martedì 16 settembre 2014

Un libro di successo, pubblicato in molti paesi, di cui tutti parlano, in cui si liquida Marx con giudizi trancianti e definitivi, ma il cui autore ammette – in un'intervista – di non aver mai letto le opere economiche di Marx


Questa mattina ho ricevuto un singolare commento a proposito del mio post dedicato al libro di Thomas Piketty (ne farà seguito un altro). Eccolo:

Io ho l'impressione che tu sia una persona estremamente religiosa e che in sostituzione del dio cristiano, musulmano,ebraico abbia posto Marx.
Io sto leggendo il libro di Piketty e pubblico per tutti quello che scrive terminando il capitolo sei ( che tu citi e che mi sembra che ti abbia notevolmente irritato ) : " Marx pare voler fare a meno del tutto della contabilità nazionale che si sviluppa intorno a lui: un fatto increscioso, perchè, se ne avesse tenuto conto, avrebbe potuto in una certa misura confermare le proprie intuizioni sull'enorme accumulo di capitale privato peculiare dell'epoca , e soprattutto avrebbe potuto chiarire meglio il proprio modello interpretativo".
Queste non mi sembrano parole ne offensive ne di disprezzo nei confronti di Marx ma una semplice critica da parte di chi attualmente ha a disposizione strumenti e dati che all'epoca non era possibile reperire e soprattutto analizzare, attraverso strumentazione estremamente potente come sono i "computer " attuali. Mi pare che questo sia il vero scopo di Piketty quello di mettere a disposizione dati su cui discutere.
Naturalmente come tutte le persone di questo mondo ( compreso Marx) scrive delle cose estremamente discutibili ma penso che prima di "buttare nel cesso" tanti bei dati ci penserei un po'. Ho l'impressione, leggendo una serie di blog in rete, più che discutere il libro e usarne i dati che contiene, si discuta con i giornalisti che hanno fatto la solita propaganda mediatica senza neanche aver letto una riga del libro, magari traducendo in modo errato blog e commenti della stampa estera.

Tra l’altro, nel mio post, scrivevo:




È proprio la mancata comprensione di questo aspetto, come di altri importanti, che impedisce a quest’asino di Thomas Piketty di afferrare, posto che egli sia in buona fede, cosa sulla quale possiamo fortemente dubitare, come la critica dell’economia marxiana non sia riducibile agli aspetti circolatori e della distribuzione, né la sua contraddizione fondamentale risulti semplicemente, come pretende di attribuire a Marx questo falsificatore,  dall’inarrestabile tendenza all’accumulazione (tra l'altro assimila tra loro concetti come ricchezza privata e accumulazione di capitale). Inoltre, quando Piketty afferma che Marx “come Ricardo intende concentrare il proprio lavoro nell’analisi delle contraddizioni logiche connotate al sistema capitalistico”, ciò rivela che egli non sa nulla del metodo d’indagine marxiano, della vera e propria rottura epistemologica compiuta da Marx, la quale costituisce un altro suo merito scientifico, filosofico e storico.

Eccoci al punto dolente: posto che Piketty sia in buona fede. Non solo egli non è in buona fede, ma è intellettualmente un fraudolento, per sua stessa ammissione. Egli non ha mai letto Il Capitale di Marx, perché lo trova ostico e, udite, ininfluente! Bel modo di approcciarsi criticamente a un gigante del pensiero economico: non leggerne affatto gli scritti economici – perché li trova "ininfluenti" e "difficili" – e tuttavia sputtanarlo in lungo e in largo. La prova? Questa intervista:

Chotiner: Can you talk a little bit about the effect of Marx on your thinking and how you came to start reading him?
Piketty: Marx?
Chotiner: Yeah.
Piketty: I never managed really to read it. I mean I don’t know if you’ve tried to read it. Have you tried?
Chotiner: Some of his essays, but not the economics work.

Piketty: The Communist Manifesto of 1848 is a short and strong piece. Das Kapital, I think, is very difficult to read and for me it was not very influential.

3 commenti:

  1. Veramente asino. E poi la logica: se non lo legge come potrebbe sentirne (for me) l'influenza? Su opinioni di altri, e chiaramente di una parte sola: un vero scienziato!
    Se invece lo ritiene ininfluente in assoluto vuol dire che è vissuto su marte e non conosce la storia terrestre dell'ultimo secolo e mezzo.

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  2. "Nel nostro mestiere (...) occorre staccarli bene da terra, i piedi, e ribatterli sull'impiantito sonoramente, bisogna muoversi, scarpinare, scattare e fare polvere, una nube di polvere possibilmente, e poi nascondercisi dentro."

    [La vita agra, Luciano Bianciardi]

    Che i produttori e sollevatori di polvere rispondano al nome di Piketty, Scalfari o scribacchini vari non importa.
    L'importante, per chi li paga o finanzia, è che proseguano.

    Saluti Olympe

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  3. Ciao,sono lo stesso che ti ha inviato il post che hai messo in grossa evidenza
    all'inizio dell'articolo.
    Continuo a ritenere la tua "polemica " nei confronti del libro di Piketty inutile.
    Penso che i dati che il suo libro fornisce e il fatto che venga messa in dubbio
    l'efficacia del liberomercato anche da un'economista non marxista sia assolutamente da sfruttare.
    Ti faccio notare che la traduzione della frase " I never managed really to read it" non significa non l'ho mai letto ma significa " non l'ho mai veramente letto " nel senso non ne ho mai approfondito la lettura.
    Comunque non cambia nulla . Approfittiamo di queste letture "neoclassiche" del capitale , facciamole nostre e rilanciamo la lotta anticapitalistica.A proposito è Harvey che inserisce Piketty nel campo degli economisti neoclassici.

    buona giornata

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