giovedì 23 settembre 2021

Un crollo controllato?


«Gli analisti di Wall Street ripongono la loro fiducia nel Partito comunista cinese. [...] I mercati azionari si stabilizzano dopo il sell-off globale di lunedì». Non male questo titolo fiduciario.

Lunedì la crisi di Evergrande ha innescato significativi ribassi sui mercati azionari globali, tuttavia sell-off è stato interrotto martedì e ciò è stato in gran parte dovuto all’effetto delle assicurazioni date della principali società finanziarie secondo cui il governo cinese avrebbe la situazione sotto controllo.

Effettivamente la Cina non sta affrontando un “momento Lehman”, poiché Evergrande, il colosso immobiliare cinese, ha “solo” 850 milioni di dollari d’interessi in scadenza entro la fine dell’anno. Apparentemente quisquilie nell’universo finanziario. E però questo è un segnale che la speculazione immobiliare è anche in Cina a un punto di svolta.

Evergrande nella giornata odierna deve onorare due pagamenti: di 83,5 milioni d’interessi su un’obbligazione quinquennale dell’8,25% e un pagamento di altri 36 milioni di dollari in scadenza su un altro debito.

È molto probabile che le autorità cinesi sosterranno la linea di prevenzione del rischio sistemico per guadagnare tempo e per risolvere il rischio del debito, posto che la crisi di Evergrande ha implicazioni su tutto il sistema finanziario cinese. Per decenni si è operato secondo il principio che valeva la pena di prendere a prestito per costruire, nel caso di Evergrande principalmente abitazioni, nel caso della Cina non solo appartamenti, ma strade, ferrovie, aeroporti e altre infrastrutture.

Non è casuale ciò che sta avvenendo. La debacle di Evergrande è stata innescata da una decisione del mese scorso di inasprire le normative sul credito per le società ad alta leva finanziaria, in particolare nel settore immobiliare. Decisione motivata dal timore che l’escalation del debito, precedentemente incoraggiato, dovesse essere ridimensionata per non provocare una più vasta crisi finanziaria.

Le autorità finanziarie cinesi avevano dichiarato che i mutuatari dovevano soddisfare tre requisiti: il rapporto tra passività e attività doveva essere inferiore al 70%; il rapporto debito netto/patrimonio netto doveva essere inferiore al 100% e i livelli di liquidità dovevano essere almeno pari al debito a breve termine, criterio quest’ultimo più che ovvio.

Evergrande è aut su tutti e tre i parametri. Il suo modello di business è dipeso dall’afflusso di denaro a credito, l’aspettativa di vendita e un continuo aumento del prezzo degli appartamenti.

Come sempre accade in simili casi nel settore dell’edilizia, Evergrande ha venduto i proprie alloggi anche solo ricevendo anticipi, utilizzando il denaro ottenuto per finanziare ulteriori progetti, integrando il proprio flusso di cassa con prestiti a breve termine, anche da aziende del cosiddetto sistema bancario ombra e persino raccogliendo dai propri dipendenti. Pare che la società abbia un totale di 300 miliardi di dollari di debiti con 778 progetti in corso in 223 località.

Con una stretta creditizia imposta dalle autorità finanziarie e un mercato immobiliare in calo, ora stanno finendo i soldi per mandare avanti i cantieri e completare la costruzione di molti progetti edilizi. Secondo stime bancarie, sarebbero ben 1,6 milioni le persone che hanno investito nell’acquisto di appartamenti che ora potrebbero non ricevere mai.

È un tipico caso di avventura immobiliare, frequente in ogni angolo del mondo, anche in piccolissime realtà imprenditoriali senza solide basi finanziarie proprie. Vero è che negli Stati Uniti nel decennio scorso è accaduta sostanzialmente la stessa cosa con i famigerati mutui subprime, ma in tal caso s’era innescato una vero e proprio sistema Ponzi, vale a dire una catena di sant’Antonio che includeva un circuito finanziario mostruoso fatto di tanti azzardi intrecciati.

Tutto lascia supporre che anche nel caso cinese la crisi non si limiti a Evergrande e che coinvolga società che operano in diversi settori collegati. Ad ogni modo pare non si tratti della classica punta dell’iceberg e di una crisi della portata di quella americana del 2008, con il relativo panico che si propaga. È probabile che le autorità cinesi abbiano intenzione di provocare un “crollo” controllato per ridurre dell’indebitamento del mercato immobiliare, settore che ha un ruolo chiave nell’economia e che era ormai finanziariamente fuori controllo. Si vedrà.

Tuttavia, come sempre in economia (e non solo), ogni cosa si lega alle altre. Il settore immobiliare cinese rappresenta, per esempio, il consumo di circa un quinto dell’offerta mondiale di rame e acciaio. Se è vero che tutto si tiene insieme, anche da noi potremmo avere dei problemi d’interscambio tra arance e oppio per il popolo. 

1 commento:

  1. O. T: avrà influito il covid e relativo lockdown su questi dati?

    https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2021/09/23/usa-nel-2020-il-piu-alto-aumento-di-omicidi-in-60-anni_d591ba0d-3d7d-4ce3-b8b4-4c369455eb82.html

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