Gli
sta bene a Odifreddi che s’è voluto immischiare nei premi letterari! Oltre alle
immancabili cricche dell’élite kulturale s’è imbattuto in quella sionista e dei
relativi simpatizzanti. Due giurati, Daverio e Calimani, non gradiscono averlo
tra i piedi, troppo politicamente scorretto il suo giudizio sulla Shoah e le
camere a gas. Daverio è uno molto amico della lobby e Calimani ha un ruolo di
primo piano nella comunità ebraica veneziana. Ora Odifreddi può rinsaldare la
sua fama di martire della verità storica, contro il canone imposto per legge.
Però stia bene attento a definire “opinioni” le camere a gas, perché Faurisson fu
rimosso dall'insegnamento e privato della pensione a causa delle sue tesi.
Siamo tutti Charlie, si diceva appena due settimane fa.
venerdì 30 gennaio 2015
giovedì 29 gennaio 2015
Radikalenerlass
Si
parla molto della crisi della politica, delle istituzioni, dello scadimento morale
e, per tagliar corto, del disagio sociale profondo che ha molti motivi
nell’economico ma che la difficile situazione materiale spiega solo in parte.
Per quanto riguarda la crisi della politica mi pare evidente che ciò che è
venuto maggiormente a mancare nel tempo è il legame con la cultura, e dunque
l’influenza del sapere sul potere. Ho già accennato al fatto che non c’è leader
politico degli ultimi decenni denotato di una caratura intellettuale tale da
essergli riconosciuta unanimemente, e nessuno di loro ha prodotto alcunché di
significativo sul piano teorico-scientifico, al massimo ci si occupa di cinema
e di vini. E, del resto, di quale cultura stiamo parlando oramai? E, in fondo,
a chi interessano queste cose?
*
mercoledì 28 gennaio 2015
Tempo
Quanto al capitalismo, vorremmo innanzitutto osservare che fu l’obbedienza
ai suoi principi a contribuire in così larga parte al fallimento dell’Inghilterra (*).
*
Che cosa accadrà nei prossimi mesi
in Grecia? Sappiamo tutti su quali modeste risorse poggi l’economia ellenica. Chi
ha finto di non saperlo per anni sono stati i tecnocrati di Bruxelles, le
multinazionali e banche europee, soprattutto quelle di lingua tedesca. Anche la
persona più ingenua capirebbe che la Grecia non può far fronte al suo debito, né
oggi e nemmeno dopo, così come non può reggere l’euro (ma quest’ultimo è un
aspetto meno urgente della questione, anche se sta in radice).
Anche la Finlandia s’è detta
disposta, tra gli altri, a riconsiderare la situazione del debito greco. Del
resto, che altro c’è da fare? Si apre dunque, di là delle dichiarazioni di
principio di una parte e dell’altra, una fase di trattativa. Ovvio che nessuna
delle parti può permettersi di perdere la faccia. Si tratta di non tirare
troppo la corda.
Se si dovesse arrivare ad un esito
soddisfacente nella trattativa, sarebbe un indubbio successo politico per l’attuale
governo ateniese che non mancherebbe di suonare la grancassa. E però ciò
aprirebbe pericolosi scenari su altri fronti europei. Una volta sbollita la
sbornia post elettorale, sarà dunque una partita giocata più tra le quinte che
sul proscenio, centellinare alle plebi ossicini da rosicchiare, dei grandi
titoli sui media, dibattiti infuocati.
E nel caso tali accordi non
approdassero a nulla di concreto? La borghesia greca non può permettersi colpi
di testa, non si aprirebbe la strada ad Alba dorata, come qualcuno paventa, ma
sarà trovata una soluzione meno estrema. Ad ogni modo si tratta di guadagnare
tempo, come del resto succede sempre in democrazia, perché in questa fase
storica solo il guadagno di tempo può salvaguardare gli interessi fondamentali
e l’autolimitazione garantire l’ordine sociale.
(*) In regard to capitalism, we observe first that it was obedience to its
principles that contributed so largely to England's failure (John F.
Kennedy, Why England Slept, versione
della tesi di laurea pubblicata nel 1940, Wilfred Funk, New York, p. 220).
Chi ricorda più quelle vittime?
Siamo
sicuri che Hitler sia morto? Certo che no, egli si nasconde dietro molte
maschere. E poi porre la questione in questi termini rivela una concezione
idealistica della storia. Possiamo considerare Hitler come un mostro, ma egli
fu innanzitutto il prodotto di una società e della sua storia, e non si può spiegare un’epoca con le categorie dell'assurdo e della follia. Senza la prima
guerra mondiale, Versailles, la crisi del primo dopoguerra, la crisi del
Ventinove, l’impasse politico di Weimar (ah, le leggi elettorali!), il nazismo
sarebbe rimasto tutt’al più una curiosità storica per specialisti. E però anche
elencando questi motivi, pur molto veri, si resta sempre ancorati
all’evenemenziale. Tuttavia, occupiamoci di
efferatezze e lasciamo stare, per questa volta, le cause.
Che
forse gli ebrei sono stati gli unici ad essere perseguitati ed uccisi? Appena
un poco prima di loro non era capitato agli armeni? E con quanto sprezzo
razzista è avvenuta l’espansione europea a partire dal XV secolo? E come non ricordare le stragi compiute da santa romana chiesa? E andando ancor più indietro nella storia?
martedì 27 gennaio 2015
Nessuno è veramente interessato a sollevare pietre ...
