Scrive Eugenio Scalfari:
«L'onere della manovra ha pesato finora interamente sul lavoro dipendente e sui pensionati. Nel frattempo l'evasione fiscale è fortemente aumentata. La Guardia di Finanza e l'Agenzia delle entrate hanno quest'anno recuperato 10 miliardi dall'evasione ma nel frattempo l'ammontare complessivo dell'evasione è aumentato di 30 miliardi (cifre Istat, Banca d'Italia, Ministero del Tesoro): recuperano dieci e perdono trenta».
Quindi “niente mani nelle tasche. Di chi? Dei ceti abbienti. Tremonti li ha fatti contenti”.
C’è da credergli. È la strategia della goccia. Un gocciolamento di denari che va dai pensionati e salariati a favore delle caste e degli sprechi. Anche i più rincoglioniti si stanno accorgendo della natura classista dello Stato, un ente, come scrivevo ieri, che materializza la polarità contraddittoria dei rapporti di classe favorendo, vuoi direttamente o indirettamente, la “fraterna alleanza”. La funzione ipotizzata dello Stato come mero “regolatore” fa a pugni ogni giorno con l’evidenza che lo Stato assume in prima persona, in forma politica, la gestione dell’estorsione del plusvalore e il compito di ristabilire le determinazioni gerarchiche e disciplinari rispetto a tutti i vari strati della forza lavoro-sociale (da ultimo l’accordo sindacati-confindustria benedetto da Sacconi).
La “sovranità appartiene al popolo” solo formalmente, dapprima perché il “popolo” è solo una determinazione astratta (anche Berlusconi appartiene al popolo), conseguentemente perché lo Stato è, specie oggi, un’entità interamente controllata, in una complessa dinamica di relazioni, dal capitale e dagli organismi economici nazionali e internazionali.
Scrive Marx a tale proposito:
La specifica forma economica, in cui il pluslavoro non pagato è succhiato ai produttori diretti, determina il rapporto di signoria e servitù, come esso è originato dalla produzione stessa e da parte sua reagisce su di essa in modo determinante. Ma su ciò si fonda l’intera configurazione della comunità economica che sorge dai rapporti di produzione stessi e con ciò insieme la sua specifica forma politica. E’ sempre il rapporto diretto tra i proprietari delle condizioni di produzione e i produttori diretti […] in cui noi troviamo l’intimo arcano, il fondamento nascosto di tutta la costruzione sociale e quindi anche della forma politica del rapporto di sovranità e dipendenza, in breve della forma specifica dello Stato in quel momento (Il Capitale, III, 47, Einaudi: pp. 1064-65).
Da ultimo, osservo che anche ciò che sta avvenendo in Val di Susa, le manifestazioni delle popolazioni del luogo contro la follia della Tac (treni alta capacità) e le forze di repressione inviate dal governo e benedette dalla cricca piddina, è solo un’ulteriore ennesima dimostrazione della assoluta predominanza degli interessi della borghesia.
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