«Dal
punto di vista politico noi vediamo che i privilegi della borghesia
capitalistica, in tutti i paesi progrediti, cedono gradualmente il passo a
istituzioni democratiche» (Eduard Bernstein, I presupposti …, Laterza, p. 4).
Quale
sia il livello democratico raggiunto oggi dalle istituzioni noi lo possiamo riscontrare
dalle cifre dell’astensionismo elettorale o ascoltando la voce dei più accreditati
rappresentanti della borghesia i quali devono ammettere che si tratta di una
democrazia morente.
A
volte la franchezza della borghesia si spinge anche più in avanti, fino ad
arrivare a dire che all’origine della crisi politica e istituzionale vi è una
contraddizione strutturale della crisi dello Stato borghese: il disavanzo tra
entrate e uscite reso insanabile dalla dinamica della spesa pubblica. Dove è
molto più improbabile si spinga la critica borghese è nel dichiarare che la
vera e propria dittatura della classe borghese si esplica fondamentalmente e
fin da principio, oltre che ovviamente nello sfruttamento del lavoro non
pagato, nella varie forme di evasione fiscale.
I
costi che lo Stato sopporta per i servizi sociali, per la previdenza e per
l’assistenza, per mantenere dei mastodontici apparati repressivi, burocratici e
militari, costituiscono una necessità insuperabile del sistema sociale
capitalistico e più in generale di una società classista. E però l’aumento
della spesa pubblica si è fatto ben presto divorante annunciando su tale fronte
nuove e acute crisi.
Il
progressivo calo della popolazione attiva in rapporto alla popolazione non
attiva (anziani e senza lavoro), sia a causa dello sviluppo tecnologico che
della denatalità (solo parzialmente compensata dall’immigrazione), è venuto ad
aggravare tale situazione. Il gettito fiscale e contributivo non riesce a
coprire la voragine dei conti pubblici, anche per gli enormi sprechi e le
scandalose ruberie.
Si
badi bene che si tratta di un’insostenibilità dovuta fondamentalmente al fatto
che per il capitale, fuori del rapporto di scambio e di sfruttamento, ogni
costo diventa improduttivo, irrazionale e, dunque, assolutamente privo
d’interesse. Le teorie neoliberiste assolvono il compito di formalizzare che
per il capitale il profitto è l’unica misura della razionalità.
Ecco
dunque che sia il grande capitale e sia gli appartenenti alle più diverse caste
e categorie (professionisti, commercianti, artigiani, ecc.) hanno avuto modo di
contrattare politicamente una legislazione fiscale a loro molto favorevole. E
laddove non provveda la legge provvedono in proprio ad evadere le imposte (*).
Per
contro, i riformisti puntano in buona sostanza a far pagare le tasse anche a
chi oggi allegramente le evade e le elude, senza peraltro tener conto delle
dinamiche dei processi in atto e dei reali rapporti di forza (**).
Ad
ogni buon conto e per non stancare troppo chi legge, la domanda da porsi è:
fino a quando sarà possibile rinviare la resa dei conti con la dinamica del
debito pubblico? Lo vedremo presto (ma senza fretta) per quanto riguarda la Grecia, e poi sotto a
chi tocca. La ripresa della lotta di classe dovrebbe passare da qui, ma è
proprio in tale contesto che subentra l’azione psicologica nella guerra tra le
classi di cui si possono cogliere in superficie alcuni effetti, per esempio
nell’individuazione, non certo neutrale, di capri espiatori su cui riversare
stati d’animo, reazioni di ansia, smarrimento e paura.
(*)
Le tasse di successione in Italia sono tra le più favorevoli, ma su questo
“passaggio generazionale” non s’alza foglia! In Germania, per esempio, le aliquote d’imposta variano dal
7 al 50 per cento, mentre in Italia sono al 4 per cento e con un massimo
dell’8 per cento per eredi che non abbiano gradi di parentela col defunto. Soprattutto
l’aliquota in Germania è progressiva! Anche in Francia la tassazione è progressiva
e va dal 5 al 60 per cento. Nel Regno Unito la tassa di successione sopra le
325mila sterline, circa 380mila euro, è del 40 per cento. Peraltro in Italia
vige una franchigia doppia rispetto a quella tedesca. Su un’eredità di un
milione di euro, in Germania si paga 75.000 euro d’imposta, in Francia 195.000
euro e in UK 250.000 euro. In Italia non
si paga nulla.
(**) Per ciascun capitalista i gruppi sociali che consumano senza
produrre e senza contribuire in alcun modo alla realizzazione e conservazione del
valore – come i vecchi, gli handicappati, i marginali di ogni genere –,
potrebbero essere tranquillamente soppressi. Il ragionamento può essere spinto
(e non mancano gli esempi) fino al suo estremo limite, restando vero anche in
rapporto a tutti i capitalisti nel loro insieme.
Dubito ci si possa stancare nel leggere quanto scrivi perché sei l'unico che suona la sveglia.
RispondiEliminaper tassare gli aristogatti che cianciano di merito serve tassa di successione progressiva;
RispondiEliminaper tassare gli evasori serve patrimoniale soggettiva;
per poter fare patrimoniale soggettiva serve legge sul conflitto d'interesse.
COnflitto d'interessi + patrimoniale soggettiva + tasse di successione = guerra civile in Italia. Già con un accurato censimento patrimoniale, bombe.
quando parliamo di dittatura di classe, per l'appunto, ripeto e ripeto alla noia, di questo parliamo. frega un cazzo della libertà di stampa (di cui sono proprietari gli aristogatti) se quando m'alzo al mattino vado a lavorare per mantenere anzitutto i loro lussi e per soprammercato mi danno del fannullone .........
EliminaBoh, che dire? Strano post! Ci si arrampica sui rapporti di produzione capitalistici, il plusvalore etc. E poi in fondo basterebbe astenersi dal voto, reintrodurre l imposta di successione come nel regno unito, tassare le parrucchiere gli imbianchni e soprattutto gli idralulici. Quasi dimenticavo: i tassisti! E poi la corruzione, gli sprechi della casta la denatalita' la diminuizione della popolazione attiva ed altre banalita' ancora. E gli italiani che non capiscono un c....o ed io tra questi. Addio
Eliminacondivido in toto quello che scrive, compresi i puntini di sospensione. addio
EliminaPaura e ignoranza
EliminaAnche dal punto di osservazione di questo blog mi sembra si confermi una tendenza.
Con l'incarognirsi della crisi aumenta la rabbia ma purtroppo diminuisce in parallelo la voglia di capire.
La scorciatoia della rabbia contro capri espiatori è la preferita.
Vedo che sul terreno fertile dell'ignoranza, la paura alimenta la difficoltà ad accettare la necessità inevitabile del cambiamento radicale.
Per questo grazie a Olympe che tiene la barra dritta. Ciao.g
Dubito possa esserci una resa dei conti finali ,di sicuro sappiamo soltanto ad oggi,che il riformismo insieme al suo corollario di Welfare sta morendo per cui è il fallimento di tutti i" Bernstein" di questo mondo.
RispondiEliminaDi sicuro sappiamo che il sistema capitalistico si sta mangiando la "democrazia" e che per sua natura intrinseca ci condurrà verso una nuova catastrofe,sui cui esiti finali non è dato sapere.
In tutti i casi più grande sarà la catastrofe più teste di aristogatti cadranno,gli altri ? Beh in parte se sono cercata...
Dalla russia con humor sui media usa
RispondiEliminahttp://rt.com/shows/redacted-tonight-summary/261433-disney-insane-oil-land/
ciao,g