Del
corridoio vasariano avevo già scritto recentemente in questo post. Ora
sembra che qualcosa si muova per iniziativa dei lavoratori del Polo museale fiorentino (che
sicuramente agiscono anche per altri, leciti, obbiettivi). Chissà. L’unica cosa
che non mi torna è il prezzo del biglietto indicato nell’articolo del Fatto, a
me risulta ancora molto più caro. La cosa che non sapevo è che c'entrasse Letta Gianni, dunque non sapevo ancora a cosa attribuire l'odore di guasto.
sabato 30 novembre 2013
Caste
Dal
2010 al 2012 le retribuzioni nette dei lavoratori dipendenti sono diminuite di
64 euro al mese, passando da una media di 1.328 euro a 1.264 euro. A fine
biennio, se si considerano 13 mensilità, un lavoratore ha incassato in un anno
832 euro meno del 2010. Il calo, rileva
la Banca d'Italia, è stato generalizzato per tutti i settori produttivi e
per tutte le aree geografiche.
I
sindacati non hanno nulla da dire in proposito, troppo affaccendati sui loro
patrimoni immobiliari, sulle loro partecipazioni, sui contributi statali, e del
resto i loro bilanci sono tutt’altro che trasparenti dato che non esistono bilanci
consolidati delle confederazioni sindacali.
Ricevono
per i patronati 260 milioni dall’INPS, cui si aggiungevano altri milioni
dall'INPDAP e 15 milioni dall'INAIL (legge 152/2001). Poi altri soldi dall’Inps,
cioè somme che versiamo con i nostri contributi, pari a 45 milioni circa su
base annua per i finanziamenti ai CAF per il calcolo dell' ISE, e sempre dall’Inps,
cioè sempre soldi nostri, altri contributi per 60 milioni di euro per le
dichiarazioni dei redditi dei pensionati.
L'Inps,
poi, garantisce al sindacato un flusso annuo di circa 372 milioni per le quote
associative dei pensionati, trattenute direttamente sulle pensioni con il meccanismo
della delega di carattere permanente (salvo revoca), nonché a titolo di
ritenute sulle prestazioni. Infine, attraverso il meccanismo della trattenuta
in busta paga, assicurato dai contratti dopo che il referendum del 1995 aveva
cancellato l'obbligo di legge per le imprese, ai sindacati arriva una cifra
stimabile in almeno 600 milioni di Euro.
venerdì 29 novembre 2013
Saper cogliere le opportunità
Il Dow Jones Industrial Average ha toccato i 16.000 punti, l'indice azionario
Standard & Poor 500 ha raggiunto 1.800, e il Nasdaq ha ancora una volta
superato 4.000. Il Dax tedesco è in rialzo da nove settimane consecutive,
sfonda la soglia di 9400 punti, l’Ibex spagnolo registra il maggior rialzo
della giornata dopo la promozione di Standard & Poor's, Londra gode di
ottima salute e Parigi non è da meno. E allora la crisi dov’è?
In quel 41,2 per cento di giovani italiani ufficialmente disoccupati, una
percentuale che da sola dovrebbe accompagnarsi con moti di piazza e barricate.
Invece nulla. In Spagna, al riguardo, va anche peggio, per non dire della
Grecia. Ma non si muove foglia, questo è il sistema sociale migliore, basta saper
cogliere le opportunità. E, del resto, passa per pacifico il fatto che
ribellarsi è inutile e tutto ciò che parla anche vagamente di comunismo è
utopia, esperienza sconfitta dalla storia.
Indifferenti
Dice niente che si dedichino
decine di ore di trasmissione di talk-show sempre ai soliti argomenti, ed a uno
in particolare, e però si tace su una vicenda di gravità assoluta quale quella delle discariche abusive di
rifiuti tossici e radioattivi in Campania? Sarà perché sono coinvolti tutti, a
vario livello, dai coletti bianchi alla camorra passando inevitabilmente per la
politica? Sarà perché – come afferma testualmente il commissario della Criminalpol Roberto Mancini – il traffico e lo sversamento dei rifiuti inizia nel
1988 con le Coop rosse? Chi e perché ha insabbiato l’informativa datata 12
dicembre 1996 della Direzione centrale della polizia criminale nella quale non
solo si indicano i reati ma si fanno i nomi dei rei?
