martedì 27 novembre 2012

Per sentirsi normali



Non so se mi è sfuggito, ma mi pare proprio che ieri sera il Tg3 non abbia dato la notizia del rogo in cui sono morti 14 operai in Germania in una fabbrica della Caritas dove erano al lavoro “su base volontaria” – dice la stampa – circa 120 disabili!

La Caritas, dunque, magari con la scusa dell’”inserimento”, gestisce fabbriche dove lavorano dei disabili. Su base “volontaria”. Quanto sia “volontario” il lavoro salariato in fabbrica posso immaginarmelo, specie per persone Menschen mit geistiger oder mehrfacher, come riferisce il capo distrettuale dei vigili del fuoco, Alexander Widmaier. Quali misure di sicurezza siano adottate sul lavoro, si è visto. Quanto venga pagato questo lavoro “volontario” dalla Caritas, si può intuire. Come alla notizia non venga dato alcun risalto, in Italia, anche.

Sempre Alexander Widmaier, ha dichiarato: "Wir haben hier mit Menschen zu tun, die naturgemäß nicht rational reagieren". Già per delle persone “normodotate” è difficile in simili casi reagire “razionalmente”, figuriamoci la reazione nel caso di persone con handicap gravi e “disabilità mentali”. Il quotidiano La Repubblica cita lo stesso articolo di Der Spiegel on-line dal quale ho tratto queste notizie, ma evita accuratamente di riportare quanto sopra.

Quale genere di merce o souvenir producevano questi poveri disabili, all’interno di quali inquadramenti specializzati, per quale mercato, a quali classi sociali appartengono questi “volontari”? Ogni situazione coattiva va bene per racimolare del plusvalore, non lesinando nobili intenti d’”inserimento” e di “integrazione”. Per sentirsi parte del mondo normale, recita l’articolista di Repubblica. È questo lo spazio e il tempo – quello della fabbrica – che l’insensata organizzazione sociale capitalistica offre ai disabili mentali, sulla base di gerarchie di funzioni e di salari, per “sentirsi normali”. Non siamo solo di fronte a una degradazione culturale accelerata che ha aperto allo sfruttamento ogni spazio della vita sociale, ma a un vero e proprio malessere dell’intelligenza, a una crisi permanente della nostra civiltà che non prospetta nulla di buono.

Nessun commento:

Posta un commento