In una recente intervista Rossana Rossanda
dice:
« …
il nucleo del pensiero rivoluzionario di Marx non è stato mai realizzato
davvero. La mia ortodossia fa riferimento a questa realtà. Il comunismo che
abbiamo conosciuto è tutt’altra cosa. Pieno di cose orribili».
Se era “tutt’altra cosa” dal “nucleo del
pensiero rivoluzionario di Marx”, che cos’era realmente quel “comunismo che
abbiamo conosciuto”? Pieno di cose orribili, d’accordo, ma esattamente?
Questa era la domanda più interessante che
l’intervistatore doveva fare a Rossana Rossanda, ma non gliel’ha fatta. Evidentemente
l’intervistatore conosce a menadito il “nucleo del pensiero rivoluzionario di
Marx” e ciò che lo differenziava dal “comunismo che abbiamo conosciuto”.
Personalmente non ho conosciuto nessun tipo
di “comunismo”, né quello di Marx (e questo è pacifico) e nemmeno di altro
tipo.
*
A nulla è servito modificare i rapporti
giuridici di proprietà dei mezzi di produzione lasciando inalterata
l’organizzazione del lavoro, la forma merce del lavoro stesso, la sua
sottomissione reale alla produzione di plusvalore. Una classe di sfruttatori inefficienti
e corrotti è stata sostituita da una burocrazia di partito e tecnico-amministrativa
che inizialmente ha saputo senz’altro raggiungere, con elevati costi umani,
degli obiettivi importanti sul piano economico e sociale, ma essa non aveva
alcun interesse di spingersi oltre lo status quo, e oggettivamente non poteva nemmeno farlo.
Il successo o insuccesso di simili ed
epocali imprese non può dipendere anzitutto che dallo sviluppo della produzione
materiale, dallo stato generale della scienza e dal progresso della tecnologia,
insomma dallo stato della ricchezza reale della società, che si manifesta in
una straordinaria proporzione tra tempo di lavoro impiegato e il suo prodotto.
La produzione eccedente è misura della
grandezza del lavoro eccedente, che
dipende dalla produttività del lavoro necessario.
Solo dal grado di produttività e di sovrabbondanza relativa già raggiunto si
può stabilire quale parte del tempo e quali mezzi di produzione possono essere impiegati
alla produzione immediata di valori d’uso.
Su tale frangente sia la Russia sovietica e
sia la Cina maoista hanno dovuto misurarsi. L’accumulazione originaria e lo
sviluppo dell’industria e meccanizzazione dell’agricoltura non sono stati
obiettivi di poco conto nemmeno in occidente. Sennonché in nessun caso, ad
oriente e a occidente, il valore di scambio mai ha cessato di essere la misura
del valore d’uso. E questo fatto la dice lunga sul “comunismo che abbiamo
conosciuto”.
Per raggiungere una tale condizione di
eccedenza è necessario che la parte di produzione indirizzata alla produzione
di capitale fisso (per dirla come un economista borghese) non produca immediati
oggetti di consumo e neppure immediati valori di scambio, o perlomeno non
valore di scambio immediatamente realizzabile.
Può sembrare una questione puramente
accademica, ma non è così; si tratta viceversa di una questione maledettamente
pratica. Se devo lavorare per un certo numero di ore il giorno, non fa alcuna
differenza se il padrone è lo Stato o un consiglio d’amministrazione di una
multinazionale. La
riduzione del tempo di lavoro a un minimo decrescente, per la società in
generale e per ogni membro di essa, garantiti ovviamente i bisogni primari,
costituisce una delle più essenziali differenze tra un sistema che ha lo scopo diretto di
appropriarsi del tempo di lavoro eccedente e una società comunista.
Rossana Rossanda, se l'intervistatore glielo avesse chiesto, avrebbe risposto meglio di così, forse sottolineando anche questo aspetto.
Rossana Rossanda, se l'intervistatore glielo avesse chiesto, avrebbe risposto meglio di così, forse sottolineando anche questo aspetto.
Non so se Rossanda avrebbe risposto meglio di così, giacché meglio di così è difficile spiegare.
RispondiEliminaP.S.
Il primo paragrafo dopo l'asterisco è perfetto.
95 anni, lucidissima. ho un episodio curioso che ti racconterò in privato.
Eliminasul post: era più lungo, ho tagliato, cosicché manca la parte relativa ad un altro punto saliente dell'intervista. in breve: nessuno è più marxista, ma per la miseria senza il marxismo chi si sarebbe preso cura dell'opera di Marx? Achille Luria, Karl Dühring, Piero Sraffa e a salire altri così? Non c’è Marx senza marxismo. Il marxismo con i suoi dogmi, errori e cortocircuiti, certo, ma senza di esso c’è solo la palude dei Veltroni, dei Renzi, dei Fusaro.
Bisogna cambiare la struttura.
RispondiEliminama anche la sovrastruttura non scherza
Eliminasecondo me la domanda più interessante (che rivolgo anche a lei) sarebbe stata questa: posto che l'esperienza sovietica non c'entrava nulla con Marx perché i leaders di quell'esperienza si richiamarono costantemente, in maniera esclusiva, al pensatore di Treviri? Fu un caso ? Fu per accattivarsi le simpatie del movimento operaio ? Oppure perché nell'opera di Marx esistono delle ambiguità, o degli spazi vuoti, che permisero e anzi favorirono tale improprio richiamo ? Secondo me è vera la terza ipotesi. L'idea del comunismo come "movimento reale che conduce etc"" mal sì concilia con l'idea della necessità di una rivoluzione armata e soprattutto con la supposta necessità di una transitoria dittatura del proletariato. Fino a quando il momento della rivoluzione armata e della dittatura verrà considerato necessario sarà difficile opporsi per un comunista alle obiezioni di coloro che paventano un ripetersi degli orrori dell'esperienza sovietica.
RispondiEliminalei le rivoluzioni come vorrebbe farle, con i fiori?
Eliminapersonalmente sono contrario alle rivoluzioni, lei ha un metodo per sapere con certezza quando le condizioni sono mature ? Oppure propone di fare delle rivoluzioni a caso sperando che il grado di sviluppo delle forze produttive sia questa volta quello giusto ?
Eliminala sua è una visione soggettivistica della realtà storica
EliminaÈ la struttura che,superando le fragilità educative e cognitive a livello mondiale e non in un solo paese, determinerà la sovrastruttura.
RispondiEliminanon credo vi sia un rapporto così deterministico
Eliminapenso che più che deterministico si possa definire ragionevole.
RispondiEliminain russia lo sviluppo capitalistico ha parlato il linguaggio marxista; in italia il fascismo, cioè ancora le esigenze dello sviluppo capitalistico, ha fatto la sua parte attuando riforme di tipo socialista, così vanno le cose
RispondiEliminameno male che è la storia stessa che si prende cura del metodo materialista di marx ed engels, dandogli a parer mio una freschezza che ieri non poteva avere