Siedo in una terrazza veneziana del tardo XVII secolo e mi sorprendo che non venga servito nessun kebab. Nel canale sciabordio di gondole accompagnate da una fisarmonica e una voce che intona “O sole mio”. Napoli e Venezia, l’alleanza perfetta per un menu tra passato e trapassato.
Il mondo sta cambiando, la società in ogni dettaglio, dobbiamo cambiare con essa, è una necessità, altrimenti si muoverà senza di noi, resteremo fregati per l’eternità. È un imbroglio, ma che importa.
L’ospite mi chiede melensa se il mondo si sta muovendo nella giusta direzione. Tesoro, al terzo gin tonic che ce ne frega? Bisogna avere convinzioni impermeabili per resistere in questa bufera.
Fummo Gattopardi? Neanche per idea. Siamo vecchietti inutili e pericolosi, irrecuperabili. Chi avrebbe osato pensare al virus come alla soluzione finale? Virus che è più intelligente della banda mascherata del CTS.
Con la fine della nostra coscienza e la distruzione del suo supporto materiale, il cervello, di noi non resterà più nulla. Questa evidenza mette in prospettiva le paure del domani che preti, politici e altri imbecilli che passano per esperti suscitano per manipolarci. Come se avessimo a cuore un futuro che non sarà nostro.
Ci chiediamo cosa ne faremo del tempo, molto limitato, che ci rimane. Potremmo scrivere dei libri, sfruttando il momento talebano: “L’islam, il nemico”, quindi “L’incubo islamico”, poi “L’islam, nostro nemico interno”, cui far seguire per contrappunto “L’islam, nostro nemico esterno”. In omaggio a soli 9.90 euro con Repubblica: “Circondati dall’Islam”. Sul Corriere, in chiave gourmet: “I formaggi dell’Islam”.
È passato un ventennio dagli attentati dell’11 settembre, dalla fine della prima dittatura dei talebani in Afghanistan. I talebani sono entrati a Kabul, tagliando fuori un Paese, le donne, il sapere, la libertà, la democrazia, in nome dell’oscurantismo religioso. Quando s’è mai visto un fallimento più totale? Neanche in Vietnam, perché i “viet” avevano ragioni da vendere.
A parte il servizio pubblico, in mano ai partiti, tutti i media sono di proprietà di gruppi, di uomini d’affari che si prendono cura dei propri interessi. Non c’è niente da aspettarsi da loro, tranne i messaggi che vogliono inculcare nella testa delle persone vendendo agli inserzionisti il tempo disponibile del nostro cervello.
Si ride sbevazzando, tra dispersi e un paio di sconosciuti, quando anche ridere è diventato difficile. La vita, in un certo senso. E che altro vorresti? Se non è chiedere troppo, spero di morire in un giorno in cui mi andrà di farlo, guardando il mare con un bicchiere in mano.
non lo fare
RispondiEliminaBere?
EliminaDissento totalmente. Caipirinha o caipiroska, altro che gin tonic.
RispondiEliminadi mattina
EliminaMadrugada
RispondiEliminaminchia i compagni veneti...
EliminaSulla terrazza, l'Adagietto di sottofondo?
RispondiEliminaNon c'era malher né altri
EliminaMahler
EliminaSolidale.
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