Che
questa Italia sclerotica e nevrotica fosse un paese da burla cui nessuno crede
più, che la sua classe dirigente – “tra le più premoderne, violente e
predatrici della storia occidentale” – fosse lo specchio fedele della sua
arretratezza civile e culturale, si sapeva ed è stato confermato mille volte
anche da tragiche vicende. Charlie Hebdo
con le sue vignette ritrae un paese di mafiosi d’ogni ordine e grado che
piangono sulle vittime di crolli ampiamente prevedibili, di scuole collassate non
appena messe – a parole – in “sicurezza” antisismica (*). Una riprova? Gli dèi
non vogliano ma l’avremo alla prossima scossa di terremoto: verranno giù altre
scuole, case e chiese, e però il tema di questi mesi è stato (e sarà) quello
delle olimpiadi a Roma. Una baruffa tra buffoni.
Non
sono le parole a gonfiare il populismo, ma l’assenza di una qualsiasi politica
di concreto miglioramento (o non peggioramento) della vita quotidiana.
* * *
Dopo
anni di annunci e mesi d’incontri tra governo e sindacati in tema di pensioni,
di tavoli tecnici e tavolini politici, dichiarazioni giornaliere e paginate sui
giornali, si viene a sapere che non è stato fornito un solo documento, un
pezzetto di carta, una cifra da parte del governo. Solo a metà settembre la
signora Camusso scopre che in queste condizioni il prossimo 21 settembre sarà
impossibile un “accordo”. Buffoni e pornografi.
(*)
Oltretutto, tollerare tutte le opinioni non significa farsene sostenitori. Un
paese dove è bandita o censurata un’opinione, un’ideologia, una religione, è un
paese illiberale. Per contro, nessuna idea o credo possono sottrarsi alla
critica, all’irrisione, al ridicolo, alla parodia, allo sberleffo, alla
caricatura, alla contraffazione. Aveva ragione il poeta Louis Scutenaire: “Ci
sono cose su cui non si scherza. Non abbastanza!”.
Non sono molto informato sui dettagli della querela del comune di Amatrice alla rivista Charlie Hebdo, ma suppongo che il sindaco sia stato spronato a farlo da qualche leguleio convinto di ricavarne, a contorno, una sostanziosa parcella.
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