Di Bersani si può, a ragione, pensare male, ma non si
può dire che sia un clown come Renzi. Il suo più grave torto recente – dal
punto di vista dei suoi più severi critici borghesi di “sinistra” – è quello di
aver appoggiato il putsch che ha portato al potere Monti Mario, un uomo
intellettualmente mediocre e culturalmente fanatico che ci sta regalando una
recessione paurosa e una disoccupazione da record (sarà anche peggio nel 2013).
Vinte le elezioni con un anno di ritardo, ossia dopo
altri disastri sociali ed economici, Bersani non potrà formare un governo senza
l’appoggio dell’ineffabile Casini. Il fatto che ora Bersani affermi solennemente
che sui diritti civili non cederà ai clericali, è una balla alla quale nemmeno
lui può credere, intanto perché in casa coabita con la feccia cattolica e poi per
il semplice motivo che se vuol governare deve mettersi in ginocchio e dirigere
le proprie preghiere oltretevere. In sæcula
sæculorum.
Altra questione dirimente sempre riferita ai sæcula e che riguarda il nostro mitico
paese, come del resto in genere tutti i paesi meridionali, è quella di non
avere una classe dirigente luterana o calvinista con un minimo di senso dello
Stato. Abbiamo a che fare invece con una classe dirigente “tra le più premoderne, violente e predatrici della storia
occidentale, la cui criminalità si è
estrinsecata nel corso dei secoli in tre forme: lo stragismo e
l’omicidio politico, la corruzione sistemica e la mafia”.
Pertanto il potere – questo potere
– non può risolvere nessuno dei cosiddetti problemi gravissimi del paese, poiché
non possiamo aspettarci che sia esso stesso a mettersi in questione. È questa una verità che non può essere ufficialmente
pronunciata perché pericolosa e perché implica una conseguenza elementare.
Una conseguenza così elementare che migliaia di operai dell’Ilva e dell’Alcoa e
di altre decine di realtà, non hanno preso in considerazione. Una conseguenza elementare che milioni di
giovani proletari disertano per paura e in cambio di cosa?
La classe politica putrefatta che noi oggi ci troviamo di
fronte è il prodotto di un sistema economico criminale nel momento storico
della sua crisi più grave. Tutti i vaneggiamenti sulle primarie, le elezioni,
il nuovo governo, i programmi, tutte le chiacchiere mediatiche,
servono solo a distrarci dalla conseguenza elementare.
Anche la critica più critica sembra soddisfatta solo di se stessa, cioè del
nulla, ossia di farsi riconoscere nello spettacolo mediatico. Sapevatelo.