giovedì 1 gennaio 2015

Modesto, anzi, modestissimo


Del discorso del presidente Napolitano di ieri sera nessuno s’attendeva nulla, salvo la conferma della sua abdicazione causa “affaticamento” senile. Infatti, sia detto con il dovuto rispetto, l’impeto recitativo, senza il minimo accenno di pausa, pareva dettato da urgenze prostatiche, dacché poi le cose dette sono state tante ma la sostanza assai scarsa.

Devo confessare che dopo un po’ la mia attenzione è stata sviata da altri pensieri. Per esempio: quest’uomo per mezzo secolo è stato, sia pure solo nominalmente, comunista. Addirittura responsabile culturale del Pci. Deve, pensavo, aver sbirciato qualche paginetta di Marx, anche se, come avverte chi l’ha preceduto in quell’incarico di partito, “nessuno” del gruppo dirigente del Pci leggeva Marx.



E leggere che “nessuno” aveva rapporti con Marx, non stupì affatto e anzi confermava personali sospetti. Del resto, confrontarsi con il Grande Vecchio è assai impegnativo se non ci si chiama Antonio Negri, ossia se non s’è adusi imbastire addosso a Marx un vestito per poi dire che è di taglio antiquato, bisognevole di aggiustamenti sartoriali di scuola francese.

Dicevo che Napolitano, questo vecchio dirigente del Pci, nonostante una militanza di ferro protratta per mezzo secolo, non ha saputo spendere, in tutti i suoi discorsi presidenziali, una sola frase che avesse per tema la reale natura della crisi e del fatto che dei suoi effetti è fatto carico a chi per vivere la deve sfangare tutti i giorni.

C’è stato, è vero, un cenno, anche nell’ultimo discorso, sull’origine della crisi, ma per dire che si tratta di “crisi finanziaria” e che essa “partì dagli Stati Uniti, anche per errate scelte politiche”. Con ciò tacendo, tra l’altro, dei fallimenti della cosiddetta economia reale assai più gravi per i destini umani che non quelli del sistema finanziario, e che da una generazione almeno si propugna una tesi e una prassi per cui qualità e quantità della sussistenza, scalzata dalla sua posizione di scopo ultimo, potevano derivare soltanto dall’ascesa al potere della finanza.

Poteva, ma non l’ha fatto, richiamare l’attenzione sulle inconciliabili distanze esistenti tra gli opposti della scala sociale, sull’insicurezza crescente e l’ansia per il futuro in ordine a elementi essenziali del quotidiano. Dire che se anche si è raggiunto un maggior benessere rispetto ad epoche del passato, nel complesso si va verso una vita peggiore, per molti, di quella della generazione precedente. E quindi sulle ingiustizie, l’impotenza politica, la privazione di libertà reale che ricade sulle masse, invece che limitarsi a stigmatizzare la cosiddetta anti-politica.

Almeno questo, pur su un piano generale, poteva dirlo! Così come fare un accenno alle recenti sentenze scandalose in tema di disastro ambientale e di danni umani causati dall’amianto, dell’urgenza di nuove norme sulla prescrizione, posto che agenzie internazionali per l’ambiente e riviste mediche stimano che entro il 2035 i decessi provocati dall’asbesto potrebbero arrivare a 500.000 in UE, e in non piccola quota riguardanti l’Italia.


E invece, oltre le generiche denunce sulle responsabilità politiche della crisi (peraltro non italiane, non europee!), oltre le osservazioni superficiali su alcuni temi sociali, la retorica presidenziale non s’è spinta. E ciò rivela in modo inequivocabile l’arte della dissimulazione, che altri chiamano falsa coscienza, e il modesto spessore problematico del pensiero di Napolitano, almeno di quello esibito pubblicamente.   

8 commenti:

  1. Olympe, senza uno sputtanamento, anche quest'anno vivremo di IPOCRISIA e RETORICA.
    Hollande(Napo): «La relazione umana che ho con i più poveri è la mia ragion d’essere»
    «Disumanizzato dal potere, Hollande vive in uno stato di negazione permanente della realtà» "Hollande si e' presentato come l'uomo che non ama i ricchi, ma in realtà', non ama i poveri. Lui, uomo di sinistra, in privato li chiama LES SANSDENTS, gli sdentati. Ed e' tutto fiero della sua battuta".
    Auguri

    RispondiElimina
  2. Nella storia Marx è stato oggetto dell'attenzione di molti sarti ed ognuno di loro ha pensato vestisse al meglio con il proprio look. Noi alla griffe abbiamo preferito la dissimulazione gastronomica, Marx a la carte: alle tagliatelle. Discreta digeribilità in attesa del dessert 'Cosa ha detto veramente Marx'.