In
attesa dell’apertura ufficiale delle presidenziadi, parliamo d’altro, cioè
della guerra e delle sue vittime.
Le
vittime del secondo conflitto mondiale furono oltre 50milioni (e altrettanti
furono i feriti), delle quali grossomodo circa la metà furono civili. Nella
Giornata della Memoria sarebbe opportuno ricordare tutte le vittime civili,
anche se la vicenda delle vittime deportate e decedute nei lager richiama com’è
ovvio un maggior pathos e una maggior riflessione su quanto accaduto.
"Altre Perdite"
Come
ho detto più volte, a me piace la televisione. In famiglia sostengono che se
fosse per me il telecomando avrebbe solo tre pulsanti, inclusi quelli on/off e
audio. Non è vero, a volte sbircio anche un altro paio di canali se c’è
qualcosa d’interesse. Nella settimana in cui si celebra la Giornata della
memoria seleziono con maggior cura. Spesso spengo. Non perché non sia doveroso
ricordare, ci mancherebbe. M’infastidisce la retorica, il pressappochismo, la
volgare falsificazione.
Ieri,
per esempio, un documentario su Raistoria sosteneva che per 40anni s’è taciuto
un orribile segreto: l’armata rossa avrebbe utilizzato un ex lager tedesco come
campo di raccolta di profughi di ogni genere e nazionalità. Ne sarebbero morti
circa 12mila di malattia e di stenti. Clamoroso, davvero.
lunedì 26 gennaio 2015
L’inquietudine
L’inquietudine
agita l’Europa. Oltre 120 milioni di poveri sono un motivo sufficiente. Le
condizioni generali che per alcuni decenni hanno permesso ai paesi
capitalisticamente più avanzati un welfare diffuso, stante anche il saccheggio
degli altri paesi, non ci sono più e non si riproporranno.
Quale
rimedio? C’è chi suona la campana per più tasse ai ricchi e distribuzione delle
elemosine, e tuttavia una maggiore equità, pur necessaria, non rimuoverebbe una
sola delle cause del disastro. L’altra campana rintocca la solfa sulle riforme,
quelle che negli ultimi decenni sono servite a impinguare il grande esproprio.
La
borghesia sa bene che non è possibile operare alcun reale mutamento dell’ordine
vigente senza che tutto vada all’aria. Non c’è riforma che tenga, i “rivoluziobari” delle promesse sono solo delle
macchiette. Lord Castlereagh, ministro degli esteri inglese, nel 1815 poteva
assicurare che i rivoluzionari di quel tipo “non sono mai meno temibili di
quando sono al governo, mescolati agli altri” (*).
Alla
base di tutto c’è un’antinomia logica che perfino i borghesi non stupidi
conoscono molto bene (all’argomento ho dedicato centinaia di post in questo
blog, perciò non voglio ripetermi), dunque sono ben contenti che si facciano
avanti di questi riformatori, i quali sono come dei fisici incapaci di misurare
con esattezza posizione e velocità dell’elettrone e che perciò tentano con
tutte le forze di fermarlo.
(*)
Charles Kingsley Webster, The Foreign
Policy of Castlereagh, vol. II, p. 547 (Appendice).
L'accoppiata
Chi è Panos Kammenos, alleato del
nuovo premier Alexis Tsipras? Qui in wikipedia in italiano, e qui in inglese. Ora
leggete chi è Panos Kammenos in greco. Insomma, l’uomo giusto per combattere la
corruzione e per tante altre cose.
domenica 25 gennaio 2015
No, non si tratta del formaggio di fossa
I lavoratori gridano per avere il pane
I commercianti gridano per avere i mercati
Il disoccupato ha fatto la fame.
Ora fa la fame chi lavora.
Le mani che erano ferme tornano a muoversi:
torniscono granate.
Eugenio Scalfari nel suo odierno editoriale cita
questa poesia di Bertold Brecht. Allora Scalfari legge Brecht? Questa gente non
legge veramente nulla, credetemi, salvo i risvolti di copertina, recensioni e
prefazioni. Questo stralcio di una poesia di Brecht è riprodotto in copertina
all’edizione einaudiana uscita due settimane fa e che ha per titolo Poesie politiche. Oltretutto Scalfari, nel suo commento,
sembra non cogliere il senso esatto della strofa. Meglio sorridere su queste
cose.
M’interessa di più cosa ammette Scalfari oggi
anzitutto in riferimento al famigerato Jobs Act e più in generale sulla
politica economica di questo governo a capo del quale siede una persona non
solo troppo giovane, ma soprattutto molto ignorante perché possa anche solo
cogliere la dimensione reale dei problemi.
“Quelli che portano all’abisso la nazione /”, si legge
nel Breviario tedesco di B.B., “affermano che governare è troppo difficile /
per l’uomo qualsiasi”. Con Renzi siamo in presenza dell’uomo qualsiasi ma nella
versione del paradosso.
sabato 24 gennaio 2015
Tsipras, il “serial killer”, l’alter ego ellenico di Renzi
Poiché disponibile solo in
abbonamento, riporto integralmente in nota alla fine del post alcuni stralci da un articolo del Financial Times, noto giornale di orientamento bolscevico, in cui Alekos Alavanos, predecessore di Tsipras a capo di Syriza, traccia un ritrattino del Renzi greco (*).
