mercoledì 6 luglio 2011

Merda di marca


Anche i più orbi dovrebbero rendersi conto della natura di questo sistema economico e dell’obbrobrio politico che lo rappresenta. Di come tutto si tenga, parlamento-confindustria-banche-sindacati. Continuiamo a parlare di banche, di questo e di quello, ma pochi s’interessano veramente di quello che sta succedendo nella realtà, ipnotizzati dalla falsificazione mediatica. Diamo retta agli sproloqui di chi s’inventa il lancio di bottiglie molotov tra i boschi della Val di Susa. Roba da matti.

Un esempio del quasi disinteresse generale riguarda l’agricoltura. È quella che ci dà da mangiare e che offre lavoro e reddito a centinaia di migliaia di piccoli e medi proprietari e lavoratori agricoli. Ebbene in soli dieci anni un terzo delle aziende agricole hanno chiuso i battenti. Precisamente il 32,2%. In Liguria e Sardegna la chiusura di aziende è rispettivamente stata del 46,1 e del 43,5 per cento; in Campania e nel Lazio del 41,7 e del 48,7. Solo l’8% delle aziende governa il 63% della terra coltivata. Non diminuiscono solo le aziende, ma anche la superficie aziendale totale, dell’8%, mentre la superficie agricola utilizzata registra un meno 2,3%. Come non bastasse le aziende dedite all'allevamento, sono diminuite di quasi il 70%, sempre tra il 2000 e il 2010. Sono dati Istat pubblicati in occasione del 6° Censimento generale dell’agricoltura (in Pdf in questo sito).

Questi dati sono un segnale di un processo di ricomposizione fondiaria che, se da un lato ha razionalizzato la situazione eliminando la micro-proprietà, dall’altro ha trasferito alla grande proprietà, secondo i piani agricoli ed economici messi in atto su direttive comunitarie, le superfici della piccola e media conduzione. È, quello dell’agricoltura e dell’allevamento, uno degli esempi del prevalere dei grandi interessi che segnala, tra l’altro, la dissipazione di un patrimonio nazionale e di un tessuto sociale per molti aspetti unico.


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