Eugenio
Scalfari, pur cacando dubbi, si avvicina sempre più al momento della sua
conversione. Oggi, nel recensire il libro di un vescovo cattolico, tale
Vincenzo Paglia, con debite citazioni di papa Francesco e del mercato della
povertà, parla di un “nuovo umanesimo di fronte alla fine”. Un umanesimo così
nuovo che ancora una volta scopre essere la morte destino comune, unica certezza
anche per chi, ahimè, non cerca verità assolute in cielo ben sapendo che tali
illusioni si sbriciolano rasoterra.
Viene meno la mitologia cristiana sull’aldilà e il “dubbio inquina continuamente anche i credenti più fedeli all'insegnamento
religioso”? La Chiesa per non
perdere il controllo del mercato spirituale si sta adattando a un divenire che
la costringe a farsi altra. E trova sempre, non da oggi, alleati tra quanti,
sulla corda tesa della morte, arrischiano l’ultimo equilibrismo. Ed infatti è “lo
spazio del mistero che dobbiamo salvaguardare”, scrive il prete-vescovo con
l’adesione convinta dell’ateo-chierico.
La
lucidità di questo genere d’intellettuali consiste il più delle volte nella
loro facoltà di nutrire le speculazioni di un pensiero separato. Queste anime
patrizie, esonerata la loro cattiva coscienza, divenute contemplative del
proprio ombelico, invece d’interessarsi allo sfruttamento della vita di
miliardi di esseri umani e della natura da parte di un sistema cervellotico, ci
vengono a raccontare le loro angosce per il “dopo”, a far propri i concetti più
astratti e ridicoli dopo una vita passata a sguazzar alterigia laicista nei salotti “de
sinistra”. Puah.
Stupendo quel "puah". Vale mille parole.
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