*
Dopo cinque anni di brutali misure
di austerità dettate dell’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale,
la Grecia ha toccato il fondo economicamente e socialmente. I partiti
tradizionali sono così detestati (eufemismo) che Syriza, una coalizione della
cosiddetta sinistra radicale (Synaspismós),
ha la possibilità di vincere le elezioni e prendere la direzione del governo. Come
Berlusconi, Alexis Tsipras ha promesso che abolirà l’Imu greca, che lì si
chiama Enfia. La vittoria elettorale di Syriza avrà un impatto soprattutto sui media,
ma per la gente che lavora (se ha un lavoro) un governo Syriza non
rappresenterebbe un modo per uscire dalla crisi; al contrario, rappresenterebbe
l’ennesimo inganno.
venerdì 23 gennaio 2015
Il miracolo dello zero virgola
Leggo sul Corriere di oggi la seguente dichiarazione del ministro Padoan, tra
l’altro uomo molto papabile per il
Quirinale: “Ora le famiglie possono cominciare a spendere”. Il riferimento è al
QE della Bce annunciato ieri nei suoi numeri reali. Chissà perché chi guadagna
1.200-1.500 euro al mese avrebbe finora dimostrato scarsa propensione (la
chiamano così) al consumo. Invece chi guadagna di più e anche molto di più non
farà aumentare di molto i consumi, specie quelli di base. Quanto latte, pasta, verdure,
automobili, televisori, frigoriferi volete che consumino le famiglie
benestanti? Fatto salvo l’abbigliamento e poco altro, i beni di lusso l’Italia
deve importarli, soprattutto auto, cosmetica e prodotti di alta tecnologia.
A guadagnarci saranno i soliti che potranno arricchirsi ancora di più. Innanzitutto chi esporta nelle aree extra euro poiché le merci europee costeranno meno, quindi i tedeschi primi fra tutti. Questo è un dato di fatto, non una considerazione. Per i poveracci non cambierà assolutamente nulla stante il fatto che gli aumenti di produzione riusciranno forse ad alzare l’occupazione in alcuni settori ma la tendenza resterà comunque quella del calo della domanda posto l’aumento dello sfruttamento e l’innovazione tecnologia che sostituisce sempre più forza-lavoro. Insomma, aspettiamoci qualche zero virgola qualcosa che farà immancabilmente gridare al miracolo, nulla di più. Il sistema è alla frutta, secca.
giovedì 22 gennaio 2015
Presidente
La crisi della rappresentanza è nella
fine delle ideologie, delle appartenenze, e ciò è il segno che la società
stessa è cambiata, nello stravolgimento dei suoi riferimenti e nell’idea che
noi abbiamo di essa. Ciò nonostante è innegabile che le nostre condizioni di
vita poggino su concreti rapporti sociali che non sono cambiati, prova ne sia
quando cerchiamo un lavoro e quando lo perdiamo. E però a cambiare è stata la
nostra concezione di tali infrangibili rapporti. Il salariato non crede più in una
società di uguaglianza e di solidarietà, ma in quella del consumo e più ancora nei
modelli del lusso, vero o fasullo. Il suo orizzonte è a due passi, concreto e
immediato, gli sorride dalle vetrine della boutique e lo solletica da quelle
del concessionario. Troppo potente è l’arma della lusinga, inestinguibile il
desiderio alienato, lo sanno bene i pubblicitari e i padroni per i quali
lavorano.
*
mercoledì 21 gennaio 2015
Quando un cammello è un cavallo
Con le cosiddette primarie
s’intendeva selezionare i quadri e la dirigenza del Partito democratico. A
cominciare dal segretario del partito. A votare per i candidati ci può andare
chiunque, come dimostra quanto è avvenuto, da ultimo, anche per i candidati alle
regionali della Liguria. In pratica è come se alle riunioni di un condominio
avessero diritto di voto anche i condomini di altri stabili.
Alle ultime primarie per
l’elezione del segretario del partito ha vinto il sindaco di Firenze, il quale
s’è dimesso dalla carica cittadina per ricoprire quella di partito. Sennonché
come segretario del partito di maggioranza ha fatto cadere il governo in
carica a guida Pd, e ha
ottenuto a sua volta l’incarico dal presidente della repubblica di formare un
nuovo governo. Insomma, cose che si vedevano nella vecchia Democrazia
cristiana.
Renzi ha usato il discredito del
vecchio gruppo dirigente come arma, le primarie come mezzo, e il complotto come
base (*).
“Oggi voglio venirti a tergo"
Ieri sera ho fatta un’eccezione,
ho seguito il dibattito sul tema dell’euro e dell’immigrazione tra il signor
D’Alema e madame Le Pen. Poi, prima dell’arrivo in video della ministra Pinotti,
ho spento per poter leggere la recensione, sul Domenicale, al libro che raccoglie la corrispondenza tra Federico
De Roberto ed Ernesta Valle (*).
Per De Roberto ho avuta una
passione in gioventù, tanto da aver letto, credo, tutto ciò che ha scritto e
che ora è raccolto in un volume dei Meridiani, salvo appunto la corrispondenza
con la sua amante Ernesta (che Federico chiama Renata, maritata all’avvocato
messinese Guido Ribera), con la quale intrattenne una relazione, un’ardente storia d’amore, durata
intensa per oltre sei anni: 1897-1903. Gli incontri avvengono a Milano,
capitale dei poteri mediatici, industriali e finanziari nonché di salotti
culturali.
martedì 20 gennaio 2015
Neppure Dio
Il post che segue tratta di un tema dell’economia con semplicità
elementare, perciò è rivolto specialmente a quelli che affermano,
schermendosi, di comprendere poco o nulla di tale materia (e come facciano ad
occuparsi di tutto il resto un po’, per me resta un mistero).
