martedì 26 aprile 2022

Non è più solo un’ipotesi

 

Secondo la stampa francese, la Russia ha annunciato ieri un cessate il fuoco per consentire l’evacuazione dei civili rinchiusi nel complesso siderurgico Azovstal. Da parte sua, Kiev ha indicato che nessun accordo di cessate il fuoco è stato concluso con Mosca.

Come si esce da questa situazione? Al momento non vi è alcuna prospettiva di reale trattativa tra le parti. Non è rimasto nulla della finzione che gli Stati Uniti e la NATO non siano in guerra con la Russia. Washington punta a indebolire la Russia con le sanzioni e la continuazione del conflitto in Ucraina. Gli obiettivi perseguiti sempre più apertamente dagli Stati Uniti comportano inevitabilmente l’allargamento del conflitto con nuove pretestuose accuse contro la Russia.

Combattere una “guerra calda sul territorio ucraino” è stato un obiettivo centrale della pianificazione statunitense almeno dal colpo di stato ucraino del 2014, e probabilmente fin dalla “rivoluzione arancione” del 2004. La costruzione dell’Ucraina come fortezza USA/NATO contro la Russia ha provocato il risultato desiderato da Washington, in quello che gli strateghi statunitensi progettavano sarebbe diventato l’Afghanistan della Russia.

In Germania e in Francia si cominciano a comprendere i rischi e i danni di questa guerra sporca protratta troppa a lungo. In Italia invece si continua sulla strada della falsificazione storica fino ad arrivare a un’aperta apologia del nazismo ucraino.

Gli apologeti liberal-sinistri sono incapaci di vedere qualsiasi cosa nel contesto storico, sono travolti dalla loro stessa isteria militarista contro la Russia. Stanno portando avanti una campagna d’istigazione, accusando la Russia di crimini di guerra, massacri e genocidi. Questa propaganda mira a creare odio nei confronti dei russi, con sfumature sempre più razziste.

Non si rendono conto di giocare per conto di Washington una guerra sporca ormai fuori controllo, potenzialmente assai pericolosa per il mondo intero, e che presto avrà un impatto devastante per la nostra economia e dunque socialmente. L’Italia è un paese fragilissimo sotto questo aspetto, con un debito pubblico enorme, un sistema produttivo tra i più vulnerabili, una Bce che si appresta a non sostenere più con acquisti massicci le nostre obbligazioni.

Tutto ciò in un quadro europeo e internazionale da far tremare i polsi, con le Borse sull’orlo di una crisi di nervi che non si sa fino a quando potranno dissimulare. Con la Cina, fabbrica del mondo (piaccia o no) alle prese con una ripresa della pandemia, con l’accelerazione dei preparativi USA per la guerra contro la Cina.

Il capo del comando dell’indo-pacifico degli Stati Uniti, l’ammiraglio John Aquilino, che l’anno scorso aveva dichiarato che la guerra contro la Cina è “molto più vicina di quanto molti pensino”, è a capo del più grande comando statunitense, composto da circa 380.000 militari armati di aerei, navi, sottomarini e armi di ultima generazione.

Aquilino, accompagnato dal capo del comando spaziale degli Stati Uniti, il generale James Dickinson, nei giorni scorsi ha fatto visita a Pine Gap, a 20 chilometri a sud-ovest di Alice Springs (Australia), una delle più importanti basi di guerra americane a livello globale.

Il vice capo del Cyber Command degli Stati Uniti, il tenente generale Charles Moore, ha apertamente fatto riferimento alle capacità offensive e a un “vantaggio asimmetrico” per la guerra hi-tech contro la Cina, compreso l’impiego di missili ipersonici a lungo raggio e armi spaziali.

Il patto militare AUKUS dello scorso settembre tra i governi di Stati Uniti, Regno Unito e Australia è stato un passo storico verso il conflitto con la Cina. AUKUS prevede la fornitura di sottomarini d’attacco a lungo raggio a propulsione nucleare all’Australia e la costruzione di basi in Australia per tali sottomarini, compresi quelli provenienti da Stati Uniti e Regno Unito.

La guerra mondiale non è più solo un’ipotesi di studio.


