i non vaccinati sono oltre due terzi dei deceduti, tuttavia non si dispone per questi casi di dati sulle condizioni di salute pregresse.
Per quanto riguarda le coorti anagrafiche 12-39 e 40-59, i casi gravi e i decessi sono nettamente a sfavore dei non vaccinati, ma anche in tali casi, numericamente modesti (rispettivamente 12 e 135 casi), non sono riferiti dati sulle condizioni di salute pregresse.
Considerazioni: il covid negli over 80 va a sommarsi ad altre patologie importanti e i casi letali tra vaccinati e non vaccinati non sono numericamente dissimili. Anche i casi d’infezione grave nei 60-79 le condizioni di salute pregresse hanno un’incidenza decisiva per quanto riguarda il decorso grave e l’esito mortale. Il vaccino invece potrebbe avere un impatto migliore nella coorte 40-59, ma anche in tal caso in rapporto alle condizioni di salute del paziente. La vaccinazione è ininfluente o quasi per quanto riguarda il decorso grave e l’esito mortale man mano che si scende con l’età. Questi ultimi soggetti, al pari degli altri, possono trasmettere l’infezione, e perciò il vaccino è una misura profilattica auspicabile. Resta da valutare il rapporto rischio/beneficio in capo ai soggetti più giovani. Pertanto, sulle generali, questi dati confermano, in relazione agli effetti epidemici, quanto osservato da 20 mesi in qua.
Valutare il rapporto rischio/beneficio per i soggetti più giovani? Lo faccio subito io. Beneficio tendente a zero, e quindi rapporto R/B tendente all'infinito. Nel giorno in cui Pfizer si dice prontissima a vendere i vaccini per la fascia da 5 a 11 anni, altrettanto prontamente il giornale della sinistra agnelliforme decreta: "la vaccinazione dei bambini è (...) considerata più utile alla società - per rallentare la diffusione del virus in sacche delicate come le scuole - che non ai singoli bambini". Si chiede dunque ai bimbi di non essere individualisti, ma di fare qualcosa di utile alla società.
RispondiEliminaCorrettamente, uno dei rampolli della Famiglia è stato chiamato Lupo.
che disastro. E non è finita qui.
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