*
In questi giorni si parla molto
della distribuzione della ricchezza nel mondo, spesso accompagnando i dati con
considerazioni etiche, come potrebbe un Ratzinger, e moralistiche, come fa
Bergoglio. La “spirale della disuguaglianza perpetua” la chiama quel bel tomo
che risponde al nome di Piketty, ed Obama prende per buona l’”utopia utile”
pikettiana per proporre maggiori imposte sulla ricchezza come leva
dell’imperialismo per regolare il “capitalismo patrimoniale globalizzato”, in
realtà per ridurre il fardello dei suoi rentier nella competizione mondiale
(leggi Cina, anzitutto).
Ciò che invece m’interessa è un
altro aspetto di questa disuguaglianza, la quale oggi appare più abnorme che un tempo (*).
Secondo il Credit Suisse, la ricchezza privata nel mondo viene calcolata in 262
trilioni di dollari, vale a dire, facendo una media, 56mila dollari per adulto,
con un aumento tra il 2013 e l’anno scorso dell’8,3 per cento. E ciò nonostante
la crisi, o forse anche grazie ad essa.
lunedì 19 gennaio 2015
Kabuki
La strategia è quella di sempre,
del carciofo e del dito puntato alla Luna. Quella della gradualità, che rende
accettabile una misura inaccettabile mediante una sua applicazione graduale, foglia
dopo foglia, e, in parallelo, quella della distrazione, che consiste nel
deviare l’attenzione dai problemi importanti e dai cambiamenti che incidono
profondamente nella vita di ognuno.
È la strategia che ha portato
dapprima alla famigerata riforma Fornero. Una riforma che andava fatta, ma per
eliminare i privilegi non per bastonare chi ha lavorato oltre 40anni. Per usare
parole gentili possiamo dire che è un prodotto difettoso, con effetti iniqui e
distorsivi, che lascia intatti molti privilegi e penalizza le pensioni di chi
ha sgobbato per davvero.
Nel vuoto
Questo è un paese che non ha mai
veramente creduto in quella che chiamiamo politica, poiché sa bene che è un
gioco truccato. E dunque l’unica domanda schietta e razionale che si dovrebbe
porre è: che cosa difendiamo, e contro che cosa lo difendiamo?
Eppure c’è da credere che tra non
molti giorni riuscirà, se non proprio ad entusiasmarsi, quantomeno a dividersi
in accalorate fazioni. In questo modo, ancora una volta, ci faremo fottere. Con
un vecchio trucco, lo stesso utilizzato per ogni tipo di elezione: se esce testa
vincono loro; se esce croce perdiamo noi.
*
domenica 18 gennaio 2015
La crociata imperialista
Se andiamo a vedere chi sono le
persone che lavorano facendo i braccianti in agricoltura, non solo in Italia,
ma anche in Francia, Spagna e altrove, se entriamo nei mercati generali, nelle
cucine dei ristoranti, nei cantieri edili, nelle fabbriche d’automobili, ebbene
chi svolge i lavori di manovalanza sono gli immigrati, di prima o di seconda
generazione, i quali provengono prevalentemente dall’Africa e dall’Asia. Ecco
chi sono dunque innanzitutto gli immigrati: forza-lavoro,
spesso nei gradini più bassi della scala sociale. Pertanto, prima di iniziare
qualsiasi tipo di discorso che abbia per tema gli immigrati, sarà bene aver
presente quale ruolo essi occupano nella divisione
sociale del lavoro in Europa.
Come un tempo s'usavano gli anarchici per creare un certo clima sociale, oggi si usano i terroristi islamici. Non conosceremo mai i dettagli.
Come un tempo s'usavano gli anarchici per creare un certo clima sociale, oggi si usano i terroristi islamici. Non conosceremo mai i dettagli.
*
sabato 17 gennaio 2015
In mezzo alla nebbia
Dice Ferrara Giuliano:
Questi sono eserciti! Ma ancora non l'avete capito? Ma che cazzo dite
'terroristi'! Questo non è terrorismo, questa è guerra santa islamica contro
l’Occidente cristiano e giudaico! E se negate questa cosa siete un branco di
coglioni!
Da Ferrara, da un ex manovale della Cia, da un egocentrico che le deve sparare grosse per paura d’essere ignorato, non ci si può aspettare che queste similitudini. È un tipo che rigetta le obiezioni non perché non ne comprenda la fondatezza, ma perché le disprezza.
L’Iraq, la Libia, la Siria,
eccetera, chi li ha destabilizzati? Chi ha alimentato, almeno in origine ma
sappiamo anche dopo, le bande di fanatici islamici? Come negli scacchi, la
prima mossa d’apertura può determinare l’esito della partita. Una partita che
comunque ora va giocata, su questo ha facilmente ragione Ferrara, ma fosse per lui manderebbe all’aria la
scacchiera invece di riposizionare i pezzi.
Siamo passeggeri di un mondo che
procede in mezzo alla nebbia, con percezioni diverse e sulle quali ognuno giura !
*
Povere ragazze, in fondo mi fanno
pena, molto meno i loro genitori. Per quanto riguarda il riscatto, dire a dei
levantini di non contrattare è come imporre a dei pesci di non nuotare.
