Nessun giornale, mi pare, ricorda
oggi il 15 settembre del 2008: si celebrano le vittorie del capitalismo, non i
fallimenti. Henry Kissinger, sempre lui, si spinse a dire, ripetendo parole di
altri, che il collasso economico era una grande opportunità. Dopo sei anni
sappiamo che quello fu solo l’inizio, e che il peggio deve ancora arrivare. E
arriverà. Al momento, per quanto ci riguarda più direttamente registriamo che i
bambini italiani in stato d’indigenza sono raddoppiati, passando da 723mila a 1milione
e 434mila, il 13,3 per cento. E tutto
ciò in soli due anni.
Scrive l’Istat che si trovano
nella "incapacità di acquisire i
beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo
accettabile nel contesto di appartenenza". I bambini che non possono permettersi un pasto proteico una volta ogni due giorni
erano 6,2% nel 2007, sono più che raddoppiati nel 2013: 14,4 %. Molti altri
vivono in quella che chiamano zona grigia e sono ad alto rischio di povertà. Gli
effetti – dice l’Istat – si spingono oltre le privazioni materiali, diventano
deficit sociale con migliaia di ragazzi esclusi dallo sport, dalla cultura,
dalla possibilità di invitare un amico a casa.
Tra i bambini che vivono in
famiglie con un solo genitore il tasso di deprivazione materiale è del 17,6%,
mentre tra i bambini che vivono in famiglie con genitori con un basso livello
di istruzione il tasso è del 27,9%, cresce al 34,3% per i bambini che vivono in
famiglie senza lavoro mentre per chi è figlio di migranti il tasso è del 23,7%
(dati dell'Unicef). "Succede poi che la povertà finisca con il confinare
con la criminalità, ragazzi che non avrebbero mai commesso reati finiscono
male, perché smettono di studiare, frequentano la strada e da lì inizia una
discesa".
Avere figli aumenta il rischio
povertà, questo è un legame certo, a livello europeo l'Italia è il paese dove
la sproporzione è più forte perché non ci sono correttivi, né servizi né sgravi
fiscali. Secondo dati Eurostat, in Italia questa forbice è accentuata come nei
pesi dell'Europa orientale, una situazione peggiorata negli ultimi tempi per la
rottura di reti familiari e di sostegno. Se proiettiamo questi dati nel
confronto europeo siamo ancora più perdenti. In particolare, dai dati Eurostat,
emerge che nel 2012 tra i bambini fino a 6 anni quasi uno su tre (31,9%) era a
rischio di povertà o esclusione sociale, contro poco meno del 26% a livello
medio europeo.
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