23 commenti:

  1. https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/usa-reagiremo-se-la-cina-aprira-una-base-militare-nelle-isole-salomone_49159615-202202k.shtml

    Stranamente questa notizia passa sotto traccia e nessun dotto commentatore evidenzia qualche analogia con la situazione Ucraina-Russia 2014.

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    1. le isole salomone sono troppo distanti da noi e sempre troppo vicine agli interessi degli USA

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  2. Propongo questo intervento di Andrea Zhok https://sfero.me/article/la-metamorfosi-impero-e-le-sue-vittime
    Ne riporto di seguito il brano conclusivo

    In definitiva oggi ci troviamo in una fase di ritrazione della fase globalista dell’impero americano, che sta richiamando una parte dei propri tentacoli, per consolidarsi ed arroccarsi sulle posizioni per gli USA più facilmente difendibili dell’Occidente egemonizzato o colonizzato.

    Questa fase ha ed avrà costi economici elevatissimi. Essi devono venir fatti pagare alla periferia dell’impero, in proporzione al potere contrattuale delle varie parti. Ne saranno esentati i gruppi apicali USA e minoranze scelte delle province dell’impero. I costi negli USA dovranno essere tenuti bassi, perché, come per la Roma imperiale, non ci si può permettere di avere eccessivi tassi di malcontento sotto casa. Via via che ci si allontana dal centro dell’impero verso le sue propaggini meno integrate i costi saliranno esponenzialmente, e alcuni paesi verranno semplicemente sacrificati.

    In questa fase, che durerà certamente per diversi anni, il potenziale esplosivo delle proteste e dei moti di ribellione verrà tenuto a bada con la duplice leva di “alte ragioni morali” e di “doverose strette repressive”.

    Così, grazie al controllo dei media, la propaganda di volta in volta rivolta all’edificazione di un “bene superiore” esprime l’adesione ideologica positiva, quella che identifica i “buoni” e i “cattivi”. Nella cornice liberale il “bene superiore” ha tipicamente la forma di “solidarietà con le vittime”, quali che siano (recentemente siamo passati dai morti per Covid alle vittime ucraine, ma la lista è lunga). Simultaneamente, delle vittime reali di questa catastrofica trasformazione, delle popolazioni schiacciate, delle culture cancellate, dei nuovi schiavi, delle plebi emarginate e ricattate né oggi né domani sentirà parlare nessuno.

    Se questa dimensione “positiva” non basta come motivante, per gli altri, per quelli che non si lasciano commuovere dai peana su commissione per le “vittime” col bollino, per questi bruti si ricorre, e si ricorrerà sempre di più, a forme repressive: minacce, rappresaglie lavorative, sanzioni, censure, divieti di manifestazione, sistemi di controllo e ricatto, ecc.

    Il punto d’arrivo di questo processo, se riuscirà a dispiegare i propri effetti senza un’opposizione dura ed efficace, sarà l’abbandono integrale, anche formale, del paradigma democratico (già svuotato di fatto) e l’avvento di un neo-feudalesimo a base tecnocratica e plutocratica.

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    1. Non è vero che ci troviamo “oggi in una fase di ritrazione della fase globalista dell’impero americano”. Nessuna ritrazione, al contrario ci troviamo in una fase riposizionamento e di scontro aperto per la supremazia globale, che decide la vita o la morte per i contendenti sul campo, in primis gli Stati Uniti stessi e in diametrale opposizione la Cina. Uno scontro bipolare di potenze, d’imperialismi competitivi sul piano delle risorse e delle tecnologie, sul piano delle ragioni di scambio (il dollaro deve rimanere centrale) e di zone d’influenza, sulla falsariga di quelli del passato ma in proporzioni ben maggiori ovviamente.

      La Russia, date le sue dimensioni, la sua collocazione geografica, le sue risorse e quale potenza nucleare deve essere messa in condizioni di non nuocere, sia a riguardo dello scacchiere europeo, sia di quello asiatico e indo-pacifico, lasciando libero il campo per lo scontro principale che impegnerà tutte le forze e le risorse. Che poi i costi economici e sociali siano fatti pagare alla periferia dell’impero, o comunque ai vasi di coccio, è un leitmotiv antico almeno quanto l’Atene classica.