Quell’informativa
faceva seguito all’operazione “Adelphi”, del 1993, “che vedeva protagonisti i
medesimi soggetti”. Malgrado tale inchiesta del 1993 e “malgrado le
dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Perrella Nunzio e Schivone
Carmine, tali attività proseguono senza soluzione di continuità e consentono ai
vari” personaggi coinvolti di “acquisire credibilità e ricchezza, in spregio a
un bene comune quale è l’ambiente ed irridendo quanti, tra gli ambientalisti e
quei pochi organismi investigativi sensibili al problema ed estranei ad una
cultura rispettosa dei potentati politici ed economici, tentano di sollevare il
velo sulla pericolosità di tali traffici” (p. 7).
Si
dirà, in perfetto stile qualunquista: che me ne fotte se hanno ridotto la
Campania a un tumorificio, io e la mia famiglia abitiamo a centinaia di
chilometri! Bravo, stronzo. Ma anche a voler considerare cinicamente la
questione, c’è da osservare che gli alimenti prodotti in quelle zone finiscono
sulle nostre tavole, nelle mense dei nostri figli. Fotte niente lo stesso, ora
c’è il Ruby bis.
*
giovedì 28 novembre 2013
Il giorno del ringraziamento
Oggi negli Stati
Uniti d’America è grande festa, quella del giorno del ringraziamento, Thanksgiving Day. Protagonista sulle
tavole americane, come tutti sanno, sarà un grasso tacchino ripieno di frutta
secca e prugne, accompagnato da salse e altre … (fate voi, i gusti degli altri non
si discutono, basta evitarli).
Secondo il Rapporto
annuale del New York City Coalition
Against Hunger, nella capitale economica e culturale degli Usa un bambino
su cinque non viene nutrito a sufficienza. Dice il Rapporto: “Mentre i benestanti hanno a disposizione
cibo più raffinato che mai, un nostro vicino su sei sta combattendo contro la
fame. Il recente taglio federale ai buoni alimentari peggiorerà la situazione”.
Tra il 2010 e il
2012, circa mezzo milione di bambini della città non hanno avuto
un’alimentazione sufficiente, il 10% in più del periodo 2006-2008. In generale
è successo a 1,3-1,4 milioni di newyorchesi. I problemi peggiori riguardano il
Bronx, dove il 36% dei residenti e il 49% dei bambini non si è nutrito in modo
adeguato, ma anche a Brooklyn e Manhattan i numeri sono in crescita.
*
Mentre l’Italia era
distratta a metà da un’altra festa e l’altra metà piangeva a dirotto, il governo
ha provveduto ad aumentare salari e stipendi e molto di più le tasse.
Secondo Il Sole
24ore, in busta paga troveremo 3,5 euro (tre euro e mezzo) in più al mese per
chi dichiara 15mila euro l'anno, e vantaggi
discendenti man mano che ci si
allontana, in alto o in basso (!!) da
questa fascia. Si tratta di aumenti quasi
al netto. Una cuccagna.
martedì 26 novembre 2013
Troppo occupati
Viviamo in una storia che spesso non
comprendiamo, anche se molti di noi affermano il contrario, forse senza
crederci e solo per darsi coraggio. L’immagine stessa della vita imposta dalla
réclame e dallo spettacolo ha poco o nulla a che vedere con la vita reale ed è
invece l’immagine di come questa società promuove e idealizza se stessa per
farci dimenticare il vuoto, i rapporti sempre più astratti tra le persone e la
mediocrità.
Nell’insieme noi vediamo come ogni cosa vada
per suo conto, in balìa del caso, senza un controllo sociale consapevole, ma il
caso è soltanto uno dei poli di un nesso in cui l’altro si chiama necessità. E
questa si esprime nelle leggi peculiari della società, anzitutto quelle che
dominano la casualità della produzione e dello scambio, leggi che modificano i
diversi stadi di sviluppo e che dominano l’intero periodo della civiltà.
Quanti, per esempio, senza cadere nei soliti
luoghi comuni, saprebbero spiegare perché – dopo ben oltre due secoli dalle più
solenni dichiarazioni sui diritti dell’uomo e di lotte per la dignità del
lavoro – le disparità di classe siano ancora così marcate e moltissimi
lavoratori vivano in povertà e sempre a rischio d’indigenza?
Furbate
Quando mai un testimone scrive ai giudici di
una corte d’assise che non si farà interrogare in merito agli “indicibili
accordi” tra Stato e Mafia poiché non ha “alcuna conoscenza utile al processo”?
In una monarchia può succedere, ma non sempre.