*
Dagospia da agenzia di pissi pissi, provocazioni e rassegna stampa, sta diventando sempre più un
sito di pseudo sessuologia clinica di gente disperata.
venerdì 16 gennaio 2015
Umano troppo umano
Ricevo da un lettore, Marcello, che ringrazio:
*
Tra un prete e un ateo sur fanatismo religioso
- "Da prete dico che me sò stufato
de stà a sentì accusà la religione
pè via de quarche stupido esartato
che sbrocca e ammazza un fracco de persone!
A Dio gne serve er terrorista armato
o er boia cò la sciabola e er barbone,
e invece viene strumentalizzato
pè dà a le stragi giustificazione...".
- "Ah Don Ignà, permette dù postille?
Ognuno intenne dio un po' come vole:
c'è chi je serve a arzà l'otto per mille
e c'è chi in nome suo fa er tajagole;
chissà si è peggio un ladro o un imbecille...
Comunque, lascio a voi 'ste commediole
'sto spreco de parole,
ché come nonno mio diceva spesso
dio è umano tanto quanto l'omo stesso".
La superstizione universale
Comprendo come molti dei cosiddetti
laici guardino a Bergoglio con umana simpatia, per quel suo fare accattivante,
il sorriso bonario, le frasi semplici e i ragionamenti semplicistici, per il
suo essere parroco di villaggio del buon tempo antico. E perché passa per
essere il castigamatti della sua curia, cioè del suo governo, del suo entourage
e dalla sua cancelleria. Poi i media pensano al resto, a fare in modo di
tenerci occupati con una quantità crescente di cose di nessuna importanza. Infine,
Bergoglio, come i suoi predecessori, non avrà difficoltà di essere fatto beato
e poi anche santo: un miracolo non si nega ad alcun leader carismatico se ciò
serve al dominio delle false apparenze.
Si dimentica che Bergoglio è un
autocrate a capo dell’unica religione avente un proprio stato, con tutte le
prerogative che ciò comporta, e che egli incarna un potere assoluto e
tutt’altro che democratico. Solo l’ordine assurdo delle cose può trasformare le
parole ridicole di simili personaggi in qualcosa che appaia sensato. Solo
l’inerzia della paura ben rappresentata nello sfacelo spettacolare ci tiene
insieme nello stazzo, nell’assuefazione a barattare la nostra vita per la
sopravvivenza, in cambio degli spiccioli del profitto.
Per quale motivo dovremmo
altrimenti accogliere il suo “invito” a non ridere della religione? Vedo in
questo il richiamo a una solidarietà tra teocrati, con e senza barba, e nel
pugno alzato a difesa della propria “mamma”, l’allegoria che Malvino con
chiarezza ha saputo ben rilevare nel suo reale significato. In termini di
violenza dove cogliere la differenza tra chi ti prende a pugni perché hai riso
della sua ridicola religione intrisa di imposizioni e di violenza, non potendo
per ragioni di circostanza fare altro, e chi ti taglia la gola perché è nella
situazione che gli consente di farlo?
Solo un pensiero castratorio può porre limiti al riso, all’irriverenza, allo sberleffo, all’insulto dissacratorio, all’offesa per la menzogna, alla scoreggia per qualsiasi certezza autorizzata e certificata in Dio, Diavolo, Stato, Rivoluzione, Sinistra e Destra e tutti gli altri cazzo di dogmi con la maiuscola su cui si fonda la superstizione universale instillata fin dall’infanza.
Solo un pensiero castratorio può porre limiti al riso, all’irriverenza, allo sberleffo, all’insulto dissacratorio, all’offesa per la menzogna, alla scoreggia per qualsiasi certezza autorizzata e certificata in Dio, Diavolo, Stato, Rivoluzione, Sinistra e Destra e tutti gli altri cazzo di dogmi con la maiuscola su cui si fonda la superstizione universale instillata fin dall’infanza.
giovedì 15 gennaio 2015
[...]
«Nessun
comunista al Quirinale», ha intimato lo st...atista della Brianza. Venga avanti
qualcuno le cui ambizioni superino le capacità e con una buona riserva di
barzellette riciclate.
Stanze Vaticane, Ritratto di comunista (XXI sec.), particolare.
mercoledì 14 gennaio 2015
Domanda e risposta
Se il liberalismo ha fatto
derivare il significato politico di “cittadino” dal suo status sociale, ossia
dai beni in suo possesso, la democrazia contemporanea ha poi validato
l’universalità di tale condizione in senso giuridico, sebbene, come rilevo
spesso, in modo più formale che sostanziale per quanto riguarda il proletariato. L’orientamento socialdemocratico, nel
dare forza alle istanze sociali, è stato infine fondamentale perché ha fondato
energicamente la democrazia sulla reale qualità dell’umanità e della condizione
del cittadino, anche se non ha potuto superare incagli decisivi per giungere
alla liberazione del proletariato dalla sottomissione capitalistica (*).
È il caso di richiamare l’attenzione
su come gli ideali socialisti, pur con tutte le distorsioni che inevitabilmente
hanno subito (si pensi allo stalinismo), siano stati essenziali nel processo, e
come essi debbano tornare ad essere vivi se non si vuole ripiombare, come
sembra, in situazioni che sembravano superate e quasi dimenticate. Del resto
nemmeno il liberalismo è rimasto immune da distorsioni, basti pensare alla
concezione manchesteriana (cui ci vorrebbero, mutate le forme, ricondurre) e al
colonialismo, per non dire della non velata condiscendenza con la quale le
democrazie liberali hanno guardato ai fascismi europei, alle dittature latino americane, arabe, ecc..
