Un
tempo quando leggevi nella terza o quarta di copertina la nota biografica
dell’autore di un libro scoprivi che aveva sempre almeno qualche anno più di
te. Un po’ ti rallegrava sentirti ancora giovane. Poi viene il momento in cui
quasi tutti gli autori sono più giovani di te e la cosa ti appare così strana.
Magari è un libro sulla guerra fredda, sui missili di Cuba, e ti chiedi: come
fa questo tizio a scrivere di cose di cui non è stato testimone? Una domanda del
cavolo che ti sfiora e che non riesci a reprimere.
È
morta Magali Noel, un nome e un volto che a molti non dirà nulla salvo associarlo
ad Amarcord di Fellini, e allora
magari rievoca la rotonda e disponibile “Gradisca” che si offre a un
improbabile principe Umberto (improbabile come amante di una donna). A me quel
film rievoca immancabilmente Pupella Maggio, la madre di quel discolo di Titta.
Le nostre nonne (e mamme) tali e quali, i litigi a tavola a causa dei figli, la
straziante fine in un letto d’ospedale, la mia bugia che ella, prendendomi le
mani tra le sue, finse di credere: “Vedrai, nonna, che ritornerai a casa tra
qualche giorno, dopo che ti avranno prescritto una cura”.
Nostalgia
di quei tempi? Per gli affetti sicuramente, e per certe situazioni ancora
intonse, ma per il resto non ne ho mica tanta. Le cose non erano facili come
adesso, erano davvero anni in bianco e nero. Fellini riusciva ad immaginarli a
colori, nel suo film più vero, ex equo con i Vitelloni. La mestizia della scena finale del matrimonio,
accompagnata della fisarmonica, credo riassuma bene la nostra, o almeno la mia.
Se per Mestizia,intendi un senso di malinconia ed afflizione,pero' contenute,direi che siamo nella normalita' di "esseri"che avendo raggiunto un alto grado di consapevolezza (cultura),osservano le "cose"del mondo esterno,con un briciolo di razionalita' ed onesta'intellettuale,allora siamo nella normalita'.
RispondiEliminaNormalita'che impone pero' la precisa conoscenza che purtroppo per il momento sono maledettamente pochi che possono godere di tale normalita'.
Siamo dunque mesti,ma sempre incazzati al punto giusto.
caino