La Lega, secondo i sondaggi, sale nei
consensi e i soliti altri scendono. Il motivo fondamentale non riguarda solo
l’incertezza mostrata dal governo sulla prossima manovra economica e certe
annunciate misure ad capocchiam, quanto il fatto che gli sbarchi degli africani
sono ricominciati. Errore non essere andati alle elezioni, doppio errore non
aver lasciato fosse la Lega e i suoi compari a sbrogliare la matassa
dell’immigrazione e quella dell’aumento dell’Iva. Triplo esiziale errore è stato quello
di fare un governo in condominio con un imbecille, anzi con due, più
precisamente un governo d’idioti.
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La situazione dell’ex Ilva di Taranto
meriterebbe un’analisi psichiatrica prima ancora che una riflessione di
strategia industriale, magari con la definizione degli obiettivi entro un piano
di politica economica e sociale. Ma che vai a dire quando dio vuole che a
occuparsene siano ancora e sempre dei folli, per cui c’è da temere che finirà
grossomodo come la faccenda Alitalia (un milioncino di euro buttato ogni giorno,
pari a 365 nuovi asili nido l’anno, per esempio), a meno non si tratti, poiché
tutto può essere in questo paese di debosciati, di un deliberato piano di
affossamento, la qual cosa sarebbe ancora più demenziale. Un discorso a parte
meriterebbe la magistratura, non solo su questo caso, ma non vale la pena di
rischiare.
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Intanto il comitato Fomc, braccio operativo
della Federal Reserve americana, ha tagliato il tasso d’interesse di base di altri
0,25 punti percentuali nella riunione di fine ottobre. È il terzo taglio dal 31
luglio (complessivamente 0,75 punti), indicando che questa potrebbe essere
l'ultima riduzione dell'anno (mancano però solo due mesi!).
I mercati finanziari, che hanno spinto per
tassi sempre più bassi, l’hanno presa bene perché è una chiara indicazione che
il flusso di denaro a basso costo continuerà, e anche per un altro motivo: il
presidente della Fed, Jerome Powell, ha escluso ad vocem qualsiasi aumento dei
tassi per il prossimo futuro, anzi, a tempo indeterminato.
La Fed ha motivato la sua ultima serie di
tagli sostenendo che le riduzioni dei tassi erano una “polizza assicurativa”
contro i rischi per l'economia causati dalle tensioni commerciali, in
particolare il conflitto USA-Cina, e la minaccia di una Brexit senza accordi.
Sono del parere, per quel che vale ovviamente, che la politica monetaria della
Fed ha poco a che fare con il rilancio dell'economia reale, come invoca Trump,
ma pur accogliendo i desiderata di quest’ultimo va in realtà a soddisfare le
esigenze di Wall Street che sennò salta la baracca con tutti i burattinai.
Pare, da ciò che leggo, che le banche detengano
denaro sopra le loro riserve richieste, ma non hanno messo l'eccedenza sul
mercato nonostante ci sia un'opportunità redditizia per farlo. Il fatto che le
principali banche non impieghino le eccedenze in quelle che in passato erano
considerate operazioni normali, suggerisce un tentativo di manipolare i mercati
per garantire un ulteriore afflusso di denaro a basso costo dalla Fed. Pensare
male si fa peccato, ma … .
Powell ha parlato della necessità di pensare
a nuove politiche per rendere più credibile l’obiettivo d’inflazione al 2%. In
realtà anche se stampassero dollari da un solo lato e li buttassero
dell’elicottero, l’inflazione rimarrebbe costantemente sotto dell'obiettivo del
2%, e difatti non mostra alcun segno d’inversione, pertanto il continuo taglio
dei tassi equivale a una garanzia per i mercati finanziari di una continua politica
“accomodante”.
Il mercato azionario è favorito dall’offerta
di quantità illimitate di denaro ultra-economico, cosicché l'indice S&P 500
è aumentato di circa il 22 per cento quest'anno, tuttavia alla fine del gioco la
ricchezza di un sistema si basa sull'estrazione di quantità sempre maggiori di
plusvalore. Gli Stati Uniti grazie al dollaro e ad altre posizioni dominanti
hanno avuto la possibilità per lunghissimo tempo di drenare plusvalore altrui,
ma le cose stanno cambiando.
La bassa crescita dell'economia americana fa
risaltare la menzogna dell'amministrazione Trump, e cioè che i suoi massicci
tagli fiscali di quasi due anni fa, che hanno distribuito miliardi di dollari
alle società e agli ultra ricchi, avrebbero favorito la spinta economica. Vero
che il Pil del 2017 si attestò a più 2,3 e nel 2018 a un buon 2,9, ma si è
trattato solo di un sussulto del ciclo economico indipendentemente dalle scelte
governative. Gli ultimi dati sul prodotto interno lordo degli Stati Uniti
segnalano un aumentato di appena l'1,9% annuo nel terzo trimestre, un dato che
in Italia sarebbe celebrato a reti unificate, ma che per gli Usa è tutt’altro
che lusinghiero.