Una classe dirigente ben contenta
C’è quasi da rimpiangere d’essere
vissuti fino ad oggi per vedere lo sfacelo attuale. Trovo conferma quotidiana
di quanto siano pochi a fare dell’essere e non dell’avere la ragione propria
dell’esistenza. Di quanto sia grande la confusione sull’oggi e il fraintendimento
sul recente passato.
Ieri mattina scambiavo alcune
impressioni con una cassiera che conosco di vista e che lavora in un
supermercato. Le dissi che la vedevo stanca, esausta, provata. Mi raccontava
come da mesi sia sottoposta a turni e orari massacranti, di come le condizioni
di lavoro siano cambiate in pochi anni, di come ormai non esista domenica o
festività in cui non si debba lavorare.
martedì 13 gennaio 2015
Je suis De Gaulle
La libertà di stampa non è il
fondamento della libertà, così come non lo è di per sé la democrazia come forma
politica; e tuttavia le altre libertà, qualunque esse siano, se non si
accompagnano con la libertà di stampa, non fanno ancora libertà.
*
Quanti di noi sono disposti a dire
fino in fondo le cose che pensano? Un tempo questo ruolo apparteneva ai
giullari, ai buffoni di corte. Veniva concessa loro licenza di dire ciò che
agli altri invece sarebbe costato la cabeza.
Oggi questo rischio, il taglio del collo, non c’è più. E allora cosa ci
trattiene? Non c’è rimasta materia sociale per cui valga la pena di spendersi,
oppure si tratta solo di opportunismo e menefreghismo?
*
In questi giorni non ho letto i
giornali, li ho solo sfogliati, di proposito non volevo leggere ipocrisie sulle
vittime di Parigi. Anche il Domenicale
del Sole 24ore l’ho incominciato a
leggere solo stasera. Così apprendo delle cose che non sapevo e, mi si perdoni
la presunzione, che confermano quanto scrivevo ieri: la libertà di stampa,
anche nelle democrazie attuali, è sempre relativa.
Divagazioni misericordiose
La copertina con cui esce C.H.
raffigura il Profeta preferito di Allah in una posa e con parole che non
avrebbe troppi problemi ad essere affissa, dopo ciò che è successo, nella
bacheca di una madrasa pakistana. La lezione è servita, penseranno i misericordiosi
guardiani dell’ortodossia con la barba. Per il resto si susseguono, ancora per
qualche giorno, i richiami alla crociata e le analisi sociologiche.
Dalla Sura II (La Vacca), leggo:
Fate guerra per la causa di Dio, a coloro che vi fanno guerra ma non
siate aggressori: Iddio non ama gli aggressori. Uccideteli dovunque li
incontrate e cacciteli di donde vi hanno cacciati: la sovversione (fitna) è peggio dell’uccisione. […] Combatteteli,
dunque, finché non vi sia più sovversione e il culto sia riservato a Dio.
In nota c’è scritto:
È considerata sovversione da parte dei Pagani della Mecca anche la
guerra fredda a base di propaganda e manovre ostili per disgregare e indebolire
le file dei Fedeli, donde a questi il diritto di combattere e uccidere anche durante
i mesi sacri alla pace (Il Corano,
Utet 1967, pp. 42-43).
Ai preti col turbante ci vuol poco
per fomentare una guerra santa sulla base di testi come questi. La religione è
sempre stata agìta politicamente. Come parte importante dell’ideologia non può
non avere un ruolo politico, e del resto Maometto era anzitutto un riformatore
politico. Se avesse scritto un testo politico nessuno se lo sarebbe filato.
Perciò scrisse un testo religioso e c’era un solo modo per dargli
autorevolezza, la sua fonte doveva essere divina. Lutero invece non ebbe
bisogno di scrivere a sua volta, gli bastò tradurre.
*
lunedì 12 gennaio 2015
Libertà di stampa e lotta di classe
Libertà di pensiero e di stampa è
il diritto di chiunque di dire e pubblicare di tutto, salvo ciò che istiga a
commettere violenze. Il resto spetta poi al buon gusto di chi scrive (e di chi
legge). Così scrive il Condirettore de Il
Fatto quotidiano. Come non essere d’accordo? E se scrivessi con pacate
argomentazioni che il cosiddetto olocausto è una gigantesca esagerazione? Ok,
lasciamo perdere le provocazioni stronze e passiamo ad altro, ma si tratta pur
sempre di un esempio concreto di come il concetto di libertà di stampa sia
sempre soggetto a interpretazioni e restrizioni.
Tendenze e contraddizioni
Il capitale è un rapporto di produzione (capitale costante e capitale
variabile),
un rapporto di classe (borghesia e proletariato),
un rapporto di forza.
Il XXI secolo non è più una
novità, e i primi tre lustri forniscono dati sufficienti per consentire di
individuare, seguendo le costanti storiche di movimento del capitalismo, i
principali processi e tendenze che determineranno la natura e la direzione
degli eventi economici, geopolitici e sociali negli anni a venire. Dev’essere
chiaro che non si tratta di un movimento lineare ma che procede per deviazioni,
rallentamenti e controtendenze. Dunque si tratta di tener conto della “mediana”
risultante dalla continua successione di zig-zag.
