venerdì 30 novembre 2012

Sapevatelo



Di Bersani si può, a ragione, pensare male, ma non si può dire che sia un clown come Renzi. Il suo più grave torto recente – dal punto di vista dei suoi più severi critici borghesi di “sinistra” – è quello di aver appoggiato il putsch che ha portato al potere Monti Mario, un uomo intellettualmente mediocre e culturalmente fanatico che ci sta regalando una recessione paurosa e una disoccupazione da record (sarà anche peggio nel 2013).

Vinte le elezioni con un anno di ritardo, ossia dopo altri disastri sociali ed economici, Bersani non potrà formare un governo senza l’appoggio dell’ineffabile Casini. Il fatto che ora Bersani affermi solennemente che sui diritti civili non cederà ai clericali, è una balla alla quale nemmeno lui può credere, intanto perché in casa coabita con la feccia cattolica e poi per il semplice motivo che se vuol governare deve mettersi in ginocchio e dirigere le proprie preghiere oltretevere. In sæcula sæculorum.

Altra questione dirimente sempre riferita ai sæcula e che riguarda il nostro mitico paese, come del resto in genere tutti i paesi meridionali, è quella di non avere una classe dirigente luterana o calvinista con un minimo di senso dello Stato. Abbiamo a che fare invece con una classe dirigente “tra le più premoderne, violente e predatrici della storia occidentale, la cui criminalità si è estrinsecata nel corso dei secoli in tre forme: lo stragismo e l’omicidio politico, la corruzione sistemica e la mafia”.

Pertanto il potere – questo potere – non può risolvere nessuno dei cosiddetti problemi gravissimi del paese, poiché non possiamo aspettarci che sia esso stesso a mettersi in questione. È questa una verità che non può essere ufficialmente pronunciata perché pericolosa e perché implica una conseguenza elementare. Una conseguenza così elementare che migliaia di operai dell’Ilva e dell’Alcoa e di altre decine di realtà, non hanno preso in considerazione. Una conseguenza elementare che milioni di giovani proletari disertano per paura e in cambio di cosa?

La classe politica putrefatta che noi oggi ci troviamo di fronte è il prodotto di un sistema economico criminale nel momento storico della sua crisi più grave. Tutti i vaneggiamenti sulle primarie, le elezioni, il nuovo governo, i programmi, tutte le chiacchiere mediatiche, servono solo a distrarci dalla conseguenza elementare. Anche la critica più critica sembra soddisfatta solo di se stessa, cioè del nulla, ossia di farsi riconoscere nello spettacolo mediatico. Sapevatelo.

Grave irregolarità contabile



Mentre il Matteo nazionale fa il mattatore in tv, la Corte dei Conti, con una sentenza di tre giorni fa, si occupa del comune di Firenze denunciando «gravi irregolarità» nella gestione del comune guidato da Matteo, il quale «ha gravemente violato il patto di stabilità interno» e che perciò permane «uno stato di precarietà finanziaria». Per quanto riguarda la spesa per il personale, per esempio, «è stato rilevato un ammontare della previsione di spesa nel 2012 non conforme al limite previsto. In particolare l'importo totale della spesa prevista nel bilancio 2012 per le tipologie contrattuali risulta superiore al 50% dell'importo totale della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009 (o triennio 2007/2009) (120,26%).

Tale situazione, rileva la Corte dei Conti, «risulta aggravata dalla previsione nell'anno 2012 di nuove assunzioni di personale, rinnovi, proroghe dei contratti a tempo determinato. Ciò costituisce una grave irregolarità contabile in quanto in contrasto con la normativa e con i principi generali ai fini del coordinamento della finanza pubblica».

Per quanto riguarda «gli equilibri di bilancio», i magistrati contabili rilevano tra l’altro «che per la realizzazione degli equilibri interni di bilancio, risultano adottate modalità contabilmente non corrette e non consentite dalla normativa o dai principi contabili». Non solo. Per la corte si tratta dunque di «una reiterata irregolarità contabile che, oltre ad essere contraria ai principi di sana gestione, denota il permanere di una situazione di precarietà finanziaria che richiede l'adozione di particolari misure di adeguamento delle previsioni dell'entrata e della spesa».

Per uno che si candida a governare l’Italia mi pare un curriculum di tutto rispetto.

Altro appuntino riguarda il fatto dei cacciabombardieri F-35. Nel confronto televisivo Pierluigi disse che di questo progetto d’arma, una volta premier, ne avrebbe parlato con Obama. Dubito. La replica di Matteo fu che Obama con gli F-35 non c’entri nulla. Eh no, il programma degli F-35, l’aereo militare più costoso della storia, riguarda un accordo internazionale di cui il Pentagono è il capo bastone e la Lockheed Martin il capo mandamento.

