La
maggior parte delle truppe schierate a Waterloo sotto il comando di quello che
sarà chiamato il “duca di ferro”, cioè Wellington, non erano inglesi. Inoltre
solo pochi degli inglesi presenti sul campo aveva una qualche esperienza di
guerra (la campagna di Spagna). Senza l’intervento del feldmaresciallo Blücher
con i suoi 45mila prussiani contro il fianco destro francese, l’armata di
Wellington non avrebbe avuto alcuna possibilità di una vittoria definitiva.
Si
calcola che i francesi abbiano perduto nella battaglia di Mont Saint Jean (così
essi la chiamarono) 25mila uomini, tra morti e feriti gravi,
8mila furono i prigionieri e altrettanti i disertori prima che intervenisse il
maresciallo Soult a riportare un po’ d’ordine. Soprattutto persero 220 cannoni.
Vi erano state poi altre perdite nei giorni immediatamente precedenti, per
esempio a Wavre (2.500 uomini). Insomma, complessivamente i francesi persero
nel periodo 15-18 giugno 60mila uomini, nondimeno gli alleati guidati da
Wellington ne persero complessivamente 55mila. Tuttavia Wellington e Blücher
mantenevano sulla carta la superiorità numerica sui francesi, oltre al fatto
che questi ultimi avevano avuto la peggio anche in termini di morale e di
prestigio.
Ciò
nonostante la situazione militare dell’imperatore non era disperata, purché
egli continuasse ad avere l’appoggio dell’esercito, della popolazione e del
governo. Meno noto è che il maresciallo Soult riuscì a radunare nei pressi di
Philippeville più di 55mila uomini dell’Armata del Nord (inclusi i soldati di
Grouchy), e alla fine di giugno non meno di 117mila soldati erano disponibili
per difendere Parigi dall’avanzata delle truppe alleate provenienti dal Belgio.
Non solo, altri 170mila coscritti si stavano addestrando e un altro considerevole
numero di uomini presidiava le numerose e importanti fortificazioni tra la
capitale e la frontiera.
Da
parte alleata, la necessità di tener sotto controllo proprio quelle fortezze del
Nord in mano francese riduceva le forze alleate disponibili, per cui dopo aver
distaccato le truppe a ciò necessarie Blücher era rimasto con 66mila soldati e
Wellington soltanto con 52mila, incluse unità poco affidabili. Questo per
quanto riguarda il fronte principale, diversa la situazione per quanto riguarda
i fronti secondari laddove le truppe di Suchet, Lemarque, Clausel e del
coraggioso Rapp stavano ben contrastando l’avanzata austriaca, ma poco forse
avrebbero potuto fare contro la preponderanza numerica delle truppe del
comandante austriaco Schwarzenberg. Vero che Dovout fermava Blücher alle porte
di Parigi il 30 giugno.
A
quel punto Napoleone avrebbe potuto resistere ma fu sconfitto nettamente sul
fronte interno, cioè dal mutare delle condizioni sociali e politiche della
Francia, così come più in generale dall’esausta Europa che voleva cambiare
corso. L’attendeva il Bellerophon, ingannato
ancora una volta dai suoi sogni e dagli inglesi.
*
All’esame
di maturità sarebbe stato interessante vedere la reazione degli studenti se
invece delle solite menate su Calvino e dintorni fosse stata data una traccia
unica: Il fronte interno francese dopo
Waterloo, analogie e differenze con il 20 luglio 1944 germanico. Quali
geremiadi si sarebbero levate dagli studenti, quali strilli sul fronte
genitoriale, quali doglianze sullo stravolgimento della didattica, e le immancabili
polemiche mediatiche.
Da suicidio di massa.
RispondiEliminaCaino