Alle
mie latitudini non si dovrà attendere domani per l’autunno. Nella primavera
scorsa erano cominciati gli incontri tra governo e sindacati per sbrogliare la
matassa complicatissima (si fa per dire) delle pensioni, ossia per apportare qualche correttivo
alla famigerata legge Napolitano-Monti-Fornero. La riunione finale era stata
calendarizzata per la fine dell’estate, ossia per il 12 scorso, poi spostata al
primo giorno d’autunno per consentire a governo e sindacati di “lavorarci”.
Oggi si viene a sapere che l’incontro di domani è stato spostato al 27 di questo mese.
Forse, perché quello è il giorno della trasmissione della nota di aggiornamento
del Def, il Documento di economia e finanza, al Parlamento. In quella nota ci
saranno tutte le nuove cifre dell'economia italiana. Dunque che cosa contratteranno
mai i sindacati col governo in tema di pensioni che già non sia stato deciso dal governo stesso?
Pertanto,
si può star sicuri che per quella data non si definirà un bel nulla, e si
mangerà la zuppa preparata e offerta da via XX settembre. Prova ne sia, come anticipavo
la scorsa settimana e come conferma oggi Repubblica,
che “in buona sostanza non ci sarebbe
ancora nulla di scritto – un piano, dei numeri, qualche proiezione – da mettere
sul tavolo. Mancherebbe cioè la sostanza, dopo tante chiacchiere e indiscrezioni”
(*).
Un
paese di magliari e di buffoni, non c’è da meravigliarsi più di nulla. Un paese
in cui si paga un’imposta del 22 per cento per la carta con cui ci si pulisce
il culo. Sul valore aggiunto, appunto!
(*)
“Ma perché il vertice salta? Curiose le
giustificazioni. Per Palazzo Chigi il contrattempo è dovuto alle difficoltà
"di uno dei leader sindacali". No, è il governo ad avere
"problemi tecnici", trapela da fonti sindacali”.
Nessun commento:
Posta un commento