mercoledì 8 settembre 2021

Non c'è più un valore su cui contare

 

Stanno tornando baldanzosi “dai campi e dalle officine”, dopo un lungo intervallo nello show. Ricominciano esattamente da dove avevano abbandonato le telecamere, con lo stesso tono e gli stessi galli nel pollaio che gonfiano i loro testicoli. È bello cogliere questo segno di continuità, di gioia e grandi incassi di pubblicità.

La caduta di Kabul? Il suo ricordo è già avvolto nella nebbia. I capi dell’oligopolio televisivo sanno che un tema di politica estera, per quanto straordinario, dopo tre giorni esaurisce il suo appeal e puzza di cadavere. Figuriamoci dopo settimane dai fatti afghani e l’incalzare d’intriganti ditirambi sulla vaccinazione covid e il reddito di cittadinanza.

Niente di nessuno è degno di nota, fino a quando sbuca un infiltrato un po’ esagitato, un reperto analogico che ha assistito alla dissoluzione di tutti gli ideali ai quali aveva aderito. Dichiara che le nostre libertà stanno soffocando sotto l’azione combinata degli stati di emergenza sanitaria e d’instabilità politica. Non è preso sul serio, ma una curiosità del genere diventa utile per l’audience, dunque diviene un tassello della catena del valore televisivo.

Kabul è caduta il 15 agosto, nel 50° anniversario esatto di un altro evento che ha fatto storia, il discorso televisivo di Nixon e la fine della convertibilità del dollaro in oro.

Poteva essere l’occasione per un’escursione sui fatti che hanno segnato quest’ultimo mezzo secolo, specie per il pubblico più giovane, non necessariamente i frequentatori del Young Leaders Club. Poteva, se i deuterostomi di ogni età non fossero stati addestrati a non pensare più con la propria testa e allenati invece a nutrirsi di facezie. Trasmissioni come Nascita di una dittatura, curata da Zavoli, oggi sarebbero impensabile solo proporle. Non a caso anche Rai Storia vivacchia prevalentemente di materiali d’archivio.

Ci chiediamo mai qual è la nostra parte di responsabilità?


5 commenti:

  1. non aver capito e, quindi, contrastato quella mellifluità ottundente menti e coscienze. praticamente un mondo di Zombie.

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  2. Eppure a me la Rai pare un Gigante se confrontata con i palinsesti Mediaset.
    Diciamo che si passa di danno in danno...dalle tv commerciali al web...
    Poi dalla fine delle notizie su carta stampata alla tv al web una lunga discesa verso il nulla intangibile, ma sarà mai possibile tornare qualche volta sui propri passi? Accettare un errore e tornare indietro è peggio di voler andare sempre avanti?...ma avanti verso cosa?
    Roberto

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  3. Visto che da alcuni decenni la TV di Stato ha come "mission" (perdona l'emetico anglismo ma i megadirettorigalattici dicono così) l'intrattenimento, e dato che i giovani hanno nuovi modi di intrattenersi, sarebbe giusto fare una disamina dell'influenza della televisione sulle diverse classi d'età. Un ventenne medio probabilmente non ha mai sentito né sentito parlare di Cacciari nonostante la sua ubiquità.
    (Peppe)

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    1. a parte l'ubiquo Cacciari, mi sorprendo molto di come in genere i più giovani ignorino completamente le coordinate storiche del recente passato ma anche quelle del presente. sono in gran parte il prodotto, oltre che di circostanze oggettive, anche di una precisa strategia, su questo non ho dubbi.

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