Scrissi già l’anno scorso che Mario Monti non capisce
un cazzo di economia o ne capisce a modo suo, dal punto di vista finanziario. L’economia
reale è un’altra cosa. Non per nulla egli continua a girare il mondo proponendo
ai capitali stranieri di acquistare ciò che resta delle migliori società
nazionali.
Dopo un anno siamo in crescita, ma del debito (il pareggio di bilancio, attuato a quel modo, è semplice
operazione ragionieristica). In ulteriore drammatico calo sono i consumi e il
risparmio; per contro registriamo l’aumento vertiginoso del debito privato, la
caduta verticale dell’edilizia e il crollo della produzione industriale. Insomma
una recessione con i fiocchi che si avvita su se stessa e che nei prossimi anni
ci porterà in fondo al sacco.
Eppure non sono poche le voci fetenti che sostengono
che il Monti Mario ci ha salvato dal baratro. Come se non fosse palese la
manovra speculativa, concordata, per far fuori Berlusconi. Provvedimento in sé,
come sappiamo, d’igiene pubblica.
Se però non vogliamo chiamarlo enfaticamente colpo di Stato, si è trattato almeno di
un putsch di palazzo, con la
costituzione di un "governo a chiamata" di presunti optimates senza alcun mandato popolare. Basta non chiamarla
democrazia e possiamo passare questi fatti per dettagli.
Al presente governo si ascrive il merito – oltre a
quello di non raccontare barzellette vecchie e sconce – della riforma delle
pensioni. Un aggiustamento in senso contributivo andava fatto, graduale e con
un taglio netto delle rendite più alte e scandalose, anche tra quelle in essere.
E invece non c’è stata effettiva gradualità e restano pressoché intatte e vistose
le sperequazioni sugli assegni, come possono confermare lo stesso Mario Monti o
anche Giuliano Amato guardando il proprio cedolino.
La precedente riforma delle pensioni era collegata all'invecchiamento della
popolazione, perciò bastava un ritocco alle pensioni di anzianità che andava graduato molto meglio e tenendo conto dei
cosiddetti esodati, così come bisognava evitare il caso dei ricongiungimenti
contributivi assurdamente onerosi. Tanto per dire. Quanto al “merito” del crollo attuale delle
domande di pensione, esso non è dovuto a tale riforma, poiché essa produce in
tal senso effetti solo dal prossimo anno. Nessuno dei risparmi che produrrà
sarà a vantaggio di alcunché riguardo alla famigerata “crescita” o al taglio
della fiscalità.
Veniamo alla riforma del lavoro: essa non sposta di
una virgola il problema dell’occupazione, tantomeno di quella giovanile.
Conosciamo bene il risultato più importante raggiunto dal governo con quattro
voti di fiducia – non proprio estorti obtorto
collo – dei partiti che lo sostengono. Infatti, si sta già assistendo,
soprattutto in certi settori sindacalmente meno tutelati, a licenziamenti
discriminatori di ogni genere. Un fiore all’occhiello che porta anche Bersani.
Quali altri “meriti” attribuire a Monti Mario, quest’attore
ingessato che crede di sfoggiare un inglese fluente e che ha – di là delle
vanagloriose dichiarazioni – solo allargato la strada verso il baratro? La
spesa per gli armamenti è lì a testimoniare i grandi e inconfessati interessi;
la nostra presenza in Afghanistan – mentre i francesi in questi giorni girano i
tacchi – testimonia la nostra imperitura sudditanza atlantica; la vicenda
dell’Imu sui beni ecclesiastici grida vendetta; eccetera. Le vicende dirimenti
dell’energia, delle pipe-line nord-sud-est-ovest, dimostrano il nostro totale
abbandono degli interessi nazionali.
Siamo a un cambio d’epoca, la catena produttiva e
distributiva è sconvolta, con interi settori spiazzati – come nel caso
esemplare della stampa e dell’editoria – dalla rivoluzione tecnologica in atto
(anche se per internet veniamo dopo Spagna e Portogallo). È sufficiente girare
nei centri urbani per accorgersi di come interi àmbiti merceologici e di
mestiere siano scomparsi e la popolazione residente estinta dai centri storici.
A fronte di questo cambio d’epoca siamo governati da ignobili commedianti che
non saprebbero nemmeno accendere un computer. In questo Grillo ha ragione.
Subentra la stanchezza, la rassegnazione, soprattutto
quando mi si rimprovera di scrivere un post sull’assenteismo di certi mariuoli,
sul fatto che le amministrazioni pubbliche scoprono solo ora che il dipendente
deve marcare il cartellino (vorrei vedere infine con quali modalità di effettiva
registrazione). No, le riforme non servono, non bastano più nemmeno sul breve. Come
scrissi nei primi giorni in cui aprii questo blog, la quantità di tutto ciò che questa società ci impone e ci
infligge ha già superato la soglia oltre la quale ogni equilibrio faticosamente
costruito viene rotto con violenza; ogni epoca si pone solo i problemi che può
risolvere, e questo è vero, ma oggi siamo giunti precisamente al punto in cui
non è più possibile risolverne nessuno senza risolverli tutti.
Analisi condivisibile, perfetta, ma: chi dovrebbe risolvere i problemi tutti generati e maturati( e oramai marci e anacronistici) dal capitalismo al crepuscolo?...Olympe de Gouge e i suoi rivoluzionari della tastiera che seguono questo blog?
RispondiEliminaMai letto su questo blog, (come dai suoi commentatori) qualcosa che sproni alla costituzione di quadri; avanguardie.
E l'undicesima tesi di Marx su Feuerbach?
Come pure...PROLETARI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!
Ancora cordialità
senti Lenin in sedicesimo, vai a rompere le scatole altrove
EliminaL'anonimo sbaglia a dire che nessuno dei commentatori abbia mai parlato di quadri e/o della necessità di un'organizzazione rivoluzionaria. Io l'ho fatto diverse volte, e credo sia l'unica via per poter effettivamente rovesciare questo sistema capitalista (esso non crollerà da solo). Ma c'è modo e modo. Olympe compie quotidianamente ottime e lucide analisi socio-economiche della crisi, spaziando anche verso argomenti storici e artistici, questo è il suo obiettivo con questo blog. Io sono un militante comunista e per me questo blog è fonte quotidiana di spunti riflessivi. Ti pare poco? Ce ne fossero!
RispondiEliminaSaluti