A
volte bisogna prestare orecchio a quello che pubblicamente dicono i padroni,
perché può succedere che si lascino scappare mezze verità. È successo a Carlo
De Benedetti ieri sera in televisione alla réclame del suo libro. La domanda
verteva sulla cosiddetta “guerra mondiale per il lavoro”, in realtà sulla
competizione mondiale per lo sfruttamento della forza-lavoro. De Benedetti nel
suo libro afferma ciò che del resto anche l’intervistatore ammette siano fatti nudi
e crudi, e cioè che diversi miliardi di individui, per sopravvivere, hanno
bisogno di vendere la propria forza-lavoro, ma il sistema capitalistico ne può
occupare al massimo una parte. È stato chiesto a De Benedetti: degli altri,
per i quali non c’è lavoro (e quindi reddito), cosa ne facciamo?
Naturalmente
De Benedetti non aveva una risposta al quesito, poiché la sua posizione di
classe gli impedisce un'analisi che non sia in linea con l’ideologia
dominante. Egli, pertanto, si è limitato ad affermare che “bisogna mettersi in
gioco”. Questa risposta rivela semplicemente che questo sistema economico
funziona sulla base della legge del profitto, che è poi la trasposizione,
variamente temperata nei diversi sistemi sociali, della legge della giungla. Il
destino di miliardi di esseri umani è legato alla lotta per il saggio del
profitto, le condizioni di sopravvivenza dei salariati dipendono dalla “selezione
naturale” innescata dal capitale.
Nell’ideologia
costituzionale borghese, il diritto di proprietà riguarda ogni individuo e si
presenta come il fondamento del lavoro. Nella realtà le cose vanno
diversamente: da parte del capitalista,
il diritto di proprietà si presenta come il diritto di appropriarsi del lavoro
altrui, retribuendone solo una parte; da
parte dell’operaio, tale diritto si presenta come possibilità di vendere la propria forza-lavoro, ma anche come impossibilità di appropriarsi del
prodotto del proprio lavoro se non nei termini di un salario. La separazione tra proprietà e lavoro è
diventata così conseguenza necessaria di una legge che in apparenza partiva dalla loro identità.
Nelle
condizioni della produzione capitalistica, la separazione tra proprietà e lavoro, quindi l’appropriazione del
lavoro non retribuito, costituisce la contraddizione
assoluta, l’originaria causa delle crisi e della sovrapproduzione come sua
manifestazione. Allo stesso modo, con lo sviluppo della grande industria
aumenta il capitale complessivo, ossia anche la parte rappresentata dal
capitale variabile (forza-lavoro), ma questo capitale variabile cresce in proporzione costantemente decrescente rispetto al capitale complessivo. Pertanto, la disoccupazione segue le
leggi dell’accumulazione capitalistica e non può prescindervi (*).
L’appropriazione
del lavoro non pagato avviene legalmente, senza che vi sia bisogno, in genere,
di violenza manifesta o atto di rapina, sulla base di contratti sottoscritti
“liberamente”. Ecco che quando si giura sulle virtù della democrazia, bisogna
aver presente che si tratta di una forma storica determinata di democrazia,
tipicamente borghese, di cui l’inganno elettorale è elemento costitutivo
imprescindibile. Succede un po’ come per i cattolici: non è importante ciò in
cui credi veramente, quello che conta è che vieni a messa e fai mostra di
riconoscere il ruolo e l’autorità della Chiesa.
(*) Vedi: K. Marx, Il
Capitale. Critica dell’economia politica, cap. 23, para. 3: Produzione progressiva di una
sovrappopolazione relativa ossia di un esercito industriale di riserva.
Ma allora sei una stalker !
RispondiElimina@ Eschatone.
RispondiEliminaIn che senso Olympe sarebbe una stalker (è solo per capire la battuta: vero anche che spiegarla è brutto... mi basterebbe un indizio :-/ )
@ Olympe
Alcuni giorni senza la tua analisi marxista degli eventi e mi sentivo perso.
anch'io senza il tuo rasoio
EliminaTrollavo notando l'analogia tematica degli ultimi post...
EliminaInfatti, molti non si rendono conto che alle domande cruciali gli odierni "rappresentanti" del capitale rispondono in maniera evasiva, perché altrimenti dovrebbero ammettere che il sistema attuale non è fatto per dare lavoro secondo le capacità di ciascuno (di ciascun lavoratore reale, in carne ed ossa), bensì per creare abbondanza di "manodopera" (intesa in senso lato, cioè includendo in questa categoria ogni tipo di lavoratore salariato/stipendiato). Il capitale poi sceglie a suo piacimento "fior da fiore" e tutto il resto rimane sul "mercato" e non è del tutto "inutile" (agli scopi del sistema), giacché serve in qualche modo a non creare eccessiva "scarsità" di forza lavoro.
RispondiEliminaIn un mio post (fermandomi a un 15% delle questioni che il tema del lavoro in sé solleva) ho messo insieme una serie di domande per mostrare "dall'interno" le contraddizioni contenute nelle promesse correnti di "crescita", "sviluppo", "lavoro per tutti/e", ecc. Già il tentativo di portare all'incasso quelle "promesse", se fatto seriamente e collettivamente, svelerebbe il bluff dell'attuale politica economica e della "vulgata mercatista".
Ci sarebbe molto da dire sulla nozione stessa di mercato del lavoro, ad es. partendo dai Manoscritti economico-filosofici del 1844 o dal I libro del Capitale (ma, per come siamo messi oggi, persino partendo da Keynes!): sembra che in proposito ogni cosa sia stata già detta e invece si deve sempre ricominciare da capo.
Uomini o avvoltoi?
RispondiEliminaInteressante notare come l'ing. tiri la gran volata a questo nuovo assetto economico.
Non sarà perchè da tempo si è posizionato su settori come l'energia, la sanità e anche il turismo che dall'austerity hanno tutto da guadagnare?
Eh sì, perchè si dice austerity ma si pronuncia privatizzazioni. Se mi togli la sanità pubblica dove mi curerò? Se svendi il patrimonio pubblico chi lo compra? Etc., etc.
Già dai tempi lontani di Olivetti e delle scatole cinesi in borsa il nostro caro angelo è sempre stato uno che vedeva lontano.
Anche con mondadori aveva visto bene ma a volte le iene arrivano prima.
Ma non so quanto debba auguarsi che chi è senza lavoro si metta in gioco, potrebbe voler giocare un gioco che a lui non piacerà.
Ciao la foto è molto bella,gianni
Grazie, Gianni
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