lunedì 26 maggio 2014

Perfino Mastella avrebbe fatto meglio


Chi segue questo blog da un po’ di tempo sa bene quante volte ho ribadito che le rivoluzioni non si fanno in parlamento. In quella sede si fanno le riforme, perciò scrissi più volte, testualmente, che Grillo aveva perso un’occasione storica rifiutando e non cercando un accordo con il Pd. Pensava forse di vincere queste elezioni dopo aver spaventato pensionati, pubblico impiego e “garantiti”?

Non serve aver letto Sun Tzu o aver frequentato i felpati ambienti dell’Aspen Institute, bastava avesse assunto come consulenti politici ed elettorali, fin dall’anno scorso, i vecchi Di Mita o Cirino Pomicino, oppure perfino Mastella, oggi Grillo non avrebbe perso 2,5 milioni di voti dopo averne messo 8,5 in frigorifero per 14 mesi. Sarebbe al governo, avrebbe eletto un nuovo presidente della repubblica, fatto una legge elettorale meno pazzesca di quella cassata dalla Consulta, cambiato delle “cose” da rivendicare come merito proprio, fatto fare tirocinio ai suoi con i bottoni della famosa stanza.


Il successo elettorale di Renzi sta tutto negli errori strategici e tattici di Grillo, il quale ha confuso la strategia con lo stratagemma e la “rete” con la democrazia. Le rivoluzioni si fanno con le armi (roba da esperti, non da ragionieri), mentre in “transatlantico” si possono stabilire dei compromessi tra le parti, da tradire e rinegoziare il giorno dopo. Egli, peraltro, è convinto che una proposta di legge, piovuta dall’alto, possa passare o essere respinta con un clic del mouse. Questa non è democrazia, è una cazzata.

Come già scrissi, Grillo ha mancato di realtà politica e troppo tardi se n’è accorto, cosa paradossale per un uomo di spettacolo scafato come lui. Se avesse abbandonato l’utopia e perseguito un approccio pragmatico, avrebbe perso qualche frangia estrema, ma guadagnato altri consensi più moderati (e solo Dio sa quanto siano moderati gli italiani). Se non avesse disdegnato i media (Casaleggio si metta in testa che non è nella posizione intellettuale e culturale di Guy Debord) e li avesse assecondati, non si sarebbe trovato con le braghe in mano a compiacere l’ego di Vespa.

Quanto a Renzi, egli è uno che ha imparato la lezione pur non avendo letto Debord (altri per lui l’hanno fatto), sa intuitivamente che la politica-spettacolo è la vera dimensione del maneggio politico, perciò lancia l’osso alla pubblica opinione e poi segue per la sua strada. La sua fortuna politica dipenderà, più che dagli agguati interni che gli tenderanno certi ambienti del suo partito, dalla capacità della destra politica di darsi una leadership, di mandare finalmente a casa il vecchio porco, di trovare un proprio showman da contrapporre alla “sinistra”.

Di là di queste considerazioni di carattere locale e tutto sommato marginali, sta il quadro internazionale della disputa, della crisi, di ciò che all’improvviso, ma non come cosa imprevedibile, potrà succedere di qui alla prossima primavera, in ogni momento.



9 commenti:

  1. Prima regola, non sottovalutare mai le 'beghe' interne (Civati e company sono moschini sulla cravatta, c'è ben altro). Intanto deve ultimare le nomine,chi,dove piazzare e da chi. Poi ci sono i direttori generali. Poi la Finanza (non c'è nessun potere forte o debole o i vari complotti : c'è il Potere e basta) Poi c'è Palazzo Giustiniani. ..... In tutto ciò la quintessenza dell'ecologia, prima di rottamare don Matteo attento!
    Ognuno peraltro ha le sue fisime, io le mie, se molla Giorgio arriva Romano. Vedremo.

    PS Mastella sta a Pomicino come don Abbondio sta a Mazarino.
    Non possiamo essere invecchiati invano per commettere errori nel
    casting. Pazienza il Beppe, lui è ancora giovane.

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  2. Pur rifiutandomi di votare, sono stato al seggio come scrutatore. Nel cuore elettorale del PD. Lo spettacolo di una marea di anziani, molti dei quali non benestanti, non pochi così vecchi che tirano la vita coi denti, che dopo una vita passata a votare PCI e Democrazia Cristiana ora votano PD qualunque cosa accada e facessero pure segretario un cavallo è stato molto istruttivo.

