martedì 21 settembre 2021

Un giorno del prossimo futuro

 

Settantasei anni fa si costituiva l’Organizzazione delle Nazioni Unite, allo scopo di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità”. Nel primo articolo della sua Carta prometteva misure collettive efficaci per la prevenzione e la rimozione delle minacce alla pace e la soppressione di atti di aggressione o altre violazioni della pace.

L’11 dicembre del 1946, a conclusione dei processi di Norimberga per i crimini di guerra nazisti, l’Onu affermava che “la pianificazione, la preparazione, l’inizio o lo svolgimento di una guerra di aggressione” sono crimini punibili con la morte.

La fondazione dell’ONU e di altre istituzioni a carattere internazionale non risolsero alcuna delle contraddizioni essenziali che avevano portato alle guerre mondiali, soprattutto quella che intercorre tra un sistema economico mondiale e quello degli Stati-nazione, vale a dire bestie che si combattono l’una contro l’altra per la preda.

Non è casuale che l’ONU stessa, con lo schermo della solita retorica umanitaria, abbia più volte approvato violazioni del diritto internazionale e atrocità di ogni tipo, come del resto era già avvenuto in precedenza con la Società delle Nazioni dopo la prima guerra mondiale, che non riuscì a fermare l’ascesa del fascismo e il prevedibilissimo scoppio della seconda guerra mondiale.

In tal senso ha avuto un bel dire, lo scorso 10 settembre, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, nel denunciare “l’incalcolabile danno sociale e ambientale che potrebbe essere causato dalla ricerca del profitto”.

Assenti i presidenti di tre delle cinque potenze del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – Emmanuel Macron, Vladimir Putin e Xi Jinping –, poiché i preparativi per la guerra degli Stati Uniti contro la Cina provoca una delle più profonde crisi diplomatiche dalla fine della Guerra Fredda.

Ci sarà invece il presidente degli Stati Uniti, Joseph Biden, con le mani sporche di sangue dopo che i funzionari statunitensi hanno ammesso che almeno 10 civili innocenti, tra cui sette bambini, sono stati uccisi in un attacco di droni a Kabul il 29 agosto.

Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, che rappresenta la Francia all’Assemblea generale in assenza di Macron, ha ammonito: «Vediamo l’ascesa di una strategia indo-pacifica lanciata dagli Stati Uniti che è militarmente conflittuale. Questa non è la nostra posizione. Non crediamo nella logica del confronto militare sistematico, anche se a volte dobbiamo usare mezzi militari».

Ieri, la presidente della Commissione dell’Unione europea, Ursula von der Leyen, si è ufficialmente unita a Parigi per chiedere spiegazioni formali a Washington: «Uno dei nostri Stati membri è stato trattato in un modo inaccettabile. Vogliamo sapere cosa è successo e perché», aggiungendo che la situazione deve essere chiarita «prima di continuare con il business as usual» (Ansa).

Se le parole hanno ancora un senso, impegnarsi in uno “scontro militare sistematico”, significa prepararsi alla guerra. I conflitti sui profitti e sull’influenza strategica che stanno esplodendo tra le potenze della NATO sono guidati dall’imminente prospettiva di una guerra globale degli Stati Uniti contro la Cina, incoraggiata da Gran Bretagna, Australia e altri sodali, intrapresa nel tentativo di mantenere il primato mondiale statunitense in flagrante violazione del diritto internazionale.

I preparativi di guerra da una parte e dall’altra testimoniano l’impossibilità di modellare una politica internazionale coerente per affrontare, mobilitare e coordinare le risorse dell’umanità per risolvere uno qualsiasi dei gravi e grandi problemi che l’umanità ha davanti a sé.

Ancora una volta stiamo andando a grandi passi con gli occhi chiusi verso la catastrofe. Con una differenza non da poco: oggi sono disponibili armi di distruzione di massa che possono mettere fine non solo alla nostra civiltà, ma a ogni forma di vita sul pianeta. Quanto siamo consapevoli di ciò che sta avvenendo, distratti come siamo dalle diatribe irresponsabili, dall’una e dall’altra parte, su questioni irrilevanti e persino comiche?

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Un giorno del prossimo futuro, i sopravvissuti si chiederanno chi siano i criminali da appendere a un lampione che hanno scatenato la terza guerra mondiale.

Una domanda più pertinente sarà quella attinente al retroterra politico, ideologico e psicologico dei protagonisti di quella tragedia, di ogni ordine e grado.

Se si fossero affrontati onestamente i fatti, mettendo in secondo ordine gli interessi più prosaici, si sarebbe potuta evitare la guerra che ha distrutto letteralmente il pianeta cancellando l’esistenza di molte specie e mettendo in forte dubbio la prosecuzione di quello umana.

Si sottopose l’avversario alla cura che già fu approntata nel 1941 per il Giappone, a base di sanzioni e restrizioni economiche di ogni tipo, ossia una strategia d’accerchiamento tesa a fomentare l’odio reciproco e a far reagire il “nemico” nel senso voluto per poi annientarlo.

Nessun paese democratico, tantomeno gli Stati Uniti, potrà stornare da sé o rifuggire dalla propria responsabilità per ciò che è accaduto.


3 commenti:

  1. "Ancora una volta stiamo andando a grandi passi con gli occhi chiusi verso la catastrofe. Con una differenza non da poco: oggi sono disponibili armi di distruzione di massa che possono mettere fine non solo alla nostra civiltà, ma a ogni forma di vita sul pianeta. Quanto siamo consapevoli di ciò che sta avvenendo, distratti come siamo dalle diatribe irresponsabili, dall’una e dall’altra parte, su questioni irrilevanti e persino comiche?"

    D'accordissimo! Ma all'interno dei rapporti di forza di questa società, il cittadino medio, anche se ben consapevole di tutto quello che viene scritto in questo articolo, cosa può fare?
    Un bel nulla, tranne che deprimersi!
    Perché non si offrono soluzioni, o quantomeno, strade che potrebbero portare in un arco di tempo non certo breve, a soluzioni, o a intravederle.

    Buona serata

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    1. Il cittadino medio da solo non può nulla, non solo da oggi, da sempre. Diffondere consapevolezza, la lotta ideologica è un fattore importante.

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  2. Scopo del Potere: depontenziare l'ONU fino a sostituirlo con la Nato(24/04/1999) e usare armi di distrazione di massa per: https://officinadeisaperi.it/materiali/potereprofitto-armi-di-distruzione-di-massa-da-il-manifesto/

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