È
da ieri che mi chiedo cosa ci sta dietro la faccenda Apple e TTIP, e che cosa ha dato il là alla canea mediatica con in testa il Sole 24ore.
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Sugli accordi TTIP sono state dette, specie in
Francia, parole di fuoco. Sintomatica e tipica è poi la presa di posizione dei
funzionari del Tesoro degli Stati Uniti sul caso Apple. Questa multinazionale
pagava nel 2003 in Irlanda l’un per cento di tasse (invece del già risibile
12,5), e nel 2014 lo 0,005 per cento! Ci credo che le multinazionali finanzino
le campagne elettorali presidenziali a suon di milioni di dollari: negli Usa Apple
ha evitato di pagare le imposte su 181 miliardi di $ di profitti. Legalmente, s’intende.
La
borghesia europea sta approfittando del momento critico in cui si trova l’establishment
americano, e del fatto che il voto Brexit ha rimosso dai colloqui TTIP l’alleato
principale più vicino a Washington all'interno dell'UE. Quasi un decennio dopo
lo scoppio della crisi dei mutui subprime e il conseguente crollo economico
globale, non ci sono prospettive per una vera ripresa economica. Con l'Europa
afflitta da stagnazione, disoccupazione di massa e un'ondata di crisi bancarie,
per ora concentrate in Italia, la borghesia europea si sente in grado di
negoziare un accordo con la classe dirigente americana su come dividere i profitti. Tutto qua? E vi pare poco per delle
colonie?
Le contraddizioni economiche, tra Washington e le potenze europee, s’intensificano. E anche le sempre più insistenti prese di posizione per una politica estera e militare più indipendente dell'UE sono un segnale che le cose stanno cambiando. Sulla Brexit è significativo cosa scriveva l’altro ieri la Sueddeutsche Zeitung. Le sanzioni alla Russia sono costate decine di miliardi all’Europa, e la vicenda della China Investment Bank non ha certo alleggerito le tensioni con gli Usa. E queste sono solo alcune delle cose che sappiamo, molte altre restano ignote. È ad ogni modo questa, in primis e sostanzialmente, la chiave di lettura per questi fatti. Il resto sono chiacchiere e propaganda, buone per Radiotre.
la borghesia europea si sente in grado di negoziare un accordo con la classe dirigente americana su come dividere i profitti.
RispondiEliminaCi credo poco anche perchè i "merikani" hanno metodi "extraeonomici" molto convincenti e nessuna abitudine ad "abbozzare".
Penso invece alle solite dichiarazioni "paracule" del servitorme europoide e che del TTIP ne sentiremo ancora parlare una volta passate le imminenti elezioni locali tedesche.
ws
la contraddizione è che lo sganciamento avviene in un momento di peculiare debolezza economica e politica europea, a fronte di una maggiore capacità capitalistica degli USA di tamponare la crisi internazionale dei profitti, anche grazie ai paradisi fiscali.
RispondiEliminama proprio per questo, ora che sono in tanti a voler mangiare una torta che non basta per tutti, e con formidabile appetito, l'atteggiamento tipico delle medie potenze subordinate -dare ragione a tutti per farsi infine gli interessi propri- è palesemente insufficiente a portare acqua al proprio mulino.
Pensare agli stati europei come colonie degli usa non mi torna, già dagli anni 50. La fenomenologia imperialista è a volte poco netta, eppoi si sta parlando dei rapporti con uno dei due vincitori della II guerra.
In germania lo sganciamento è già in atto da decenni (mica si sono scordati degli accordi dell'hotel Plaza) ma acquisisce sempre maggior forza tanto più si rafforzano i legami economici con la Cina -e pure quelli con l'India, non c'è dubbio che nelle sedi opportune sia un leit motiv magari sottotraccia.
Non ti torna la dipendenza dell’europa dagli usa? E allora spiega che cosa fa la Nato in Europa, perché un governo deve avere il placet di Washington, come mai la “spina” delle comunicazioni sta in America, ecc.. Sul fatto che si facciano sempre più stretti i legami con l’asia sono d’accordo, e pure sul fatto che la Ue non gradisca le sanzioni alla russia. E che vi sia lotta per la spartizione dei profitti. Che si acuiscano le contraddizioni tra Usa e Ue. Infatti di questo ho scritto come chiave di lettura.
Eliminaa Olympe
Eliminanon chiamerei dipendenza o colonialismo la convenienza a stare nel lato forte del capitalismo mondiale: ci si sta fino a che conviene cioè fino a quando è il lato forte.
lato forte tutt'altro che compatto quando c'è da farsi i businnes propri se i rapporti di forza interni lo permettono. così leggo il washington consensus
chiaro che non intendevo "colonia" in senso letterale, ma non la chiamerei nemmeno semplice convenienza, poiché tale concetto implica discrezionalità, e dunque libertà di scelta, che in molti casi non c'è
EliminaNel declino "atlantico"(Atlantismo) ci stanno queste mosse.
RispondiEliminaSolo che non è una novità.
Ma si sa che stupore colpisce chi non si informa o meglio fa finta....
Vedremo gli sviluppi nel prossimo "lustro".
caino