lunedì 29 settembre 2014

Il diritto di non avere padroni


I lettori ingenui – che non sono minuta schiera altrimenti non si spiegherebbe l’andamento di molte cose – leggendo questo articolo di Furio Colombo potranno convenire con il giornalista della bontà e pacifica verità di ciò che egli scrive. Racconta nella sua dolente prosa di come la rovina del capitalismo nel suo trionfo corrisponda al venir meno di un capitalismo dal volto umano, laddove dal secondo dopoguerra si era venuto creando “un mondo dell’ottimismo” e invece oggi, con un’inversione di tendenza, il capitalismo cerca, ohibò, con molto successo d’inasprire le più radicali ineguaglianze.



E dunque sarebbe la sempre più decisa ineguaglianza l’aspetto saliente del nostro tempo, così come, per contro, fu la tendenza a una sempre maggiore riduzione delle disuguaglianze sociali il leit-motiv del buon tempo che fu. È questo un modo di argomentare, ripeto, che piace molto ai lettori di cui sopra, che li rende orgogliosi di far parte di quella cerchia vagamente o anche più precisamente “di sinistra” ben convinta di saper leggere passato e presente con questo tipo di lenti “progressive/regressive”.

Colombo non dice a spese di chi fu imbastito in occidente il capitalismo dal volto umano, né del resto pare siano chiare nemmeno a lui le effettive ragioni per le quali il capitalismo assunse quella espressione che a Colombo pare così banalmente e bonariamente progressiva, e del resto il giornalista afferma, a sua volta in coda a tanti altri, che la svolta odierna è causata della globalizzazione e della finanziarizzazione dell’economia.

Troppo a lungo ho già scritto, per dovermene occupare qui, di come tali aspetti del cambiamento siano in realtà fenomeni transeunti che accompagnano sviluppo e contraddizioni del capitalismo, e non già i reali e sostanziali motivi del suo movimento e le effettive cause della sua dilacerante crisi, non solo economica, ma di gestione politica del sistema.

Né, del resto, m’interessa qui porre in luce che quanto sostiene Colombo circa il progressivo benessere raggiunto nel dopoguerra “in un mondo di pace”, “senza conflitti, senza lotta di classe”, è un’enorme falsificazione storica scodellata, appunto, per i suoi lettori di bocca buona.

Ciò che invece vorrei sottolineare (con poche parole poiché il resto ognuno è in grado di desumerlo da sé) a proposito del progressivo e diffuso benessere raggiunto in alcune aree del pianeta, che il raffronto pertinente è tra ciò che è la nostra vita oggi e quale si prospetta nel prossimo futuro, e ciò che invece essa potrebbe essere in un sistema economico e sociale pianificato secondo razionalità non accumulative e speculative, poste le grandiose potenzialità offerte dallo sviluppo tecnico-scientifico e umano. Condizioni di vita che sono oggi ben al di sotto di tali ragguardevoli e inedite potenzialità, condizioni che viepiù peggiorano per l’aggravarsi delle contraddizioni sulle quali poggia il sistema capitalistico.

Come si fa a sostenere il paragone tra le moderne industrie d’oggi con le antiche manifatture, le straordinarie conquiste dell’automazione con la macina di un mulino a vento, i sistemi di comunicazione in tempo reale con il calamo? Come si fa a raffrontare il livello di civiltà odierno laddove, come dice Colombo, “l’imprenditore offre il lavoro e colui che, per vivere, è il prestatore d’opera” con la brutalità di un sistema dove l’antico schiavo per vivere doveva obbedire a un padrone?

Chiediamoci dunque per quale motivo, pur evocando principi di uguaglianza, i mezzi di comunicazione di massa vogliono ingannarci in modo così sistematico e meschino con raffronti tra l’oggi e le epoche remote, se non per stabilire che questo, posti alcuni correttivi, è il migliore dei mondi possibili, dove “il prestatore d’opera” gode di molti diritti, tranne quello fondamentale che lo distinguerebbe da un antico schiavo o da un animale domestico, ossia il diritto di non avere padroni.

Tra tutti i diritti che la borghesia è disposta a riconoscere ai salariati non vi sarà mai iscritto il diritto di non avere padroni poiché tale diritto suona per la borghesia come la sua campana a morto. Perciò si affannano tanto a dirci che tale diritto è ideologico, pura utopia, farneticazione. E molti schiavi e schiavetti, nonché ruffiani di ogni risma, seguono consenzienti la dottrina del padrone. 

9 commenti:

  1. Giusto ieri mattina mi dilettavo (...) nella lettura del succitato articolo, pensando "se lo legge Olympe ci scrive un post"... per fortuna anche grazie al tuo blog non sono più di bocca buona e fiuto le panzane come un cane da tartufi!
    Tutto questo per dire quanto sia importante continuare, ognuno coi propri mezzi e con le proprie capacità, a far pensare le persone. Purtroppo l'ideologia in cui viviamo inzuppati è come melassa che impedisce pensiero e azione, e il compito primario di ognuno dev'essere quello di uscirne, e aiutare gli altri a fare altrettanto.
    Un saluto e buona settimana!

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  2. Gli apologeti del sistema economico attuale dicono che c'è già la libertà di scelta per tutti in questo senso, cioè che nessuno è costretto ad essere dipendente di altri, che se uno vuole ed è capace intraprende per sè stesso, e così via. Per gli apologeti chi afferma il contrario è solo uno dei tanti falliti incapaci.
    Saluti,
    Carlo.

