mercoledì 6 novembre 2019

Non più di tre pasti il giorno


La Lega, secondo i sondaggi, sale nei consensi e i soliti altri scendono. Il motivo fondamentale non riguarda solo l’incertezza mostrata dal governo sulla prossima manovra economica e certe annunciate misure ad capocchiam, quanto il fatto che gli sbarchi degli africani sono ricominciati. Errore non essere andati alle elezioni, doppio errore non aver lasciato fosse la Lega e i suoi compari a sbrogliare la matassa dell’immigrazione e quella dell’aumento dell’Iva. Triplo esiziale errore è stato quello di fare un governo in condominio con un imbecille, anzi con due, più precisamente un governo d’idioti.

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La situazione dell’ex Ilva di Taranto meriterebbe un’analisi psichiatrica prima ancora che una riflessione di strategia industriale, magari con la definizione degli obiettivi entro un piano di politica economica e sociale. Ma che vai a dire quando dio vuole che a occuparsene siano ancora e sempre dei folli, per cui c’è da temere che finirà grossomodo come la faccenda Alitalia (un milioncino di euro buttato ogni giorno, pari a 365 nuovi asili nido l’anno, per esempio), a meno non si tratti, poiché tutto può essere in questo paese di debosciati, di un deliberato piano di affossamento, la qual cosa sarebbe ancora più demenziale. Un discorso a parte meriterebbe la magistratura, non solo su questo caso, ma non vale la pena di rischiare.

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Intanto il comitato Fomc, braccio operativo della Federal Reserve americana, ha tagliato il tasso d’interesse di base di altri 0,25 punti percentuali nella riunione di fine ottobre. È il terzo taglio dal 31 luglio (complessivamente 0,75 punti), indicando che questa potrebbe essere l'ultima riduzione dell'anno (mancano però solo due mesi!).

I mercati finanziari, che hanno spinto per tassi sempre più bassi, l’hanno presa bene perché è una chiara indicazione che il flusso di denaro a basso costo continuerà, e anche per un altro motivo: il presidente della Fed, Jerome Powell, ha escluso ad vocem qualsiasi aumento dei tassi per il prossimo futuro, anzi, a tempo indeterminato.

La Fed ha motivato la sua ultima serie di tagli sostenendo che le riduzioni dei tassi erano una “polizza assicurativa” contro i rischi per l'economia causati dalle tensioni commerciali, in particolare il conflitto USA-Cina, e la minaccia di una Brexit senza accordi. Sono del parere, per quel che vale ovviamente, che la politica monetaria della Fed ha poco a che fare con il rilancio dell'economia reale, come invoca Trump, ma pur accogliendo i desiderata di quest’ultimo va in realtà a soddisfare le esigenze di Wall Street che sennò salta la baracca con tutti i burattinai.

Pare, da ciò che leggo, che le banche detengano denaro sopra le loro riserve richieste, ma non hanno messo l'eccedenza sul mercato nonostante ci sia un'opportunità redditizia per farlo. Il fatto che le principali banche non impieghino le eccedenze in quelle che in passato erano considerate operazioni normali, suggerisce un tentativo di manipolare i mercati per garantire un ulteriore afflusso di denaro a basso costo dalla Fed. Pensare male si fa peccato, ma … .

Powell ha parlato della necessità di pensare a nuove politiche per rendere più credibile l’obiettivo d’inflazione al 2%. In realtà anche se stampassero dollari da un solo lato e li buttassero dell’elicottero, l’inflazione rimarrebbe costantemente sotto dell'obiettivo del 2%, e difatti non mostra alcun segno d’inversione, pertanto il continuo taglio dei tassi equivale a una garanzia per i mercati finanziari di una continua politica “accomodante”.

Il mercato azionario è favorito dall’offerta di quantità illimitate di denaro ultra-economico, cosicché l'indice S&P 500 è aumentato di circa il 22 per cento quest'anno, tuttavia alla fine del gioco la ricchezza di un sistema si basa sull'estrazione di quantità sempre maggiori di plusvalore. Gli Stati Uniti grazie al dollaro e ad altre posizioni dominanti hanno avuto la possibilità per lunghissimo tempo di drenare plusvalore altrui, ma le cose stanno cambiando.

La bassa crescita dell'economia americana fa risaltare la menzogna dell'amministrazione Trump, e cioè che i suoi massicci tagli fiscali di quasi due anni fa, che hanno distribuito miliardi di dollari alle società e agli ultra ricchi, avrebbero favorito la spinta economica. Vero che il Pil del 2017 si attestò a più 2,3 e nel 2018 a un buon 2,9, ma si è trattato solo di un sussulto del ciclo economico indipendentemente dalle scelte governative. Gli ultimi dati sul prodotto interno lordo degli Stati Uniti segnalano un aumentato di appena l'1,9% annuo nel terzo trimestre, un dato che in Italia sarebbe celebrato a reti unificate, ma che per gli Usa è tutt’altro che lusinghiero.

