lunedì 4 novembre 2019

La storia secondo Melloni e il solito Chiaberge

Con aggiornamento e riproduzione di documenti in nota.







Franz Papen e Angelo Roncalli indubbiamente si conoscevano, si dice anzi che fossero amici (*). Tuttavia è assurdo affermare che nel 1941 Roncalli rinfacciasse le camere a gas a Papen; queste non erano state ancora attivate e ad ogni modo nessuno ebbe notizie di esse per molto tempo ancora (anche negli ambienti più informati). Si ricordi che la conferenza di Wannsee è del gennaio 1942 (**).

Quello che è certo: dopo la morte di Pio XI, nel febbraio del 1939, il suo successore Pio XII non rinnovò a Papen il titolo onorario di Cameriere papale; Giovanni XXIII restituì a Papen il titolo il 24 luglio 1959. E fece anche molto di più quando quel criminale, che ebbe parte non trascurabile nell’ascesa di Hitler al cancellierato (e fu suo Vice) e in altre spregevoli azioni al servizio dei nazisti, fu processato a Norimberga.

È di rilievo, sul sito della Yale Law School, il giudizio contrario del membro sovietico del Tribunale militare internazionale di Norimberga, Iona Timofeevich Nikitchenko, in opposizione alla sentenza relativa, tra gli altri, all’imputato von Papen. La relazione del giudice sovietico contraria alla mite condanna inflitta a Papen fu scritta assieme al giudice inglese William Norman Birkett.

Sovrapporre a Salvini dei giudizi espressi a suo tempo su Hitler è davvero risibile. Se la situazione non cambia in meglio (e non cambierà) ci sarà da digerire ben altro che Pane & Nutella. 

(*) Sui rapporti tra Roncalli e Papen: Rapporto di mons. Roncalli sulla sua visita a von Papen, ambasciatore ad Ankara, il 13 agosto 1940, in: Le Saint Siège et la guerre in Europe, Libreria editrice vaticana, 1967, pp. 105-111.



E, ancora poi nel 1941:


*
«Roncalli asserì in un discorso per la commemorazione dei Patti Lateranensi in San Marco nel 1954: nonostante Mussolini fosse divenuto, in seguito, motivo di grande tristezza per il popolo italiano, è umano e cristiano ricordare “la sua valida e decisa cooperazione allo studio e la conclusione dei patti lateranensi”», sta in: Pio XI nella crisi europea, a cura di R. Perin, edizioni Ca’ Foscari, Atti del Colloquio di Villa Vigoni, 4-6 maggio 2015, p. 235.

"Nonostante" questo e quell'altro per i preti ciò che conta è la pecunia (QUI).


(**) «Alla fine del 1941 [i] primi esperimenti con i furgoni a gas, un metodo considerato più adeguato all’umanità degli esecutori. Ma quei furgoni-killer non presero mai  piede» (Adam Tooze, Il prezzo dello sterminio, p. 580.

Lo sterminio degli ebrei da parte nazista aveva sicuramente motivazioni ideologiche, ma queste durante il conflitto mondiale dovevano passare in secondo piano rispetto a motivazioni di ordine economico.  Ad Auschwitz (unico campo di sterminio con camere a gas) o nel resto della Polonia, si eliminavano gli ebrei non abili al lavoro soprattutto per questioni di economia alimentare. Per lo stesso motivo si fecero morire d’inedia centinaia di migliaia di prigionieri russi e di altre nazioni, compresi migliaia di italiani internati.

6 commenti:

  1. Treblinka e Sobibòr non avevano forse camere a gas? Mi pare anzi che questi due siti fossero destinati unicamente allo sterminio e che non vi si svolgesse alcuna attività produttiva che non fosse la sola spoliazione delle vittime

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    1. Il riferimento riguarda “Auschwitz o il resto della Polonia”.

      «Ma i mezzi principali per sterminare il grosso della popolazione ebraica della Polonia erano tre campi di sterminio, Treblinka, Sobibor e Chelm, oltre alle camere a gas del campo di concentramento di Auschwitz. Mentre i primi tre centri furono chiusi nel 1943, Auschwitz continuò ad operare fino a diventare la destinazione finale per centinaia di migliaia di ebrei provenienti da tutta Europa occidentale nel 1942 e nel 1943, E dall’Ungheria del 1944» (Tooze, 627-28).

      Non escludo che in altri campi della Polonia vi fossero in uso camere a gas.

      Mauthausen, in Austria, aveva le camere a gas.

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    2. un punto di vista molto documentato:
      Norman G. Finkelstein, L'industria dell'Olocausto, Rizzoli, 2002.
      l'autore non è un negazionista, tutt'altro, ma descrive la nascita del "mito" dell'olocausto (la sua realtà è un fatto storico), le strumentalizzazioni e le vere e proprie falsificazioni per scopi politici o di lucro.

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    3. Così è chiaro, non avevo colto che si riferiva a un preciso periodo di tempo. Grazie per la risposta

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  2. Melloni coltiva una speciale devozione per Papa Roncalli, al punto di poterne essere definito agiografo. Si sa che gli agiografi sono indulgenti, e spesso creativi. Si veda, per esempio, il noto articolo pubblicato da Melloni sul Corriere nel 2004, nel quale raccontava lo spregevole episodio dei bambini ebrei battezzati durante la guerra e poi non restituiti alle famiglie di origine. Melloni tende ad accreditare, senza possederne prova, l'idea di una disubbidienza di Roncalli a Pio XII. Li avrebbe restituiti, i bambini, ma "senza annotare in dettaglio gli sviluppi". Forse non tutti furono restituiti, visto che "non c'è per ora un censimento". Ma certamente agì, agì, come dimostrano...le vicende del Concilio Vaticano II (tre lustri dopo).
    Questo per dire che la disinvoltura del Melloni nel saltabeccare fra un anacronismo e l'altro non è casuale, ma frutto di lunga e studiata pratica. Qui: https://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/12_Dicembre/28/papa-roncalli.shtml
    Sul rapporto fra Vaticano e fascismo, giova sempre citare "Il manganello e l'aspersorio" di Ernesto Rossi. Riboccante di citazioni, specie quelle antisemite da La Civiltà Cattolica. La quale rivista, come è noto, gode di buona salute e di finanziamenti statali, e può essere definita l'organo di stampa del Papa.

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    1. grazie per l'articolo del Corriere
      Ernesto Rossi è un amico della mia biblioteca
      su Melloni non voglio aggiungere nulla oltre a quello che hai detto

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