Ho
analizzato alcuni numeri ora disponibili delle comunali di Venezia-Mestre. Devo
correggere un po’ il tiro rispetto ad una prima valutazione, quella delle ore 8
di stamani. Tra l’altro vorrei sottolineare, per chi non conoscesse bene la
realtà amministrativa del capoluogo regionale, che la Terraferma conta
elettoralmente molto più di Venezia. Sarà interessante vedere in dettaglio nei
prossimi giorni quanto è stata alta l’astensione a Mestre e dintorni, laddove
mediamente nel Comune è crollata di altri 11 punti rispetto al primo turno.
Al
primo turno Brugnaro ha ricevuto meno di 35mila voti. Al ballottaggio gli sono
confluiti i voti di destra e della Lega che al primo turno avevano raccolto
complessivamente 28,5mila voti. Però Brugnaro ne riceve al ballottaggio solo
20mila in più, quindi oltre 8 mila voti in meno rispetto al pacchetto destra-Lega. L’astensione poteva costargli l’elezione se
dall’altra parte il candidato del Pd non avesse pagato ancora più caro lo
scotto del non voto.
Infatti,
al primo turno Casson incassava più di 46mila voti, ma al ballottaggio meno di
48mila. Tra il primo turno e il ballottaggio hanno votato quasi 23mila elettori
in meno (103.827 contro 126.631). Mi pare evidente chi tra i due sfidanti abbia
ricevuto più danni dall’astensione al secondo turno: Casson.
Vero
è (e qui correggo un po’ il tiro) che apparentemente mancherebbero all’appello
quei 15mila voti grillini del primo turno, che possono essersi ripartiti tra i due candidati e l’astensione. Molto più probabile che
abbia pesato l’astensione grillina. Ed è proprio sul mancato appoggio dei
grilli a Casson che si può pesare l’inconsistenza e l’inutilità del voto
grillino nelle realtà in cui, pur potendo essere arbitri del gioco,
preferiscono non prenderne parte.
Evidentemente
chiunque se la sarebbe giocata sul filo contro l’ex magistrato o avrebbe vinto
come infatti è successo a tal Brugnaro, eletto con il 25,69 per cento dei voti
rispetto al totale degli elettori. Basti dire che Casson, personaggio dalla vis
non entusiasmante, ha scelto negli ultimi giorni come assessore un certo Giavazzi
Francesco, un liberista duro & duro che ovviamente viene fatto passare per
uno che può stare a “sinistra” (di che?). Non credo che ciò abbia invogliato
gli elettori del Partito dei lavoratori (500 voti) ad andare al seggio. Anche
la scelta di Daverio come assessore alla cultura è, a mio avviso, non proprio azzeccata.
Persona d’indiscutibile prestigio ma è un “tecnico” troppo ammanicato. E poi
Renzo Rosso, padrone della Diesel, personaggio fuori dagli schemi senz’altro, anche
simpatico, ma è mai possibile che non vi siano altri su cui puntare?
*
Non
si faccia illusioni Berlusconi, lui è un uomo morto e perciò stia tranquillo
nella sua tomba dorata (anche s'è vero che il Pd ha risuscitato più morti del mitico Gesù). Quanto a Salvini, uno come lui deve funzionare da
valvolina di sfogo ma per il resto stia tranquillo che se allunga troppo la
gamba gli trovano qualche scheletro nell’armadio. Al bisogno gliene fabbricano
uno su misura montato e tutto. L’Unione europea e l’euro restano strategici per
il grande capitale, e l’Italia non è la Grecia. Quanto a Renzi può star
tranquillo anche lui finché sarà percepito come il garante dei vincoli di
bilancio concordati in Europa e che dovrebbero frenare il fiume di spesa
pubblica parassitaria (la guerriglia parlamentare è conseguenza).
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