*
Non so chi ha presentato in un unico emendamento la proposta di
togliere qualcosina alle pensioni sopra i 90mila euro e di adeguare le pensioni
fino ai 2mila euro lordi (cosa peraltro prevista per legge prima che un
mantenuto a vita decidesse altrimenti). Nel caso si trattasse di un
parlamentare grillista, si può capire, non ci arrivano. In caso di altri, si
tratta del solito emendamento furbata: cassando una cosa si toglie anche
l’altra.
L’adeguamento di salari e pensioni è
previsto in costituzione, senza troppi sforzi interpretativi dalle parti
dell’art. 36. A leggere poi gli ultimi due commi del successivo articolo si
capisce di che cazzo di costituzione si tratti. E pace.
Il Pd con quest’ultimo governo dovrebbe aver
messo una croce sulla sua esistenza. Tuttavia troverà ancora milioni di
elettori disposti a turarsi il naso e comunque chiunque vinca o pareggi le
prossime elezioni, la situazione non cambierà. Nemmeno l’astensione di massa
dal voto cambierebbe subito le cose, ma almeno porrebbe le premesse per
qualcosa di nuovo in questo paese immobile.
lunedì 25 novembre 2013
Gerarchie
L’intreccio tra affari, finanza e politica, così come tra
questa e la criminalità, non è una novità né del passato remoto e nemmeno di quello
più recente, ed è all’ordine del giorno come dimostrano i molti processi e le sempre
numerosissime indagini in corso.
Dopo l’unità d’Italia gli scandali (e il loro uso politico)
furono numerosi, a cominciare, per esempio, da quello che riguardò la
costruzione delle ferrovie e ancor prima lo scandalo sull’uso dei fondi durante
la campagna garibaldina in Sicilia, vicenda che vide la morte, più che
sospetta, del povero Ippolito Nievo, testimone pericoloso in quanto uomo onesto,
così come compromettenti dovevano essere i documenti che portava con sé.
Ma anche altri numerosi scandali
politica-affari coinvolsero le più diverse personalità dell’Italia cosiddetta
liberale. Del resto, i grandi affari sollecitano grandi appetiti, soprattutto in
un paese in cui la classe politica e dirigente è “tra le più premoderne,
violente e predatrici della storia occidentale, la cui criminalità si è estrinsecata nel corso dei secoli in tre
forme: lo stragismo e l’omicidio
politico, la corruzione sistemica e la mafia”.
domenica 24 novembre 2013
Divagazioni domenicali
Le
formazioni storico sociali seguono un processo storico naturale nel quale i rapporti di produzione svolgono, come rapporti sociali primordiali, un
ruolo fondamentale. Il modo in cui gli uomini producono ciò di cui hanno
bisogno per vivere determina anche tutti gli altri aspetti del vivere sociale.
E tuttavia, per indagare e descrivere una determinata realtà storico-sociale, i
rapporti di produzione, ossia quei rapporti materiali che si formano senza
passare per la coscienza dei loro agenti, non sono di per sé esaustivi per
rendere conto dell’evoluzione complessiva di quella data formazione sociale.
Per
esempio, l’antagonismo sociale tra patrizi e plebei, oppure tra borghesi e
proletari, non può essere investigato limitandosi alla sola struttura dei rapporti
di produzione (tantomeno ometterla, però!), poiché certe particolarità e
costanti vanno ricostruite tenendo presente tutti i rapporti sociali in tutte
le loro forme e in tutto il loro movimento. È questo tipo d’approccio a fare la
differenza, essenziale, tra il metodo d’indagine marxista e la sociologia
borghese.
venerdì 22 novembre 2013
Lo ricordo bene quel 22 novembre
E anche quando emergessero le prove che fu Erostrato
a sparare a Jack Kennedy in quel 22 novembre 1963, che cosa cambierebbe? Il
fantasma di Jack fu poi ben adatto per alimentare il mito americano a chiusura
dell’età dell’oro, e anche in Italia la toponomastica dedicata a quest’eroe
delle scopate extraconiugali si spreca.
Non fu il primo presidente Usa ad essere assassinato,
com’è noto. Sicuramente dopo Lincoln fu sparato a James Abram Garfield (1881), e
poi toccò a William
McKinley (Gore
Vidal lo racconta in un suo romanzo/saggio). Poco nota è invece la vicenda di Huey Pierce Long, un personaggio il cui
nome, se fosse diventato presidente, lo conoscerebbero tutti molto bene.
