martedì 30 giugno 2015

Quale che sia l’esito


Nelle prime ore di domenica, il parlamento greco ha votato la richiesta del governo d’indire un referendum sulle proposte dei creditori. Dopo 14 ore di dibattito è seguito il voto per appello nominale. Il governo doveva superare la soglia dei 151 voti su 300, la proposta è stata approvata con 178 voti contro 120. Due deputati erano assenti. Syriza ha avuto l'appoggio dei Greci Indipendenti (Anel), il partito populista di destra partner di coalizione, per un totale di 161 voti. Inoltre, hanno votato a favore i deputati fascisti di Alba dorata. Il presidente greco, Prokopis Pavlopoulos, preso atto della decisione del parlamento, ha annunciato il referendum nazionale.

Nel 1821, i Greci, affamati, presero le armi e si ribellarono contro il giogo ottomano e infine vinsero. Oggi la situazione è molto diversa, i rapporti di forza sono ben delineati. Non solo i proletari greci non prenderanno le armi, ma con questo referendum (e nei prossimi giorni e settimane la cosa apparirà sempre più chiara) verranno giocati. Syriza non sta tentando solo un braccio di ferro con la Ue e i creditori, laddove è chiaro che le simpatie vadano al piccolo Davide ellenico che lotta contro il gigantesco Golia tedesco. Non dimentichiamoci la profonda espressione di Simonde de Sismondi: “il proletariato romano viveva a spese della società, mentre la società moderna vive a spese del proletariato”.



Anche questa vicenda, come tutte le altre che si svolgono sul terreno politico, religioso o su un altro terreno ideologico, nella sua fredda realtà non è altro che l'espressione della lotta fra classi sociali. Per il proletariato greco non è possibile alcuna illusione circa il presente, così come gli è divenuto ben chiaro che non è possibile nessun ritorno al passato. Non gli sarà perdonata la sua debolezza e sarebbe invece utile far chiarezza su com’è stato possibile ridursi in schiavitù senza far resistenza. Si trova stretto in una tenaglia, tra Shylock che vuole il suo chilo di carne e il conflitto sociale interno.

Il tema del debito è il piede di porco usato dall’oligarchia finanziaria per spogliare i popoli, la brama cieca di un’economia di saccheggio. Serve a poco richiamare le cause, vere o solo presunte, di questo stato di corruzione e di rapina che ha incancrenito in pochi anni ciò che si dice, si pensa e si mette in opera con i pretesti più vari. Una mutazione realizzata con un’abile strategia di vendita che aveva per scopo quello d’illuderci che il privilegio edonistico potesse durare per sempre contravvenendo alla legge capitalistica. Come possiamo credere che l’interesse degli speculatori e dei loro calcoli sui rendimenti possa accordarsi con la nostra vita?

L’altro aspetto della vicenda, tutta interno alla società ellenica, riguarda lo scontro di classe. Fin che si è potuta azionare la leva del debito, le contraddizioni tra le varie componenti sociali sono state facilmente mediabili senza che si sviluppassero frizioni troppo acute. Ora si tratta di decidere chi debba pagare il conto della crisi e della voragine del debito. La borghesia proprietaria e la piccola borghesia amministrativa, di fronte ad un avversario esterno più forte, trovano nel terreno del nazionalismo e del compattamento interclassista l’arma per difendere i propri interessi scaricando la responsabilità delle decisioni sul “popolo”.

Quale che sia l’esito del referendum, a pagarne il prezzo saranno quelle classi sociali che finora hanno sopportato il maggior costo della crisi e delle misure di austerità. Il referendum, ben lungi dall'essere un esercizio di democrazia, è un cinico tentativo di spostare l'onere della decisione e dunque la responsabilità della catastrofe proprio sulle spalle di quelle classi che finora hanno pagato. I proletari greci sanno bene cosa li aspetta se decideranno di votare secondo le indicazioni di Syriza: ci sarà il caos e dietro l’angolo c’è l’ombra dei militari. Se invece voteranno per restare nell’euro, saranno sempre loro ad essere chiamati a donare sangue.

La prima cosa da fare sarebbe quella di sottrarsi a questo gioco mortale. E invece i nullatenenti greci, prostrati dalla crisi e angosciati dall’incertezza, correranno in massa ai seggi convinti che il loro destino dipenda da quel voto. Quanto alla borghesia, essa si sente garantita e sicura, sa bene che ogni tentativo d’insurrezione popolare verrebbe schiacciato dalle forze armate, sempre ben alimentate e coccolate in questi anni. Ecco dunque a cosa portano le illusioni del riformismo, alla sconfitta e alla rassegnazione.



3 commenti:

  1. E poi dopo la Grecia ,a chi tocca ?

    Si accettano scommesse.
    Caino

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  2. Cara Olympe,
    di fronte al maestoso spettacolo delle Alpi Graie, viste dalla pianura,"la dove salta il camoscio e touna la valanga",come disse il poetastro,leggo le notizie sulla Grecia,su un quotidiano.
    La notizia buona per il momento la cerco ancora,mentre penso che vinceranno i si,mentre si odono tintinnar di sciabole.
    Ma almeno una novita',si affaccia alla ribalta,questa volta gli oligarghi sono scesi direttamente in campagna elettorale.
    Ahh si la brutta notizia e' che qualche baldo economista,da noi, consiglia ,di buttar risparmi nei Bot a breve,chissa'se poi i super mercati li accettaranno per un Kg di verdura fresca.

    Caino ortiCultore

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  3. Un possibile esito (fantasioso)

    Dunque in Grecia vince il si.
    Tsipras si dimette,come promesso.
    Le classi sociali meno abbienti ,pagano il conto salatissimo.
    Scoppiano violenti disordini sociali,senza prospettiva ,interviene l'esercito che rimette le cose a posto.
    L'EU ha il culo coperto,le dx hanno il culo coperto,si rispetta la volonta'popolare in fondo.
    Il culo scoperto resta quello dei soliti noti e di quelli delle sx riformiste e democratiche,qualche gruppo musicale fara'concerti di sirtaki con grande partecipazione di masse per la liberta'della Grecia..e tutti in fondo saranno felici e contenti.
    caino
    ps tengo a precisare che io opero di fantasia.

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