lunedì 15 settembre 2014

Violenze sui minori


Nessun giornale, mi pare, ricorda oggi il 15 settembre del 2008: si celebrano le vittorie del capitalismo, non i fallimenti. Henry Kissinger, sempre lui, si spinse a dire, ripetendo parole di altri, che il collasso economico era una grande opportunità. Dopo sei anni sappiamo che quello fu solo l’inizio, e che il peggio deve ancora arrivare. E arriverà. Al momento, per quanto ci riguarda più direttamente registriamo che i bambini italiani in stato d’indigenza sono raddoppiati, passando da 723mila a 1milione e 434mila, il 13,3 per cento. E tutto ciò in soli due anni.



Scrive l’Istat che si trovano nella "incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza". I bambini che non possono permettersi un pasto proteico una volta ogni due giorni erano 6,2% nel 2007, sono più che raddoppiati nel 2013: 14,4 %. Molti altri vivono in quella che chiamano zona grigia e sono ad alto rischio di povertà. Gli effetti – dice l’Istat – si spingono oltre le privazioni materiali, diventano deficit sociale con migliaia di ragazzi esclusi dallo sport, dalla cultura, dalla possibilità di invitare un amico a casa.

Tra i bambini che vivono in famiglie con un solo genitore il tasso di deprivazione materiale è del 17,6%, mentre tra i bambini che vivono in famiglie con genitori con un basso livello di istruzione il tasso è del 27,9%, cresce al 34,3% per i bambini che vivono in famiglie senza lavoro mentre per chi è figlio di migranti il tasso è del 23,7% (dati dell'Unicef). "Succede poi che la povertà finisca con il confinare con la criminalità, ragazzi che non avrebbero mai commesso reati finiscono male, perché smettono di studiare, frequentano la strada e da lì inizia una discesa".

Avere figli aumenta il rischio povertà, questo è un legame certo, a livello europeo l'Italia è il paese dove la sproporzione è più forte perché non ci sono correttivi, né servizi né sgravi fiscali. Secondo dati Eurostat, in Italia questa forbice è accentuata come nei pesi dell'Europa orientale, una situazione peggiorata negli ultimi tempi per la rottura di reti familiari e di sostegno. Se proiettiamo questi dati nel confronto europeo siamo ancora più perdenti. In particolare, dai dati Eurostat, emerge che nel 2012 tra i bambini fino a 6 anni quasi uno su tre (31,9%) era a rischio di povertà o esclusione sociale, contro poco meno del 26% a livello medio europeo.



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