L'aliquota dell'imposta sul reddito delle persone fisiche per i lavoratori è ora più alta rispetto a quella per i livelli di reddito più elevati. I tagli alle tasse per le società e i ricchi non sono stati utilizzati per finanziare investimenti, ma piuttosto per operazioni finanziarie parassitarie, inclusi riacquisti di azioni, fusioni e acquisizioni.

Vi sono chiari segni di un’altra crisi finanziaria in caso di rialzo dei tassi di interesse, o anche se vi fosse un’indicazione che potrebbero aumentare. Questi rischi sono stati segnalati anche in un rapporto consegnato il mese scorso dalla presidente dei comitati per la stabilità finanziaria della FED, Lael Brainard, a un comitato finanziario della Camera dei rappresentanti, nel quale si legge che i prestiti alle imprese sono aumentati più rapidamente del PIL e si sono avvicinati al loro picco storico. Hanno aumentato maggiormente i loro carichi di debito soprattutto le imprese con leva elevata, elevati rapporti di spesa per interessi e bassi profitti. Insomma, quelle con le pezze al culo.

E ciò porta a ricordare inevitabilmente le dichiarazioni emesse dalla Fed in merito al mercato dei mutui subprime in vista della crisi finanziaria del 2008.

Le crisi finanziarie sono come il classico canarino nelle miniere. La questione è sempre quella: anche i benestanti più di tre pasti il giorno non possono fare, e i nababbi possono dilapidare, tuttavia la massa di ricchezza tesaurizzata, dunque di capitale accumulato e inerte che non trova sbocco, resta enorme. Le politiche fiscali dei governi non risolvono e spesso anzi aggravano le contraddizioni immanenti al capitalismo.

10 commenti:

  1. in fasi come questa, in cui i settori manifatturieri dei paesi a capitalismo maturo non sanno dove sbattere la testa, si apprezza la peculiare resilienza alla contrazione offerta dal settore terziario, in particolare la parte che si dipana per lo più nel mercato interno (dai servizi alla persona alla ristorazione)

    anche negli usa, a guardare i dati sui nuovi occupati, sembra che si siano messi tutti a cucinare

    la ricchezza delle nazioni a capitalismo avanzato sembra fondarsi sulla sabbia, e vanno avanti così da dodici anni


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    1. hai ragione, anche perché il settore dei servizi rappresenta, come ben sai, quasi esclusivamente trasferimento di reddito e non creazione di nuovo valore

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  2. Una piccola riflessione: un tasso d'interesse del zero per cento (per modo di dire), non rappresenta una negazione del capitalismo?

    Buona giornata

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    1. rappresenta una delle tante contraddizioni, non una negazione assoluta
      buongiorno!

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  3. Sempre ben informata. Quando voglio avere pareri sull'andamento dell'economia politica mondiale, ma anche italiana, vengo a trovarti. Tanti saluti.

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  4. Se permetti, vorrei dire una cosa sul desiderio di Powell di aumentare l’inflazione. Questa stravaganza deriva ai banchieri centrali dalla osservazione che lo sviluppo della domanda avviene spesso in presenza di inflazione. Stanno, semplicemente, invertendo causa e effetto. Sarebbe come se, avendo appurato che la temperatura corporea è più alta a metà pomeriggio, uno cercasse di farsi venire la febbre per arrivare prima alle 17. Fortunatamente, queste assurde velleità si scontrano con l’accertata incapacità di manovrare certe variabili: impossibile farsi venire la febbre, impossibile aumentare l’inflazione operando a freddo dalla stanza dei bottoni di una banca centrale. Lo sanno per certo i governatori giapponese, europeo e americano. In generale, a mio parere la politica monetaria è inutile e velleitaria.

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    1. una politica monetaria ritengo sia indispensabile. altra cosa è credere che questa basti a eludere le contraddizioni, per esempio lo squilibrio tra domanda e offerta. ciao

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    2. questa è proprio curiosa, la politica monetaria sarebbe indispensabile mentre quella fiscale è in ogni caso inutile o dannosa. Questo sì che suona come un vero e proprio inno al neoliberismo.

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    3. vedo che s'è fermato alle prime sei parole e poi non ce l'ha più fatta. se avesse continuato a leggere avrebbe avuto la possibilità d'intendere che il mio giudizio sulla politica fisceli è identico a quello a quello sulla politica monetaria
      sì, sono neoliberista

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