Non rilevo queste cose per dar contro a Renzi pensando di far salvo Bersani. Ci mancherebbe. Di quest’ultimo ho scritto in passato cose ben vere e peggiori, così come sulle impudicizie del partito da lui guidato, sul fallimento della “sinistra” al potere. Perciò è solo per mettere in luce come siano velleitarie certe infatuazioni per questi e altri personaggi inautentici e sempre nuovi soprattutto a loro stessi. La necessità stessa di questi dibattiti da villaggio vacanze rivela la natura truffaldina di tale propaganda che cerca di aggirare nel modo più spettacolare la resistenza e lo schifo delle masse per la politica e i suoi scandali quotidiani. Con qualche momentaneo successo bisogna ammettere, nonostante molti vedendoli in tv cerchino di rassicurarsi senza peraltro essere convinti di doverlo essere. Ma non è questo il segreto della réclame?

E poi devo dire – per tenermi sul leggero – che la finta passione di Renzi mi è distante, così come gli scout mi sono antipaticissimi e assai sospetti sotto molti riguardi. Che poi si presenti vestito a quel modo, senza coordinazione, con pantaloni blu, camicia bianca e scarpe marroni, è intollerabile. Uno stile terribile, parodiato e alienato, innegabilmente falso.

giovedì 29 novembre 2012

La padella



Matteo Renzi è l’anti-Grillo perfetto, e il genovese lo sa. A vederli ieri sera, Pierluigi e Matteo, potevano offrire il sospetto che tra loro vi sia un tacito accordo: ognuno per la propria parte è proteso a catturare i suoi pesci, ma poi la padella in cui cuocerli è la stessa. Si tratta solo di un sospetto, ma la mia convinzione forte resta un’altra. L’analisi politica va fatta sugli interessi e non semplicemente sulle idee e i programmi dichiarati. La strategia, a mio avviso e come ho già scritto, resta quella di scompaginare il quadro politico perché dalle elezioni non esca un vincitore netto, in modo che nel gioco a comandare restino gli inossidabili interessi dominanti. Per la curatela, un Mario di turno si trova sempre. Come diceva quel tale? La verità è figlia del tempo. Non ci resta che aspettare.

Chemioterapia



La realtà è nuda ma pochi la degnano di uno sguardo, anche solo superficiale. I più, cercando di dare un senso alla fatica di tirare avanti la vita, finiscono per credere alle più inverosimili balle altrui certificate dai media. Uno scampolo di tali fandonie ci è stato offerto ieri sera, e non sarà gratis.

Non ho seguito tutto “il duello” tra i due contendenti alle primarie. Anzi, volevo già lasciare alle primissime battute, quando il nipote toscano di Berlusconi ha promesso da subito di destinare 21mld per dare 100 euro al mese per 13 mensilità a chi ne guadagna meno di 2.000. Così, a pioggia, a bischero sciolto, proprio quando gli economisti dell'Osservatorio francese delle congiunture economiche di Parigi, del Macroeconomic Policy Institute di Düsseldorf e dell’Economic Council of the Labour Movement di Copenaghen, in uno studio presentato proprio ieri al Parlamento europeo a Bruxelles, finanziato dal gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo e dalla Fondazione europea per gli studi progressisti, dice due cose molto chiare.

La prima: l'Italia non riuscirà a conseguire i propri obiettivi di riduzione del deficit pubblico all'1,7% del Pil nel 2012 e allo 0,5% nel 2013, e rischia di registrare invece un disavanzo rispettivamente del 2,5% e dell'1,3% del Pil, se non adotterà delle misure di austerità aggiuntive da 9,5 miliardi di euro quest'anno e da 10 miliardi nel 2013, in totale quasi 20 miliardi. Insomma, il berluschino del Pd, se vincente al ballottaggio, poi alle elezioni politiche, quindi se incaricato di formare un governo e sempre ci riesca (ma – dice – non vuole allearsi con nessuno per trovare i numeri per formare un governo), dovrebbe farci tirare fuori (a noi, se no a chi?) una quarantina di miliardi per poi darci – così promette – lui a noi l’elemosina. Mancava solo la firma e il notaio, come nel vecchio sceneggiato girato nel salotto di Vespa Bruno.

Questo, tanto per dire dell’aria fritta di ieri sera. La seconda cosa che dice il rapporto presentato al Parlamento europeo è che Mario Monti non capisce un cazzo di economia, quella vera (ma questa è una cosa che vado ripetendo esattamente da un anno e non voglio annoiare oltre). Naturalmente il rapporto usa un altro linguaggio per dire questa cosa, così come l’ha spiegata uno degli autori del rapporto, il direttore del dipartimento di analisi e previsioni dell'Ofce, Xavier Timbeau: "La medicina sta uccidendo il malato, come una chemioterapia applicata a un malato di cancro in modo troppo intensivo e massiccio”. Naturalmente non possiamo pretendere che la Tv italica informi i votanti su queste cosucce proprio quando siamo presi da questioni di ben altro momento.