      Gli USA non stanno “richiamando una parte dei propri tentacoli”, ma li stanno estendendo ovunque dove possono in vista del conflitto con la Cina, che non è più un’ipotesi ma un fatto in atto.

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    2. Veramente nel testo di Zhok (qui riportato solo nelle conclusioni) viene chiarito che la "ritrazione globalista" consiste nella fine dell'espansione dell'economia reale, con conseguenti misure di carattere difensivo prese a livello finanziario. Capisco che il tuo post qui sopra, invece, si occupa soprattutto di questioni geopolitico-militari.
      Io, per quello che vale la mia opinione, non credo che la terza guerra mondiale sia alle porte. Mi interessa invece molto il termine "neo-feudalesimo", perché penso che sia la chiave di comprensione della nuova struttura della società globale. Poiché la storia non si ripete mai pedissequamente, il rapporto fra feudatari e servi della gleba non sarà più geografico, ma, tautologicamente, consisterà nell'essere o non essere parte della élite. I due livelli diventeranno col tempo sempre meno permeabili, con un cuscino tecnocratico/burocratico a fare da liaison, ma anche da separazione.

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    3. una curiosità: questo blog è tuo?
      https://erasmodue.wordpress.com/

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    4. Per dirla con il Pesarese, Péchés de vieillesse

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  3. Il compito internazionalista dei comunisti.

    La furia mediatica dell’Occidente – del tutto simile a quella della Madre Patria russa – non ha pari in questa guerra, ove ciascuno dei due imperialismi attribuisce all’altro ogni orrore e responsabilità del macello.
    Ogni guerra tra Stati è guerra contro il proletariato, nazionale e internazionale, a cui vanno i lutti, la miseria, e infine il travaglio schiavista per la ricostruzione della economia del capitale, all’interno di Stati che, vittoriosi o vinti e smembrati, restano sempre lo strumento di dominio borghese.
    Ma la guerra dei capitali potrebbe porre al proletariato internazionale l’occasione di cui approfittare per fermare la follia sanguinaria dei borghesi: distruggendo il capitalismo, in un sollevamento solidale dei lavoratori di tutti i paesi.
    Il Partito della rivoluzione, quindi, denuncia la guerra imperialista. La soluzione non è con alcuna delle parti imperiali in contesa, ma contro l’una e contro l’altra.
    Al proletariato mondiale, che assiste oggi attonito al dispiegarsi delle convulsioni mortali del modo di produzione fondato sul capitale, torniamo a indicare la via della sua redenzione: contro la guerra tra Stati per la guerra tra le classi!
    Questa è la via segnata e certa.
    (Da: Il Partito Comunista del11 aprile 2022)

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    1. caro amico/a, di quali internazionalisti comunisti stiamo parlando? di uno sparuto gruppetto che se la racconta sul proprio giornale semiclandestino. il "proletariato internazionale", cui fa riferimento è tutt'altro affaccendato e non pensa proprio alla "rivoluzione" e alla "via della redenzione". non siamo più nel 1917, tantomeno in un paese arretrato come la Russia zarista. Già si vide che ciò che funzionò in una situazione particolarissima come quella della Russia del 1917, fallì miseramente in Germania e in Italia portò al fascismo. Sarebbe tempo di ripensare le analisi e le strategie, che non sono adatte in ogni tempo e situazione. Quanto alla distruzione del capitalismo, è utopia. Una formazione economica come quella capitalistica non perisce dall'oggi al domani perché qualcuno l'ha deciso.

