sabato 9 luglio 2011

Quando l'insalata era nell'orto


Non di rado la semplicità scade in semplicismo, ma c’è anche il rischio opposto, la complessità che diventa un alibi per non farti capire nulla. Quando si parla di economia, ogni termine gergale, specie se anglosassone, nasconde un’insidia. Ma anche la terminologia apparentemente più banale contiene un tot d’ideologico. Quando scrivono “beni” al posto di “merci”, si può star certi che si tratta di apologeti dell’ordine economico esistente, di gente che vuol confondere per fregarti meglio.  Anche l’acqua di un ruscello o le more selvatiche sono un “bene”, ma fino a quando non diventano merci, cioè valori di scambio, la loro rilevanza economica è nulla.

Ma veniamo al dunque, all’euro e al debito. L’unico vantaggio che offre l’euro ai comuni mortali è quello di non dover pagare il pizzo ai cambiavalute quando si va in gita a Parigi o Barcellona. Per il resto l’euro è una truffa inventata dai banchieri e dai loro servitori. L’identico kilo di pane che pagavo quasi due mila lire meno di dieci anni or sono, da anni ormai costa 4,15 euro. Una follia. Naturalmente in questa variazione di prezzo non c’entra solo l’euro (è una truffa, ma non semplicemente in sé) ma sono chiamate in causa le dinamiche commerciali e politiche. L’euro è stato usato come grimaldello per consentire sia una politica di squilibrio commerciale tra gli Stati, sia per operare un enorme trasferimento di ricchezza tra i diversi ceti sociali (un tempo si chiamava lotta di classe, e invece di usare l’euro e i prezzi, svalutavano la lira e con essa i salari reali che però erano più alti della media attuale). Per soprammercato il potere decisionale (la sovranità) in campo economico e finanziario che prima spettava alle banche centrali nazionali e ai parlamenti è stato trasferito a Francoforte e Bruxelles.

La moneta non è qualcosa di astratto, essa esprime anzitutto dei valori in termini di prezzi. È naturale che in un continente con economie di consistenza assai diseguale una moneta unica esprima anzitutto gli interessi dell’economia più forte. Qualcuno credeva realmente che trasformando il marco tedesco in euro, perché questo si è fatto, paesi come il Portogallo e la Grecia, ma anche come la Spagna e l’Italia potessero reggere a lungo la competizione continentale e mondiale, peraltro inficiata anche da altre cause?

All’inizio l’euro è servito a contrarre debiti, cioè crediti concessi generosamente dalle grandi banche per comprare anzitutto merci dalla Germania e da altri forti esportatori. Questo a detrimento della produzione nazionale dei paesi più deboli. È vero che la Grecia esporta il suo olio d’oliva in Germania, ma questa esporta in Grecia auto, carriarmati e prodotti di alta tecnologia e di grande valore. Il Portogallo è un mercato di 11 milioni di persone per i grandi esportatori, ma questo povero paese di ex pescatori cosa può offrire in cambio, a parte qualche minerale e un po’ di turismo? Per l’Italia il discorso è un po’ diverso, ma ci stiamo impoverendo sia perché le piastrelle conviene produrle in Cina, i trattori in India, le auto in Polonia e le giacche a vento in Romania, sia per l’assenza di efficaci difese doganali, a esclusivo vantaggio dei capitali multinazionali. Quando un paese mediterraneo arriva ad importare, oltre ai prodotti energetici e elettronici, le auto, eccetera, quote più o meno rilevanti di latte, frutta e verdura, pesce e anche i più minuti prodotti industriali e artigianali, è destinato al fallimento. O al default, come piace dire oggi.

5 commenti:

  1. Analisi lucida, ben scritta, sintetica.
    Complimenti, non mi stancherò mai di fargliene.

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  2. Sottoscrivo in toto il commento dell'anonimo che mi ha preceduto, ed approfitto di questa sede, per esprimere una considerazione in merito a questo blog: nonostante gli argomenti di cui tratta, siano - prevalentemente - notizie di disgrazie per il popolo - costantemente preso per i fondelli dalla classe dominante attraverso un'infinità di bugie - è un piacere leggerle.

    P.S. Se non sono indiscreto, posso sapere il significato di DICIOTTOBRUMAIO?

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  3. diciottobrumaio si riferisce ad un'opera di marx. è scritto attaccato per il semplice motivo che staccato non me lo accettava

    ho visitato il tuo bel blog!

    grazie e ciao

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  4. L'ignoranza è la più brutta delle malattie che colpiscono l'intelletto e nonostante tutti gli sforzi che pongo in essere per curarla, mi rendo conto che non è possibile guarire...

    Come diceva Socrate "più so e più so di non sapere", ed io, ne sono perfettamente consapevole.

    Ricevuto il tuo imput, ho cercato e trovato in rete "Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte" - Karl Marx (1852), ed ho scaricato la versione pdf, che leggerò.

    Si impara sempre qualcosa, ogni giorno, da chiunque e questo è uno degli aspetti che più mi piacciono della vita.

    Grazi per l'informazione, per ciò che scrivi e per la visita.

    Ciao...

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