Sappiamo veramente poco su ciò che
realmente accade d’importante, e ciò che sappiamo corrisponde grossomodo a ciò
che si vuole si sappia. Un’idea di realtà e di mondo in qualche modo ce la
facciamo, ed è per tale motivo che esistono tante interpretazioni quante sono
le teste. Le differenze sono più apparenti che reali, poiché le fonti dalle
quali ci abbeveriamo sono pressoché le stesse. Soprattutto è medesima la
matrice culturale e perciò ideologica di base, a partire dalla
comunicazione televisiva: la fabbrica della coscienza con i suoi relativi
funzionari, fabbrica di modelli di consumo, di modelli ideologici, di sistemi
di segni finalizzati alla realizzazione-riproduzione del plusvalore relativo,
insomma fabbrica per eccellenza del rapporto sociale dominante.
Anche se in modo piuttosto confuso
e indeterminato, percepiamo che viviamo una fase storica in cui il dominio
reale del capitale è totale, in cui piega ai suoi bisogni ogni interstizio
della formazione sociale, non solo costruendo un modo di produzione sui
generis, ma una formazione sociale sui generis, una metropoli planetaria
informatizzata. L’elemento caratterizzante del dominio reale totale del
capitale è la nuova qualità del rapporto produzione-consumo, laddove la
tendenza a creare un mercato mondiale è data immediatamente nel concetto di
capitale stesso. Mano a mano che si sviluppa il modo di produzione
capitalistico, la produzione di plusvalore, sia esso relativo che assoluto,
richiede produzione di nuovo consumo.
Perciò insistono tanto sulla
“crescita”, ma i loro desideri si scontrano con una contraddizione reale
fondamentale (ne ho già parlato alla nausea). Non gliene può importare di meno
dei bisogni della “gente”, se non nella misura del mantenimento della “pace
sociale” e del consenso elettorale. Ciò che importa loro effettivamente sono i
profitti! Quanto l’alta politica sia consapevole di questo gioco di cui fa
parte, è un aspetto molto interessante da indagare, e tuttavia ciò che è
essenziale sapere a loro riguardo non è il livello della loro consapevolezza,
ma che essi sono funzionari di un sistema totalitario non meno che i funzionari
politici di altri regimi e di ogni epoca.
Se nelle fasi precedenti dello
sviluppo capitalistico le forme della coscienza, in un certo senso, si producevano spontaneamente, naturalmente,
come qualcosa di interamente derivato dalla produzione della merce, ora le
forme della coscienza sono un prodotto finalizzato dal capitale, alla stregua
di ogni altra merce. Sono coscienza come cultura dei consumi, ideologia della
merce, linguaggio universale del capitale lucidamente finalizzato alla sua
riproduzione.
Per fare un esempio banale, anche
gli sceneggiati televisivi, quelli che ora chiamano fiction e sono sempre più poveri di contenuto e pensiero, non solo
trasmettono come sempre dei messaggi promozionali e dei modelli di consumo
impliciti, ma ormai da decenni lo sceneggiato stesso (come del resto i film e
altre produzioni) è diventato solo un
mezzo per veicolare messaggi promozionali e modelli di consumo espliciti.
Parlare di creazione artistica per questo genere di prodotti è ridicolo,
tanto è vero che anche la produzione schiettamente pornografica sta
integrandosi sempre più, in una specie di osmosi, con questi generi “creativi”.
La metropoli mondiale
informatizzata è la fabbrica totale,
laddove la fabbrica di oggetti merce è solo un comparto, così come la fabbrica
dell’ideologia. E anche la composizione delle diverse classi, dei loro ruoli,
va intesa in relazione alla fabbrica totale, non solo come forza lavoro,
capacità lavorativa, ma anche come consumatore, per così dire, coscientizzato,
ideologizzato. Blade Runner non racconta una favola posta nel futuro, a suo
modo racconta il nostro mondo, quello di adesso. Siamo insieme forza lavoro del
capitale e consumatore-coscienza di esso, suo prodotto programmato e
finalizzato.
Perciò, come ho più volte
evidenziato, sono ridicole quelle pseudoscienze che per analizzare l’”uomo”,
individuarne le sue leggi di sviluppo, utilizzano lo schema semplice della
biologia, del “verme”, aggiungendo di volta in volta, per superare le
difficoltà, un naso, delle orecchie, un cervello. Insomma, un verme truccato da
uomo! Ma anche questo, nel suo complesso, non è casuale.
il capitalismo è totalizzante e attraverso la sua democrazia, che si basa sul 100% dei cittadini e sull'obbligo d'istruzione, diventa totalitarismo. Ma al di là del volgo istruito, la sua forza rispetto ad altri sistemi di controllo sociale sta in una caratteristica che ricalca la sua origine. Questa peculiare caratteristica della democrazia capitalista non è la regola della maggioranza, come vorrebbero farci credere, ma è quella di permettere, legalmente, l'astensione. Cioè quel "buco" logico che spesso sottolinei nel pensiero borghese, quello che non spiega la frazione di lavoro non retribuito... Astensione in seconda battuta dal voto, ma in prima battuta possibilità di astenersi dal giustificare le proprie proprietà fondate sul non retribuire. Specie in paesi in cui conta molto l'eredità (europa) o dove l'aver avuto è sempre decisivo (Italia) proprio a questa parte (res non parta labore, sed relicta) viene garantita piena possibilità di astensione dalla partecipazione. Non esiste difatti alcun censimento di ricchezza soggettiva italiana, per fare solo un esempio. Questa situazione non è governabile se non in apparenza attraverso stanche proiezioni delle istanze proprietarie (governo centrale) e solo nell'immaginazione di coloro che "credono" alla rappresentazione democratica, cioè coloro che, una volta istruiti, non possono che vendere il proprio lavoro come una merce qualsiasi. Ma per gli altri, finché trattasi di una minoranza relativa (il sommerso per essere ancora tale non può difatti mai superare l'emerso), qualsiasi governo è ininfluente.
RispondiEliminaE qui siamo all'altra faccia della medaglia della contraddizione, ovvero che il nostro mondo - uno - risulta estremamente conveniente solo per una minoranza, certo non è fatto per gli operai. Eppure sono proprio questi operai a dover FARE il mondo che ogni giorno i primi dirigono. Il controllo del limite fra astensione e partecipazione è cioè il bastone di comando delle classi dirigenti, lo scettro della borghesia. E questo ovviamente non si realizza attraverso i poveri governi "democratici", ma attraverso il loro finanziamento occulto.