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  4. https://pdfsimpli.com/it/userdocument/view-b?ofn=COINCIDENZE.jpg&unqn=COINCIDENZE_73e1293dd38840468331ab28ffefb5fc_output_4a316a16d1364501bfe140c491152373.pdf&frm=JPG&to=PDF&fskb=77&npdf=COINCIDENZE_73e1293dd38840468331ab28ffefb5fc.jpg



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    1. @E.BIGNAMI se non li conosci prova bitly oppure tinyurl

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    2. molte grazie, c'è sempre qualcosa da imparare

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  5. Finalmente gli USA, anche per bocca del segretario di stato Blinken, hanno gettato la maschera sulla guerra in Ucraina, gli unici che non sembrano essersene accorti risiedono in Italia.
    AG

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    1. vogliono trascinare nel conflitto la Moldavia e poi il resto. Sono dei criminali, come quelli che li sostengono

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  6. EMBARGO BOOMERANG

    50 imprenditori calzaturieri italiani con l'appoggio della Regione Marche sono andati a Mosca ignorando i divieti e l'embargo. Una scelta giusta per evitare la chiusura e il licenziamento di migliaia di lavoratori. "Rischiamo di morire, dobbiamo riscuotere il fatturato di tre mesi congelato nelle banche. Senza quel flusso di cassa non possiamo resistere. Abbiamo già sopportato due anni di pandemia e quello russo è stato il solo mercato che ha continuato a tirare. Ora, o andiamo a fare nuovi ordini, a consegnare quello che abbiamo prodotto e a incassare quello che avevamo venduto, o è la fine"
    #RussiaUcraina #stopwar #STOPGuerra

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  7. molte grazie, c'è sempre qualcosa da imparare

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  8. https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/04/26/russia-se-vale-logica-gb-noi-possiamo-colpire-paesi-nato_9687f747-b83b-4e10-a019-da9e39c7ae95.html

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  9. Dopo la dichiarazione disperata della NATO che le sue armi possono essere usate per colpire il territorio russo, peraltro con il sospetto che la NATO (e non gli ucraini) sia direttamente coinvolta negli attacchi sia in Russia e l'attacco alla Moskva, e la risposta della Russia sul fatto che potrebbe colpire obbiettivi nei paesi NATO, non si scherza più.

    L'Ucraina ha oggi tentato di impossessarsi, in Moldavia, del deposito di munizioni più grande d'Europa, da qui i tentati attacchi alla Transnistria. L'Ucraina ha sostanzialmente effettuato una operazione militare in Moldavia, anche per cercare di impossessarsi degli aeroporti che potrebbero essere usati dai russi per l'invio di mezzi e uomini. Presto la Transnistria chiederà alla Russia di proteggerla.

    Poco fa la Russia ha inoltre interrotto tutte le forniture di gas alla Polonia attraverso il gasdotto Yamal, che rifornisce non solo Varsavia ma anche l'Europa (ad es. la Germania).

    Guglielmo

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  10. Se gli ucraini dovessero attaccare la Transnistria noi dovremmo dare le armi alla Transnistria stando alla logica usata fino adesso.
    un saluto roberto b

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  11. "La Federazione Russa vorrebbe evitare lo scenario in cui Mosca deve intervenire militarmente nel conflitto in Pridnestrovia ma la situazione corrente in Transnistria è allarmante. Sospettiamo che le persone dietro la situazione in Pridnestrovia siano persone che non sono interessate alla stabilità della regione, vogliono creare una nuova fonte di tensione" - Ministro degli Esteri russo

    Qualche ora prima, il giornalista ucraino e consigliere del Ministro della Difesa ucraino Yurly Butusov:

    "C'è ormai un solo modo per salvare la situazione a Mariupol, un attacco alla Transnistria"

    "Questo ci darebbe la possibilità di catturare prigionieri russi da scambiare, eliminare il pericolo che i russi entrino dalla Transnistria in Ucraina, conquistare un grande deposito di munizioni [sovietiche, nel deposito di Kolbasna, il più grande d'Europa] e liberare due brigate di soldati ucraini che sorvegliano il confine con la Moldavia."

    Cioè, neanche a dire "non sappiamo chi sia stato". Lo dicono apertamente.

    Il tutto per aiutare la NATO a far uscire il conflitto dall'Ucraina e poter intervenire in qualche modo.

    Ma anche per salvare, come ripetono tutti ormai senza sosta, circa 1.000 nazifascisti nell'Azovstal. Tutto questo per 1000 soldati quando l'Ucraina ne ha già perso (morti) circa 33mila senza contare prigionieri e feriti.

    Praticamente una missione suicida. Di nuovo: chi c'è nell'Azovstal che vale mettere a fuoco l'Europa pur di salvarlo/i?

    Guglielmo

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