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  3. Sì in effetti per sottrarsi alla fatica di pensare i più sono persino disposti a lavorare.
    Intanto bisognerebbe conoscere il numero di coloro che sanno leggere, cosa leggono e come leggono (*) (per quanto riguarda i giornali si sa, sono in forte calo) e presupporre che i lettori di Repubblica siano di sinistra (?).
    Ammettendo peraltro che non si può ridurre in cifre il livellamento culturale imposto dai modelli della società dei consumi.
    Il dott. Furio Colombo è stato presidente FIAT USA e questa carica è determinante per il resto della carriera sia accademica che giornalistica ma soprattutto nel non pretendere che possa esprimere opinioni diverse considerando il suo personale e rispettabile vissuto di ottantatreenne benestante e ben frequentante, che ha scoperto la ragionevolezza del fattibile, la dolcezza della moderazione, il piacere del pragmatismo. Lo stesso dicasi per il collega giornalista Scalfari. La mia puntualizzazione non fa riferimento all'anagrafe beninteso, ma al vissuto che, come quasi tutta la categoria intellettuale (ds&sin all'unisono), non ha mai preso in mano una pinza in vita sua. Un conto è la partecipazione emotiva del disagio altro è viverlo,sembrerebbe un concetto facile. Ogni 'classe' infatti utilizza il lessico con significati differenti (**)
    Anche 'il manifesto' ha preso una brutta piega.

    Per quanto riguarda la categoria dei lettori ingenui, credo si possa supporre che tra questi vi sia una modestissima percentuale altrettanto ingenua che legge con una discreta assiduità la presente rubrica - interessante e nel contempo stimolante - ma che, mentre non ne condivide totalmente alcuni asserti non è in grado al pari di intervenire sull'andamento delle cose.

    (*) So responsabile de queo che digo (o scrivo) no de queo che te capissi ti.

    (**) semplificazione demagogica/ intenzione democratica di informare

    polemica/ dialettica

    scontro fra persone/confronto tra argomenti

    essenziale della competenza consiste in una conoscenza del mondo
    politico che si fonda sull'intimità dei contatti e delle confidenze/
    obiettività di una osservazione e di una inchiesta

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    Ma caro Fantozzi, è solo questione di intendersi, di terminologia. Lei dice “padroni” e io “datori di lavoro”, lei dice “sfruttatori” e io dico “benestanti”,lei dice “morti di fame” e io “classe meno abbiente”. Ma per il resto,la penso esattamente come Lei.

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  4. Olympe, finchè l’1% degli “Adulti ricchi”possiederà il 46% della ricchezza totale, 65 volte il totale della ricchezza della metà della popolazione più povera del mondo, si ripeterà quello che successe prima in Inghilterra con le ENCLOSURE(recinzione delle terre demaniali), poi in Russia con l’abolizione della Servitù della Gleba: TUTTI LIBERI. DI MORIRE DI FAME.
    Saluti

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  5. Secondo Bianca Berlinguer, figlia di cotanto padre e che ben conosce la costituzione, il lavoro è un dovere. Poi, scavicchi ma non apra, potrebbe essere anche un diritto. Tanto afferma la grandissima a Piazzapulita.
    Servizio civile gratuito per tutti i disoccupati. A questo si tende. E leccare il culo al padrone per tutti gli altri.
    Il lavoro è il prerequisito per il diritto alla vita. E quindi alla morte. Lavorare per vivere, lavorare per morire.
    Le donne sognano uomini ricchi e potenti.
    Gli uomini sognano donne vogliose ed assatanate di sesso dalle tette grosse e vagine depilate.
    La coscienza degli umanoidi sta cambiando. Innegabilmente pur con tempi biblici nonostante internet.
    Ma le voglie sono sempre le stesse.
    Istinti. Istinti animali. Riflessi pavloviani.
    Algoritmi software.
    Voglia di famiglia, di figli, di appartenenza al gruppo.
    Voglia di schiavitù.
    Internet sta cambiando il mondo.
    Ma siamo all'anno zero.

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  6. Tutto già previsto da tempo.
    La cultura secolare indù comprende un modus vivendi che prevede un totale ribaltamento della coscienza dell'umano (già elevato da umanoide), incarnato dal "sannyasin" tradotto con semplicità : "rinunciante". Assolutamente celibe e vergine, legato ad una stretta dieta fisica e alimentare vegetariana. Non lavora e vive con niente della generosità altrui.Tutto ciò per affrancarsi da istinti animali e inconsci riflessi pavloviani. Affrancarsi dal "desiderio". Al netto di internet, di fantasie tricotiche o imbottiture strategiche per modificare la morfologia del territorio femminile , di acidità mestruali e di derive misogene e sociali.
    Una buona propedeutica mentale per affrontare la futura catarsi comunitaria. Volere è potere?

    Terminate le lotte circensi i cristiani hanno inventato il matrimonio.





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  7. Il diritto di non avere padroni. Una stella di riferimento per la navigazione nella notte lunga dell'emisfero abitato dagli umani.

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  8. Coda di tastiera.
    Si potrebbe integrare col dire che il cilicio catodico rappresentato dalla costante visione di Piazza Pulita (una evidente contraddizione urbanistica sotto ogni profilo) e della mezza virago Bianca, non è ovviamente previsto dalla tradizione indù che lascia tutta a noi questa nuova forma di masochismo tecnologico.
    Amen.

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