Le immagini che i media presentano in questi giorni dei fatti accaduti in Norvegia, anche se velate e non troppo esplicite, non possono non provocare sentimenti di angoscia e raccapriccio. “Il mostro”, come viene chiamato Anders Behring Breivik, è stato etichettato come estremista di destra e fondamentalista cristiano. Dire che è fascista e cattolico è sembrata una mancanza di riguardo. E del resto cosa cambierebbe? Nulla. Si tratta solo di essere precisi e meno ipocriti.
Giorgio Napolitano (*) ha mandato a dire la sua: «ripudiare ogni forma di violenza e impegnarsi a favore delle ragioni del dialogo e della pace».
Se le tv trasmettessero invece che le cabrate degli aerei, la pacifica navigazione delle portaerei o le colonne di blindati in gita, le immagini dei civili innocenti colpiti dai missili intelligenti, dalle bombe a grappolo, dai droni, i corpi dilaniati dalle mine e dalle schegge o semplicemente esplosi, insomma i morti e i feriti nei vari fronti in cui operano le forze della “democrazia, del dialogo e della pace”, credo che tutti noi avremmo finalmente contatto con una dimensione meno lontana e astratta, per non dire meno idilliaca, della guerra. Di una guerra, come quella libica, dichiarata a soli fini commerciali. Come già quella irachena e molte altre.
Se trasmettessero le immagini dei corpi dei pacifici oppositori torturati nei paesi “amici”, come nel Bahrain (qui uno scampolo), ci faremmo un’opinione diversa del ruolo degli Usa nel mondo. Se finalmente trasmettessero le immagini che Obama e la Clinton hanno visto in diretta mentre si eseguiva la vendetta contro Osama bin Laden e i suoi famigliari, noi potremmo farci un concetto diverso del premio Nobel per la pace.
Ci sarà ben un motivo, un perché tutti i poteri vogliono il controllo dei media. Un motivo molto semplice è che se le immagini dei misfatti della “democrazia” capitalistica fossero rese pubbliche nei grandi circuiti mediatici, la trance ipnotica cui siamo sottoposti ogni giorno svanirebbe e i discorsi paranoici dei potenti che viaggiano come proiettili nella comunicazione delirante verso le nostre coscienze più immediate, i linguaggi del controllo sociale con il loro marchio d’oppressione, di sofferenza e di morte, verrebbero smascherati.
(*) Colui che a proposito dall’arresto di Solgenitsyn, scriveva in riferimento dell'Urss: «L’originalità della prospettiva che sta davanti al movimento operaio del nostro paese e dell’Europa occidentale». Do you remember?
Nessun commento:
Posta un commento