Si deve anzitutto rilevare come i
primi quindici anni del secolo abbiano smentito, nel modo più netto, la trionfalistica
dichiarazione con la quale si poneva fine alla storia in seguito alla
dissoluzione dell'Unione Sovietica, e abbiano confutato anche la fola che il
capitalismo possa rappresentare il vertice insuperabile della realizzazione
umana.
domenica 11 gennaio 2015
[...]
Mi aspettavo riprodotte sui più
importanti quotidiani e trasmesse dai TG le famose vignette che sono costate la
vita ai loro autori. Oggi i 45 capi di stato e di governo che sfileranno a
Parigi avranno in mano una copia della rivista? Ipocriti. Vorrei vedere la
reazione dei cosiddetti organi competenti se un vignettista italiano facesse lo
stesso tipo di satira su Napolitano. Ipocrisia al cubo.
Mi ricordo quando i media
discettavano in lungo e in largo sul nuovo ordine mondiale. È dunque questo?
Non si sente un solo mea culpa tra i
responsabili economici e politici di questo disastro. O sono dei grandi
coglioni, oppure ci coglionano alla grande. Senza escludere la terza ipotesi.
Sul Fatto quotidiano, il profilo di Loretta Napoleoni, scritto da sé medesima,
recita: “Sono tra i massimi esperti mondiali di terrorismo”. Esperta di
terrorismo? E chi è, la sorella di Bin Laden?
È solo questione di tempo
Scrive oggi Eugenio Scalfari:
Interrogato venerdì scorso nella trasmissione televisiva della Gruber
sul successore di Napolitano, Matteo Renzi ha risposto che non dirà nulla e si
vieta perfino di pensarci fino a quando le dimissioni di Napolitano non saranno
state effettuate. Ha perfettamente ragione, non spetta al presidente del
Consiglio immaginare candidature fin quando quella carica è ancora ricoperta.
Lo farà a partire dal 15. Ed ha aggiunto che il candidato non sarà né eletto e
neppure indicato esplicitamente fino alla quarta votazione del
"plenum" parlamentare, quando cioè termina la maggioranza qualificata
e comincia quella del 50,1 per cento degli aventi diritto. Tutto giusto e
avveduto.
Questa è la situazione: Matteo
Renzi, al cui nome alcuna elezione legislativa ha
dato mandato, si trova ad essere, per scelta del Quirinale, presidente del
consiglio e colui che s’incarica, ma solo dal 15 di gennaio egli precisa, d’indicare
il nome del nuovo presidente della repubblica, previo accordo sopra e soprattutto
sotto il banco con quell’esemplare di galantuomo che risponde al nome di Silvio
Berlusconi. Renzi è anche segretario di partito, ma questi sono fatti interni e
che però rendono ancora più marcata l’anomalia.
*
sabato 10 gennaio 2015
Il parroco e lo spirito dei tempi
Leggevo un articolo di un parroco,
il quale se la prende con l’uso strumentale e sacrilego che da sempre s’è fatto
del nome di Dio. Dunque non solo i mussulmani, ma anche i cattolici, e gli
ebrei (li aggiungo a mia volta).
Eh no, caro parroco, troppo comodo
da quel pulpito. Non si può rimproverare agli uomini l’uso distorto di Dio,
perché è quello stesso Dio agìto ad arte dalle religioni, ad
immagine e misura, soprattutto per la cura di certi interessi. È, per essere banali e forse
rozzi, quello stesso Dio in nome del quale cattolici e non cattolici, cioè volenti e non volenti, versano il
loro obolo a santa romana chiesa (tanto per dire di un fatto tra gl'altri).
venerdì 9 gennaio 2015
Ma figuriamoci ...
Che cosa possono fare dei
terroristi, armati, braccati da decine di migliaia di poliziotti? Seguendo la
logica più elementare quei terroristi adotteranno la miglior difesa nel modo
più semplice: prendere degli ostaggi. Ogni esperienza di questo tipo lo conferma.
Senza la pressione dell’opinione pubblica, dunque senza la fretta dei
responsabili politici, la faccenda di Parigi si poteva gestire molto meglio e risparmiando
altre vite incolpevoli.
*
Vittima del puritanesimo
Nel gennaio 1944 le armate
tedesche, sebbene molto provate e nonostante la grave sconfitta subita l’anno
prima a Stalingrado, cingevano ancora d’assedio Leningrado e non distavano
molto da Mosca. In quel mese i sovietici lanciarono la più massiccia controffensiva
che in poco più di un anno doveva condurli alla vittoriosa battaglia di
Berlino, dove però subirono altre pesantissime perdite: 80mila morti e oltre
200mila feriti (*).
Un’altra grande offensiva seguì
quella del gennaio 1944, e fu da Stalin denominata Operazione Bagration. Essa fu sferrata il 22 giugno 1944,
anniversario dell’invasione tedesca, con lo scopo di annientare le forze
tedesche del gruppo d'armate Centro schierato in Bielorussia e nella Polonia
orientale, fino alla Vistola e al Niemen.
giovedì 8 gennaio 2015
La cauzione
L’Islam è compatibile con la
democrazia? Questa domanda ho letto stamani. In epoca classica il cristianesimo
era totalmente incompatibile con la concezione generale delle cose, eppure, in
una certa fase storica, fu dichiarato religione ufficiale dell’impero romano
(IV sec.). Bisogna essere molto devoti per credere che ciò dipese anzitutto dal
fascino del racconto della resurrezione di un reo condannato a morte.
