Intervengo brevemente su un’obiezione sollevata da Andrea in un suo commento a questo post nel sito di Bentornata Bandiera Rossa. Egli scrive, tra l’altro: “leggendo i testi di Marx si trovano tante teorie che cambiano da un testo all'altro”. Per quanto riguarda certi dettagli, inevitabilmente, Marx si è espresso talvolta anche con posizioni e accenti diversi. È normale per un autore che ha scritto così tanto e nel corso di quattro decenni sui più disparati argomenti.
Ma noi dobbiamo badare alla sostanza del lascito marxiano, alle sue grandi scoperte. Come critico dell’idealismo e del vecchio materialismo ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana e con essa la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata; con una profondità d’analisi ineguagliata ha scoperto il plusvalore, gettando un fascio di luce nell’oscurità in cui brancolavano, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti borghesi che i critici socialisti; conseguentemente ha rivelato il meccanismo dell’accumulazione e la legge sulla caduta tendenziale del profitto.
Su tali capisaldi teorici si è innestato il movimento, certamente e necessariamente variegato, che chiamiamo marxismo. In questo senso, anche senza l’avvallo di un notaio o di Fusaro, possiamo considerare Marx il fondatore di quel movimento, così come consideriamo Darwin il fondatore del variegatissimo darwinismo. È questa una polemica speciosa tesa a sottrarre Marx dalla sua realtà storica per farne un santino ad uso delle camarille accademiche e mediatiche, in definitiva per disinnescarlo e renderlo potabile per altri progetti.
Non è un caso, infatti, che in questa operazione a tavolino si dimentichi del tutto volontariamente che Marx – come ebbe a sottolineare Engels – “era prima di tutto un rivoluzionario”. La sua azione era volta a contribuire, in un modo o nell’altro, all’abbattimento della società capitalistica e delle istituzioni statali che essa ha creato, quindi all’emancipazione del proletariato moderno al quale egli, per primo, aveva dato la coscienza delle condizioni della propria liberazione.
Vorrei segnalare, e spero di fare cosa gradita, un link, sul pensiro di K.Marx.
RispondiEliminaE' gradita una sua critica al link, se possibile.
http://www.youtube.com/watch?v=612vYQInnrk
Saluti da Franco.
Karl Marx e la schiavitù salariata: di D.Fusaro(uno studio sul lato cattivo della storia, ed.Il Prato, Padova 2007)
RispondiElimina***
In opposizione all’immagine gratificante che l’epoca moderna diffonde di sé come «regno della libertà» pienamente dispiegata, Marx scopre come anche nel mondo moderno sopravviva una particolare forma di schiavitù, dai contorni difficilmente percepibili: la «schiavitù salariata» di una classe sociale che, in una condizione di privazione totale, è costretta ad alienare la propria forza lavoro e a vendersi quotidianamente.
La libertà formale di cui godono i lavoratori salariati nasconde un asservimento economico dissimulato dalla «finzione giuridica» del contratto di lavoro e, per molti versi, analogo a quello dell’antico schiavo: in un coerente intreccio di filosofia della storia e di indagine economica, Marx scopre che, nonostante la diversa condizione formale, l’operaio e l’antico schiavo vengono a coincidere nell’estorsione di «pluslavoro» a cui sono soggetti.
In questo modo, tra passato e presente sussiste una forte continuità: l’antico schiavo,il servo della gleba e il moderno salariato si configurano inaspettatamente come tre proiezioni storiche della stessa figura del lavoratore asservito, come tre diverse forme della stessa sostanza schiavistica che ha accompagnato la storia in ogni sua fase; ma con una differenza decisiva: gli «schiavi del salario» costituiscono una classe potenzialmente rivoluzionaria, in grado di spezzare l’incantesimo di alienazione e sfruttamento in cui è sospeso il mondo moderno.
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E' questa, la presentazione di un libro di Fusaro che ho letto, il cui titolo apre il post.
Non mi sembra, che il Fusaro, occulti il fatto, che la nostra società, si basa sullo scambio ineguale, sull'estorsione di pluslavoro, e plusvalore, e che non metta l'accento sulle potenzialità rivoluzionarie, della classe degli sfruttati, i salariati cioè.
Notte.
http://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/08/schiavi-e-parassiti.html
RispondiEliminahttp://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/06/la-legge-del-piu-forte.htm
ecc.
vedi caro amico/a, non si tratta del lato "cattivo" della storia, questo è idealismo
ciò che dice fusaro è, come ho già detto, a ricalco, inevitabilmente, di ciò che dice marx.a sostenerlo NON è fusaro, ma Marx. vorrei sentire la posizione di fusaro su questioni concrete, un suo parere personale su certe vicende. su questo fusaro non si pronuncia, non prende una chiara posizione. troppo facile per i rivoluzionari della cattedra
ciao
caro Franco, che dire? un altro ripetirore a là Fusaro.
RispondiEliminacomunque non commento i preti:
http://diciottobrumaio.blogspot.com/2011/04/lautentico-ragno-velenoso-della-vita.html
cordialmente
Quello che ha scritto contiene senza dubbio delle grandi verità soprattutto l'ultima, che lui fu sempre un rivoluzionario e ciò è innegabile. Il punto che ho cercato di spiegare con il mio commento non è che si vuol creare Marx come un santino, tutt'altro, la lente che lui ci ha dato per scovare i meccanismi del capitalismo, della storia, etc.... (come appunto le ha detto con ineguagliabile capacità di analisi), deve essere utlizzata da noi al fine di studiare e capire il sistema in cui viviamo (solo dopo aver letto Marx uno capisce il funzionamento del mondo, e questo già con un paio di libri, qui sta la sua grandezza). Che poi a Marx e al suo pensiero marxiano siano da accostare determinati esempi storici è ridicolo, viste le modificazioni che ha subito nel tempo, è come se io ti dico che per riempire la bignola si deve usare il cioccolato nero, tu ci metti quello al latte, o quello alle nocciole oppure cambi proprio il tipo di riempimento e ci metti la crema, a quel punto li non è più "una teoria originale", ma ha subito delle modificazioni ed evoluzioni del pensiero e quindi inaccostabile al primo teorico (esempio stupido ma solo per far capire). Marx sviluppo la sua "teoria", la sua critica, la sua idea (seppur molto parziale e variegata), quelli dopo presero la sua teoria, la sua critica e la sua idea e crearono un movimento con anche delle aggiunto più che dovute.
RispondiEliminaAndrea