Potrebbe succedere presto un bel nuovo tonfo delle
borse, anche se il sito di Wall Street
Italia scrive, per contro, che da qui a dicembre “da un
momento all'altro potrebbe verificarsi un bel rimbalzo”. Credo che le menti degli
esichiasti del grande trading, coltivate alla stessa scuola, sbaglino
previsione: il mercato azionario si è gonfiato abbastanza da schiattare di
nuovo e con gran botto, se non subito, nei primi mesi dell’anno. Vedremo. C’è
quelli che sostengono che il capitalismo – e, va da sé, il liberismo – andrebbe
più meglio assai se la speculazione finanziaria fosse regolata. Speculazione e
regolamentazione è un ossimoro molto cool – si dice così oggi – a “sinistra”.
Lo
sviluppo economico, specie in alcune aree del pianeta, ha raggiunto il suo
massimo storico, ossia vette produttive e consumistiche inedite. Le forze della
natura – non meno che quelle del lavoro – sono state assoggettate come mai prima
d’ora. La metodica contabilità pratica del
capitale – che si vuole derivare fondamentalmente dalla metodica contabilità
morale del protestante, dimenticando però che essa ebbe culla nella cattolica
Italia – ha sottomesso uomo e natura al profitto e al suo accumulo, facendo
diventare la nostra forma di vita semplicemente demenziale e autodistruttiva.
Il
denaro è in tal senso essenziale per alimentare l’illusione di essere tutti
membri di una società libera e fondamentalmente basata – se non proprio
sull’uguaglianza – sulle pari opportunità. In realtà esso occulta i rapporti di
assoggettamento – il lavoro coatto mostrato come libero scambio – e il fatto
che alla maggior parte dell’umanità non è concesso altro, quando va bene, che il
necessario per sopravvivere. Poi, a rappresentare questa illusione di libertà e
consumo in forma abbagliante, ci pensa la propaganda, ossia ogni genere di
pubblicità e di spettacolo, ombre del mondo reale.
Non sono
pochi quelli che ritengono che il capitalismo infine – tra un paio di decenni –
uscirà dalla presente crisi non meno bene di quanto è avvenuto in passato,
magari dimenticando il come n’è uscito in precedenza e di quali
potenzialità di sviluppo ha avuto agio. E questo perché non è chiara –
nonostante il gran parlare – la dimensione delle contraddizioni accumulate che fanno
di questa congiuntura una crisi di livello storico inedito. A cominciare dalla
contraddizione tra processo lavorativo e processo di valorizzazione, tenendo quindi
ben presente che il modo di produzione capitalistico si presenta essenzialmente
come processo di produzione del plusvalore.
E questo
fatto ha una rilevanza fondamentale sotto l’aspetto, per esempio, del rapporto
sempre più squilibrato, nella composizione tecnica del capitale produttivo, tra
la quantità di lavoro vivo e la massa di lavoro morto, così come l’aumento
della composizione organica del capitale è una tendenza necessaria allo
sviluppo del capitalismo e però rappresenta la causa delle crisi di
sovrapproduzione.
Per
contro, come sempre, c’è chi vede in questa crisi non solo il fallimento del
capitalismo, ma sente già i rintocchi della sua campana a morto. Credo, a tale
riguardo, si debba tener conto del livello di pervasività e successo – non meno
che di ambiguità – raggiunto su scala globale dal modo di produzione
capitalistico; non è pensabile quindi che esso verrà sepolto sull’istante da
pur imponenti movimenti rivoluzionari per ora visibili solo dalla fortezza
Bastiani. I problemi aperti, a tale riguardo, mi sembra non siano stati affrontati
a livello teorico se non approssimativamente.
Mi pare
anche chiaro che questo sistema economico non abbia più in sé la forza e
nemmeno lo spazio – nonostante l’emergere di giganti come la Cina, l’India o il
Brasile – per risolvere anzitutto due problemi: quello – come detto – della
valorizzazione del capitale e poi dell’esaurimento delle risorse. In tal senso,
i teorici della decrescita antepongono il carro ai buoi. Inoltre, le nuove
potenze economiche di per sé non possono risolvere queste contraddizioni, anzi
le aggravano. Non di meno, bisogna anche tener conto delle incognite
geopolitiche generate dal confronto tra i due rivali di maggior peso, Usa e
Cina.
Buona sera.
RispondiEliminaQual è la differenza tra "composizione tecnica del capitale", e "composizione organica del capitale" ?
saluti
buona sera
Eliminahttp://www.che-fare.org/archivcf/cf70/dossier%20crisi/cf70_composizione_capitale.htm