L’Islam di Omar Khayyam era quello
di Ruḥollāh Khomeyni? A leggere i versi di Omar non si direbbe. E il
cattolicesimo attuale è il medesimo di Pio IX o XII? Pertanto, prima di
chiedersi se l’Islam sia compatibile con la democrazia, bisognerebbe rispondere
alla domanda: che cosa provoca tali cambiamenti in una stessa religione?
*
Dio muore nel pensiero degli
uomini quando la società, sotto la pressione dei suoi costanti progressi,
spezza le vecchie strutture sociali e si sbarazza della superstizione, dei tabù e dell'intolleranza religiosa. L’universo
dello scambio in cui evolve la merce ha ridotto, per esempio, il cattolicesimo sempre
più a uno spettacolo da operetta. Lo sanno bene i preti che vilipendono l’altrui
edonismo dai pulpiti.
Se non succede per l’Islam, o avviene in forme più blande, è perché la religione in quel contesto sociale e politico svolge ancora
una funzione importante. Ci vuole l’orecchio ostruito di un politico
occidentale, o di un giornalista, per non udire i motivi reali che uniscono i fedeli
islamici nel continuare a pagare la loro cauzione ad Allah.
C'est ça, la différence!
Ieri sera, ascoltando la
trasmissione Otto e mezzo,
precisamente l’editoriale di Paolo Pagliaro, ossia il solo momento interessante
della puntata, ho appreso che tra le vittime della strage di Parigi c’è Bernard Maris, autore di due libri tradotti anche in italiano: Antimanuale di economia e Lettera
aperta ai guru dell’economia che ci prendono per imbecilli. Sicuramente in
questi due libri non si scoprirà nulla di nuovo, ma sarà ad ogni modo utile che
me li legga.
Secondo la sintesi di Pagliaro,
il povero Maris accusa Friedman e Modigliani, Nobel per l’economia, di essere: “incompetenti in malafede, incapaci di
vedere che non esiste teoria del liberalismo, dell’efficienza e della
concorrenza, parole che sono solo ideologia e utopia totalitaria”. Inoltre
sostiene che “tutto il neoliberismo si riduce all’esortazione: siate egoisti e
tutto andrà bene”.
mercoledì 7 gennaio 2015
Prendere posizione?
Per ogni sua iniziativa, per ogni atto
ostile, l’occidente ha sempre pronta una giustificazione morale. I fanatici
islamici, dal canto loro, hanno sempre pronto un versetto coranico. Prendere
posizione sulla validità delle loro soluzioni?
*
A Vienna, nella prima settimana di
gennaio del 1815, era in corso già da circa un anno il famoso congresso. Ciò
che solo tre mesi prima sarebbe parso paradossale, in quei giorni diventava
realtà. Si stabiliva un’alleanza tra l’Austria, l’Inghilterra e … la Francia!
Sui banchi di scuola immaginavamo quel congresso come una serie quasi ininterrotta
di sedute ufficiali tra gli esponenti delle potenze attorno a grandi tavoli
ingombri di carte e di mappe. E invece non vi fu alcuna adunata di cinici e
scaltri plenipotenziari per tutta la durata del congresso, salvo il 9 giugno
1815 in cui si tenne l’unica riunione ufficiale e conclusiva del congresso.
Tutto si svolse tra le quinte, in un’esplosione di feste, banchetti,
spettacoli, ricevimenti e gran balli, con spese che anche per quell’epoca
parvero folli e insostenibili.
I proletari d’Europa dapprima si
erano scannati sui campi di battaglia in nome di ideali a cui corrispondevano
prevalentemente interessi altrui, e poi avevano pagato le spese per degli
accordi di pace in cui essi erano spesso solo merce di scambio.
martedì 6 gennaio 2015
The Butler
Ieri ho visto il film The Butler (*). Come dice il titolo,
racconta di un maggiordomo, e nel farlo rappresenta alcuni aspetti della
segregazione razziale negli Stati Uniti d’America nel ‘900. Il film esprime il
punto di vista del regista e sceneggiatore, Lee Louis Daniels, il quale fa dire
al protagonista una cosa di una certa forza a proposito dei campi di
concentramento: gli americani dovrebbero ricordare quelli che per duecento anni
sono esistiti in casa loro. Poi sono arrivati i diritti civili e l’uomo nero
divenne presidente.
La Fiat col truck
La Fca supera due milioni di
vendite negli Usa: miglior anno dal 2006. Così titola Repubblica. Per il marchi Fiat miglior anno dal ritorno del 2011, “la
casa automobilistica dell'asse Torino-Detroit ha superato 2 milioni di auto vendute negli Stati Uniti nel
corso dell'anno scorso, registrando una crescita del 16% sul 2013 e chiudendo
in bellezza con il +20% di dicembre”. Grande manager quel Marchionne, se solo
la Fiom gli desse retta chissà che ti combinerebbe qui da noi. Perché non eleggerlo per il Quirinale?
Ma poi se vai a leggere bene,
scopri che “scomponendo il dato annuo complessivo di Fca Us (+16%) si vede come
sia il comparto "truck" a trainare (+28%) rispetto a quello
"auto" (-11%)”. Cazzo sarà questo truck? Il truck è il trucco, vale a
dire che si tratta di Ram-Trucks (ex Truck Dodge), ossia il marchio del gruppo Chrysler che produce quei giganteschi furgoni e fuoristrada
che chiamano pickup, oppure le Jeep, e che si sarebbero comunque venduti anche
senza la Fiat e la bacchetta magica di Marchionne.
Iscriviti a:
Post (Atom)