Altra cosetta che volevo dire in tema di nuda realtà (ma poi chiudo perché il post sta diventando troppo lungo), riguarda Grillo e il suo mito argentino. Per chi vuol prendersi la briga, ho scritto sull’argomento il primo di settembre scorso (qui). Puntualmente le cose, poi, succedono, quando sono premesse già nei fatti.

Ah, dimenticavo. Mi è piaciuto Bersani: asciutto, compassato, compassionevole verso il giovanotto di Firenze. E ho riso di gusto quando ha citato il parroco. L'aveva già spacciata in precedenti occasioni, ma come la racconta lui sembra nuova. In fondo si vergognava, alla sua età, di essere protagonista di uno spettacolino, una televendita, così stucchevole. È un guaio in cui si è cacciato lui stesso, pover’uomo. E non è finita con le primarie.

mercoledì 28 novembre 2012

Del comunismo e della polenta



Marx si chiedeva: quale trasformazione subirà lo Stato in una società comunista? In altri termini: quali funzioni sociali persisteranno ivi ancora, che siano analoghe alle odierne funzioni dello Stato? A questa questione si può rispondere solo scientificamente, e componendo migliaia di volte la parola popolo con la parola Stato non ci si avvicina alla soluzione del problema neppure di una spanna.

A questa domanda si può tentare di rispondere anche con degli esempi. Un ministro del lavoro che si accinge a varare una legge sulle pensioni (posto che in una società comunista l’organizzazione diversa del lavoro, dell’istruzione e delle altre attività sociali nell’arco della vita di un individuo contempli ancora la necessità della pensione nelle forme quali noi oggi l’intendiamo), se percepisse un salario medio e quindi vivesse la stessa condizione degli altri suoi concittadini, quindi se andasse in pensione alla stessa età degli altri e con un assegno medio, si guarderebbe bene dal sancire certe misure pensionistiche piuttosto che altre. Ma soprattutto non ce ne sarebbe bisogno, poiché quando un ministro avesse diritto alla stessa pensione media di un salariato sarebbe ovvio ed implicito che non esisterebbero privilegi di casta come esistono oggi.

Altro esempio: un primo ministro ben prima di varare tagli alla sanità, ticket e altre amenità del genere, si guarderebbe bene dal farlo se, come il ministro di cui sopra, percepisse un salario medio e quindi vivesse la stessa condizione degli altri suoi concittadini. Qualsiasi taglio alla sanità riguarderebbe direttamente anche lui stesso e la sua famiglia. Allora il primo ministro, prima di parlare di tagli alla sanità, andrebbe con molto scrupolo a verificare altre e ben diverse spese.

Ancora una volta, con questi semplici esempi che alcuni giudicheranno troppo elementari e altri ancora fuorvianti e utopistici, è dimostrato il carattere di classe dei provvedimenti governativi a prescindere, nella sostanza, dal colore politico di chi detiene il mestolo. Viene anche in evidenza con questi esempi che se fosse posta una diversa organizzazione e articolazione sociale basata su una concezione pratica dei diritti di tipo comunista, la funzione statale sarebbe ridotta a ben poca cosa rispetto all’oggi.

E tuttavia tutto questo non basta, non potrebbe prescindere da un diverso modo di produzione (e non solo di distribuzione come vanno cianciando molti) non più basato sulla produzione del profitto e la sua accumulazione privata. Perciò non s’insisterà mai abbastanza (i fautori della decrescita possono abbaiare quanto vogliono) sulla necessità di uscire dal modo di produzione capitalistico per poter determinare una organizzazione della distribuzione della ricchezza senza disuguaglianze, non più quindi un semplice ugual diritto basato sul lavoro (anche questo concepito e organizzato con criteri diversi) e il rendimento secondo l’angusto orizzonte giuridico borghese.

Naturalmente tutto questo non potrà avvenire in modo pacifico, conseguente e senza inconvenienti. Già Marx avvertiva: questi inconvenienti sono inevitabili nella prima fase della società comunista, quale è uscita dopo i lunghi travagli del parto dalla società capitalistica. Il diritto non può essere mai più elevato della configurazione economica e dello sviluppo culturale, da essa condizionato, della società.

Dite che si tratta di utopia? Allora tenetevi stretto questo sistema semplicemente demenziale e gestito da dei folli e non venite a dolervi se ci sta conducendo alla catastrofe sicura e a una nuova barbarie.

Per oggi basta che devo cuocere la polenta.