    RispondiElimina
  3. Dirigenti e militanti sono la rovina.
    Il dirigente è “diretto” inevitabilmente a manovrare, controllare e padroneggiare i sottoposti. Per poter “dirigere” deve dimostrare di saper controllare chi sta sotto e di saper leccare il culo a chi sta sopra. E’ una figura funzionale unicamente al padrone (capo, tiranno, etc.) che gli conferisce po’ di potere (e quindi privilegi) affinché controlli le masse.
    I militanti sono a loro volta tenuti a “combattere” per un ideale che il più delle volte è fasullo, casuale e/o inconsistente. Un po’ come fare il tifo per una squadra anziché per un’altra. Spesso inoltre la militanza è un ruolo passivo tendente unicamente a giustificare l’appartenenza al gruppo (requisito essenziale per associazioni, partiti, religioni etc.).
    C’è sempre un secondo fine in queste due figure ovvero, in sostanza, quello dell’affermazione personale (e difesa dei conquistati privilegi) a scapito del bene comune.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I militanti, come peraltro i cittadini elettori, sono nella grande maggioranza privi di competenze politiche ed economiche, e poco disposti, in media, a riservare alla politica (e allo studio) del tempo che dedicano alle loro occupazioni preferite. Di qui il ruolo decisivo delle 'leadership' : i professionisti della politica che interpretano oggi i bisogni del cittadino 'moderno', sedotto da una idea di libertà egoistica, a-sociale, ostaggio di una condizione ansiosa di crescente insicurezza, illuso di saturare il desiderio con il consumo e la paura della morte con il fitness,certo di poter fare a meno della dimensione solidale e dell'azione collettiva.

      Chi ha qualche decennio di vita sulle spalle, sa che il veleno narcisita era già presente in molti esponenti della generazione protestataria e , per cui l'impegno politico assolveva alla stessa funzione affidata alle psicoterapie, quella di riempire il vuoto interno,soddisfare le sue esigenze di rinnovamento emotivo, consentirgli la massima espressione della personalità (v.riunioni di
      sezione,sindacali, e assemblee di facoltà ad libitum).

      Coro < Nei doni concessi ai mortali non sei magari andato oltre ? >
      Prometeo < Sì, ho impedito agli uomini di prevedere la loro sorte mortale >
      Coro < Che tipo di farmaco hai scovato per questa malattia ? >
      Prometeo < Ho posto in loro cieche speranze >

      Prendersi troppo sul serio comunque fa male alla salute.

      Bonne santè

      lr




      Elimina
  4. Nel discorso di Napolitano c'è la designazione di Prodi come suo successore e la conferma di Renzi come presidente del consiglio fino al 2018. Storia già scritta da un pezzo. Non cambierà nulla. Stiamo vivendo la schiavizzazione del lavoro e l'impoverimento completo delle masse (=asservimento totale). Contestualmente assistiamo al trionfo di circa 11 milioni di italiani evasori che andranno sempre più convintamente a votare per scegliersi bene il "palo" della loro banda di rapinatori (i politici). Gli schiavi lavoratori saranno sempre più impegnati a cercarsi un padrone a cui sottomettersi in cambio di un tozzo di pane mentre i commercialisti vivranno tempi d'oro consigliando la loro ricca clientela (imprenditori che dichiarano meno dei loro dipendenti) su come evadere e fottere e poter sfoggiare suv sempre più grossi e potenti. Il lavaggio ed ingrassaggio completo del cervello degli italiani è già finito. Siamo ormai alla seconda passata. Come per i pomodori in bottiglia.

    RispondiElimina
  5. La figurina della Designazione può arricchire soltanto l'album Panini del presidente, non è lui che comanda. Per cosa il prof.sarebbe andato più volte in Cina e altrove ? Basterebbe sapere quante volte i sovrani volano all'anno e le rispettive destinazioni per non buttare soldi nelle balle dei quotidiani.

    Le fettuccine con la 'passata' dell'estate vanno accompagnate con il puro distillato del familismo e dell'arrangiarsi: i pilastri del nostro saper vivere.Il favore si mangia il diritto.

    Peccato che gli USA sono lo chef e noi laviamo i piatti.

    lr

    RispondiElimina
  6. , nel complesso si va verso una vita peggiore, per molti, di quella della generazione precedente

    non e' il caso suo,perche' il figlio grande dirigente finanziario ( guardacaso :-)) pare "guadagni" gia' adesso 3 volte piu' di lui..

    RispondiElimina
  7. Suvvia.
    La sindrome meritocratica,da noi, è cosa che trova TUTTI indistintamente immuni - le innumerevoli eccezioni confermano la statistica - : dal lumpenproletariat sino al presidente (roba vecchia, ' benevolentia e liberalitas' ciceroniane). In quanto ai giovani facciamo solo affidamento sull'orgoglio dei migliori.Che ci sono.

    Il solito Flaiano:

    è l'italiano medio,scontento, convinto di avere e di rappresentare una dignità culturale. Il rappresentante di quell'Italia che si prende molto sul serio,perennemente arrabbiata, e che perciò si ritiene in dovere di essere cinica, perchè 'il mondo è in costante debito'.
    Si rammarica sovente di essere costretto a vivere tra gli imbecilli.

    lr

    RispondiElimina