martedì 20 novembre 2012

Libertà di che?



Si può essere o non essere d’accordo con quanto scrive Piergiorgio Odifreddi sul blog di Repubblica. Sta di fatto che la libertà di stampa – come rilevavo in questo post del luglio scorso – è un mito. Se esistesse effettivamente la libertà di stampa, questo sistema sociale semplicemente avrebbe smesso di esistere poiché a tenerlo in vita è anzitutto la propaganda.

Odifreddi sostiene che gli israeliani sono come i nazisti, anzi peggio. Personalmente non direi peggio, ma simili. È vero che i palestinesi praticano il terrorismo, ma è altrettanto vero che lo Stato d’Israele è un’invenzione del sionismo e delle potenze occidentali (anche il popolo ebraico è un’invenzione) che con la Palestina non c’entra nulla. I palestinesi sono relegati in frammenti di territorio e privati delle risorse più importanti, la terra e l’acqua, ma soprattutto del sacrosanto diritto di autodeterminazione.

I palestinesi praticano il terrorismo perché non dispongono di carri armati e cacciabombardieri, usano l’esplosivo che uccide innocenti. Una violenza cieca che non potrà avere sbocco positivo. Gli israeliani rispondono facendo stragi immani. Una violenza sconsiderata che è solo rappresaglia. Non si esce dal fanatismo degli uni e degli altri in questo modo. Le classi dirigenti, palestinese e israeliana, non fanno altro che mettere uno contro l’altro i popoli, per poi sfruttarli entrambi.

Anche in questo caso sono i rapporti di forza e di classe a dominare gli eventi, la geopolitica da un lato e gli interessi delle classi dominanti dall’altro. I proletari israeliani e palestinesi potranno liberarsi dei loro miti razziali e religiosi, del proprio fanatismo nazionalista, solo sulla via della coesistenza pacifica e della realizzazione d’interessi comuni, solo nel momento in cui si affrancheranno dalle attuali condizioni economiche e sociali che li opprimono entrambi.

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