    L'astensionismo al 42% sarebbe un buon segno - del tutto insufficiente, certo, se si pensa che altrove in Europa neanche un astensionismo al 60% (fosse anche al 99%, se è per quello) schioda i vecchi e nuovi banditi dalle loro poltrone.

    Sarebbe un buon segno se non sapessimo che alle politiche il dato calerà nettamente. Nessun gregge è tanto gregge come quello italiano. Il fattore psico-etnologico, o etno-psichiatrico, in Italia è determinante.

    Per il resto l'analisi di Olympe, al solito, è perfetta.

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  3. Sono così moderati gli italiani?
    Curiosità: ma quali sono gli altri europei che distinguendosi dagli italiani non hanno il "vizio" di essere moderati?

    XXX

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    1. L'Italia è l'unico paese ad essere alleate della Germania contro il resto d'Europa. Ricorsi storici.
      L'Italia soffre di fondamentalismo moderato.
      UK e Francia guidano un plotone di paesi in cui il populismo nazionalista avanza. E valli a chiamare moderati
      In Portogallo e Spagna le sinistre radicali avanzano.
      L'astensione dilaga. E valli a chiamare moderati
      In Grecia una sinistra socialdemocratica, ma non i socialisti, primo partito, kke al 6,5,
      L'Italia con la % più bassa d'astensione, ma soprattutto è il gregge d'indole moderata pure nel segreto dell'urna.

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  4. Certo che la disponibilità umana nel nostro paese è a dir poco mortificante, e alla fine si sublima tutta in un gregge indistinto : giovani amebe 'informaticamente' devastate e vecchi poveri e irrimediabilmente rincoglioniti, con l'indirizzo di casa appuntato sulla giacca, non si sa mai.
    Rimangono ,e ci contiamo, solo pochi giovani o maturi, tutti fisicamente integri, sufficientemente istruiti e ideologicamente orientati - ovvio dalla parte giusta -

    Sono perfettamente d'accordo: quella gente che fatica a distinguere le specie animali e plagiata da tessere obsolete, prima si toglie dalle palle meglio è.

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  5. Chiunque avesse indovinato la mossa di dare 80 € al mese, già da subito a maggio, avrebbe preso il 41%. Ed all'annuncio ufficiale (già largamente anticipato) di darli anche a disoccupati e pensionati ... prenderà il 50 e passa %'. E ti dico di più. Se a Natale annuncia panettone e spumante per tutti, una bonus card di 50 €, struffoli e pastiera, la colomba a Pasqua, lo sconto alla cassa, la dentiera, la pensione a 800 € .... beh insomma ... prenderà la corona da re. Ed i vecchietti, dai letti delle case di riposo, si alzeranno con ritrovata vigoria per recarsi alle urne a votare.
    Il popolo aspettava il suo re. E l'ha trovato.
    Ciao cara.

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  6. Il limite di Grillo è stato quello di seguire lo stesso schema delle elezioni politiche: "O noi o loro... Tutti a casa", "Noi siamo il nuovo, voi siete vecchi". Il problema è che stavolta davanti non aveva appunto il vecchio ceto politico ex Pci/pds/ds ma Renzi, cioè qualcosa di diverso e di molto ma molto più pericoloso meno prevedibile di Bersani.

    In più Renzi è cresciuto culturalmente a 2 scuole: quella della dc e quella della tv commerciale berlusconiana di cui sa usare linguaggio e di cui conosce le regole. In più ha messo sul piatto il carico da briscola degli 80 euro. Per cui ecco passare da un parte all'altra 2 milioni di voti.

    In più ha sbagliato toni e linguaggio, ha sopravvalutato l'impatto degli ultimi scandali- gli arresti per expo, Carige...- e poi con la storia dei processi popolari in rete ha spaventato e fatto scappare elettori, ha perso credibilità cortocircuitando i ruoli tra politico e showman. In tanti avranno pensato" Bella trovata per il suo spettacolo il plastico e i processi, stavolta però meglio mettersi in saccoccia 80 sacchi e risparmiare i soldi del biglietto"

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    1. Bel commento.
      Renzi ha portato a compimento una trasformazione antropologica del partito(ormai i più onesti intellettualmente e spesso giovani tra i piddini lo riconoscono). Se il ragazzo voleva entrare nella Storia ci è già entrato. Vediamo come ne uscirà, io intanto compro popcorn

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