L'aliquota dell'imposta sul reddito delle
persone fisiche per i lavoratori è ora più alta rispetto a quella per i livelli
di reddito più elevati. I tagli alle tasse per le società e i ricchi non sono
stati utilizzati per finanziare investimenti, ma piuttosto per operazioni finanziarie
parassitarie, inclusi riacquisti di azioni, fusioni e acquisizioni.
Vi sono chiari segni di un’altra crisi
finanziaria in caso di rialzo dei tassi di interesse, o anche se vi fosse un’indicazione
che potrebbero aumentare. Questi rischi sono stati segnalati anche in un
rapporto consegnato il mese scorso dalla presidente dei comitati per la
stabilità finanziaria della FED, Lael Brainard, a un comitato finanziario della
Camera dei rappresentanti, nel quale si legge che i prestiti alle imprese sono
aumentati più rapidamente del PIL e si sono avvicinati al loro picco storico. Hanno
aumentato maggiormente i loro carichi di debito soprattutto le imprese con leva
elevata, elevati rapporti di spesa per interessi e bassi profitti. Insomma,
quelle con le pezze al culo.
E ciò porta a ricordare inevitabilmente le
dichiarazioni emesse dalla Fed in merito al mercato dei mutui subprime in vista
della crisi finanziaria del 2008.
Le crisi finanziarie sono come il classico
canarino nelle miniere. La questione è sempre quella: anche i benestanti più di
tre pasti il giorno non possono fare, e i nababbi possono dilapidare, tuttavia
la massa di ricchezza tesaurizzata, dunque di capitale accumulato e inerte che
non trova sbocco, resta enorme. Le politiche fiscali dei governi non risolvono e
spesso anzi aggravano le contraddizioni immanenti al capitalismo.
in fasi come questa, in cui i settori manifatturieri dei paesi a capitalismo maturo non sanno dove sbattere la testa, si apprezza la peculiare resilienza alla contrazione offerta dal settore terziario, in particolare la parte che si dipana per lo più nel mercato interno (dai servizi alla persona alla ristorazione)
RispondiEliminaanche negli usa, a guardare i dati sui nuovi occupati, sembra che si siano messi tutti a cucinare
la ricchezza delle nazioni a capitalismo avanzato sembra fondarsi sulla sabbia, e vanno avanti così da dodici anni
hai ragione, anche perché il settore dei servizi rappresenta, come ben sai, quasi esclusivamente trasferimento di reddito e non creazione di nuovo valore
EliminaUna piccola riflessione: un tasso d'interesse del zero per cento (per modo di dire), non rappresenta una negazione del capitalismo?
RispondiEliminaBuona giornata
rappresenta una delle tante contraddizioni, non una negazione assoluta
Eliminabuongiorno!
Sempre ben informata. Quando voglio avere pareri sull'andamento dell'economia politica mondiale, ma anche italiana, vengo a trovarti. Tanti saluti.
RispondiEliminaanch'io vengo spesso da te per un ripasso
Eliminacari saluti
Se permetti, vorrei dire una cosa sul desiderio di Powell di aumentare l’inflazione. Questa stravaganza deriva ai banchieri centrali dalla osservazione che lo sviluppo della domanda avviene spesso in presenza di inflazione. Stanno, semplicemente, invertendo causa e effetto. Sarebbe come se, avendo appurato che la temperatura corporea è più alta a metà pomeriggio, uno cercasse di farsi venire la febbre per arrivare prima alle 17. Fortunatamente, queste assurde velleità si scontrano con l’accertata incapacità di manovrare certe variabili: impossibile farsi venire la febbre, impossibile aumentare l’inflazione operando a freddo dalla stanza dei bottoni di una banca centrale. Lo sanno per certo i governatori giapponese, europeo e americano. In generale, a mio parere la politica monetaria è inutile e velleitaria.
RispondiEliminauna politica monetaria ritengo sia indispensabile. altra cosa è credere che questa basti a eludere le contraddizioni, per esempio lo squilibrio tra domanda e offerta. ciao
Eliminaquesta è proprio curiosa, la politica monetaria sarebbe indispensabile mentre quella fiscale è in ogni caso inutile o dannosa. Questo sì che suona come un vero e proprio inno al neoliberismo.
Eliminavedo che s'è fermato alle prime sei parole e poi non ce l'ha più fatta. se avesse continuato a leggere avrebbe avuto la possibilità d'intendere che il mio giudizio sulla politica fisceli è identico a quello a quello sulla politica monetaria
Eliminasì, sono neoliberista