sabato 12 febbraio 2022

L’Ucraìna come un’altra Pearl Harbor?

 


Vorrei sommessamente ricordare ai quaquaraquà nostrani che l’Ucraìna è esattamente il doppio dell’Italia, non è per niente una pianura, e che per arrivare a Kiev è necessario oltrepassare il Dnepr, che non è proprio un canale di Venezia, ma il quarto fiume europeo per lunghezza e scorre a un’altitudine che può superare i 200 m.. Un’invasione richiederebbe molte più forze di quelle schierate dai russi al confine con l’Ucraìna (un confine di 1500 km), come del resto a gennaio aveva sottolineato il ministro degli esteri ucraìno, che conosce di queste cose un po’ meglio dei nostri ministri.

Secondo il servizio doganale statale dell’Ucraìna, nel 2021, il paese ha aumentato la spesa in valuta estera per le importazioni di prodotti petroliferi a 5,614 miliardi di dollari, il 65,1% in più rispetto al 2020. In termini fisici, ben 8,79 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi sono stati importati, il 9,5% in più rispetto all’anno precedente. Allo stesso tempo, le importazioni di prodotti petroliferi dalla Bielorussia sono ammontate a 2,35 miliardi di dollari (41,8% di tutta la spesa per le importazioni di prodotti petroliferi).

Secondo il Servizio doganale federale della Federazione Russa, le esportazioni della Russia in Ucraìna nel 2021 sono state di 8 miliardi e 129,5 milioni di dollari, il 28,8% in più rispetto al 2020 (6 miliardi e 310,5 milioni di dollari). Le esportazioni di carburanti e lubrificanti hanno raggiunto un importo di 1,867 miliardi di dollari

La dipendenza dell’Ucraìna dalle importazioni di carburanti e lubrificanti è cresciuta costantemente negli ultimi 15 anni. Invece delle sei grandi raffinerie di petrolio che l’Ucraìna aveva in epoca sovietica, al paese ne è rimasta solo una. Nel 2020, i produttori nazionali ucraìni hanno assicurato solo il 49% del consumo di benzina, il 15% di gasolio e il 20% di GPL. Allo stesso tempo, la dipendenza del paese dal carburante diesel importato ammontava al 65%, mentre il 100% del cherosene per l’aviazione era fornito dalla Bielorussia.

Basterebbe che la Bielorussia tagliasse all’Ucraina le forniture di carburante e lubrificanti nonché quelle di elettricità per mettere in ginocchio Kiev. E dunque senza alcun intervento diretto o indiretto della Russia.

Il presidente Biden, invece di minacciare la Russia di sanzioni per qualcosa che non accadrà (almeno da parte russa), farebbe bene a occuparsi delle magagne degli Stati Uniti, che non tengono il passo con i tempi del mondo che cambia, e così i media europei, che da una rottura con la Russia la UE ha solo da perdere moltissimo.

Quando il Segretario di Stato americano Anthony Blinken difende il principio della porta aperta della NATO come diritto di qualsiasi paese che abbia fatto domanda per aderire all’alleanza, dimentica che secondo l’articolo 10 del Trattato di Washington, i membri dell’alleanza possono invitare solo i paesi che sono in grado di sostenere i principi dell’alleanza e contribuire alla sicurezza della regione del Nord Atlantico.

Non sembra questa la condizione dell’Ucraìna o della Georgia, né c’è unanimità all’interno dell’alleanza riguardo all’aspirazione dell’Ucraìna di entrare a far parte dei ranghi della NATO. Inoltre, il diritto di scegliere le alleanze non deve essere contrario al principio dellindivisibilità della sicurezza, cioè devono essere rispettati i diritti di tutti gli altri in questo rapporto, in tal senso va richiamato il concetto di sicurezza indivisibile in conformità con le dichiarazioni di Istanbul (2013) e Astana (2010) (si trovano in rete).

Se accadrà qualcosa di grave al confine con la Repubblica di Donetsk, dipenderà dai guerrafondai di Washington e dai terroristi ucraìni, che hanno concentrato un’enorme quantità di forze, compresi istruttori militari statunitensi e britannici, e vi stanno affluendo giornalisti ucraìni e stranieri. La macchina propagandistica è già all’opera. A pagarne le conseguenze sono già ora i Paesi della UE.

4 commenti:

  1. Sono d'accordo. A corroborare le previsioni va indicato l'andamento dei mercati, che non parla di guerra termonucleare imminente.
    Quanto a Putin e Zelens'kyj, nessuno dei due è un simpaticone. Però il nazista è l'ucraino.

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    1. mah sai, le posizioni ideologiche sono relative in questa contesa, anche se come solito agli yankee l'uncinato è storicamente sempre piaciuto.

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  2. Putin vuole che le regioni russofile (Lugansk e Donbass) restino in Ucraina per poter interferire mediante esse nella politica del vicino; l'Ucraina non vuole perdere un'area di enorme rilevanza produttiva, anche se culturalmente differente da quella rurale ed eurofila dell'Ovest, che guarda con invidia ai vicini dell'UE; gli USA manterranno suppurente l'area di crisi per tener ben lontano il polo economico europeo dalle smisurate riserve russo-siberiane. L'est Ucraina sarà probabilmente, in questa nuova guerra fredda, una questione analoga a quella berlinese del secolo scorso ed il presidente americano di turno, parafrasando Krushov, gli darà una strizzata ogni volta che vorrà far indispettire la Russia (anche se oggi sembra accada il contrario, con i guerrafondai di Washington che strepitano). Il dilemma è su quanto potrà durare, tra alti e bassi, la tensione e quali saranno i fattori che indurranno il cambiamento.
    (Peppe)

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  3. Ma no, si sbaglia. I russi sono i cattivi gli ucraini i buoni.
    Lo hanno detto al telegiornale. Anzi, a tutti i telegiornali.


    Scherzi a parte. Ieri mi è stata inflitta la visione del TG5. Stranamente in apertura hanno ospitato un intervento di un 'esperto di relazioni internazionali' di cui non ricordo il nome che ha fatto una descrizione sensata della situazione, a partire dalle modalità con le quali nell'URSS erano stati tracciati i confini nazionali. Ha ricostruito i diritti delle due parti, ovviamente leggermente sbilanciato verso l'Ucraina, ma tutto sommato una ricostruzione abbastanza obiettiva o per lo meno non troppo di parte.

    Subito dopo è iniziato il servizio della redazione che invece ricalcava alla perfezione lo slogan 'russi cattivi trinariciuti, ucraini vittime e nostri fratelli'.

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