A Jack naturalmente fu riservato un funerale
degno del presidente, molto meno degna fu l’inchiesta per il suo assassinio,
non tanto perché non rivelò traccia di un complotto, ma perché fin dall’inizio non
indagò a fondo sulla dinamica dell’omicidio di D.J. Tippitt e poi dello stesso
Oswald, e precluse la possibilità che a sparare non fosse stato solo uno
squilibrato armato con un moschetto italiano della prima guerra mondiale
modificato.
mercoledì 20 novembre 2013
[...]
Lo
spettacolo politico, ossia il gangsterismo corrente, è ossessionato da
un’ombra: l’indifferenza. Apposta finanzia i media direttamente o tramite amici
e non fa mai mancare le sue maschere nei salotti televisivi, solo così può promuovere
l’interesse nell’opinione pubblica per il contorsionismo verbale di personaggi
che altrimenti sarebbero buoni solo per l’autopsia.
Poi
si va a votare e di volta in volta si mette la croce sul simbolo che
corrisponde a un leader di un battaglione di coglioni, iene e sciacalli che
ha scelto come complici. È in tal modo che abdichiamo non alla sovranità,
inesistente, ma al senso di dignità e pudore. Crediamo o almeno speriamo con il
nostro miserabile voto di poter riempire un vuoto che invece non si può
colmare.
L’unica
buona notizia arriva dalla Basilicata, la percentuale dei votanti è meno della
metà degli aventi diritto. Non illudiamoci, alle politiche i boss locali e la
propaganda nazionale li riporteranno in massa alle urne.
Perché le scimmie non producono plusvalore
A chi piace la scienza e la storia dell'evoluzione umana segnalo
un bel sito e un articolo (qui) che tratta di un argomento del quale ebbe già
ad occuparsi un certo Charles Darwin in un suo libretto, che pochi hanno letto,
dal titolo L’origine dell’uomo (1871);
dello stesso argomento si occupò anche un altro autore, di cui non rammento il
nome, scrivendo un articoletto, che quasi nessuno ha letto, dal titolo La parte avuta dal lavoro nel processo di
umanizzazione della scimmia (1876).
Tra l’altro proprio rileggendo quest’ultimo ho trovato un passo curioso e che ben s’adatta alle nostre periodiche
sciagure:
«Non aduliamoci troppo tuttavia per
la nostra vittoria umana sulla natura. La natura si vendica di ogni nostra
vittoria. […] Gli italiani della
regione alpina, nell'utilizzare sul versante sud gli abeti così gelosamente
protetti al versante nord non presentivano affatto che, così facendo, scavavano
la fossa all'industria pastorizia sul loro territorio; e ancor meno
immaginavano di sottrarre, in questo modo, alle loro sorgenti alpine per la
maggior parte dell'anno quell'acqua che tanto più impetuosamente quindi si
sarebbe precipitata in torrenti al piano durante l'epoca delle piogge».
martedì 19 novembre 2013
Fortuna che i lese la gazeta e i sa tuto de Baloteli quei là
Nel corso della trasmissione televisiva Il
tempo e la storia, condotta da Concita De Gregorio con la presenza in studio
del professor Tullio De Mauro, è stato chiesto a degli alunni di un liceo quale
libro stessero leggendo attualmente: panoramica della telecamera sui ragazzi e ... mutismo assoluto. Allora viene chiesto da De Mauro se , caso mai, visto che non leggono un cazzo, stanno leggendo dei
fumetti: manco quelli erotici, roba d'altri tempi!
Dopo qualche imbarazzo, viene chiesto ai giovani virgulti se leggono dei giornali.
Domanda appropriata a cui segue risposta affermativa. In studio si torna a respirare normalmente, evitata in corner figura di palta (pensano e sorridono). Ebbene sì, alcuni di loro leggono la Gazzetta dello sport.
A forza di insistere, viene
fuori che una ragazza starebbe leggendo anche Il ritratto di Dorian Gray. Evviva, seguono commenti di viva e commossa soddisfazione.
lunedì 18 novembre 2013
Anche il sor Renzino promette milionate di posti di lavoro
Scrivevo in questo post:
Affermando che l’uomo non è il risultato dalla
suo sviluppo storico, ma il prodotto della sua essenza biologica, si possono poi spiegare
le contraddizioni di una società irrazionale e sperequata, dal lato oggettivo,
ed ingiusta, dal lato morale, come effetto della natura propria ed
intrinseca dell’uomo. Su tale presupposto, le crisi diventano
"disarmonie" nel libero gioco delle forze di mercato, la miseria e le
grandi ricchezze si giustificano con l’essere l’uomo naturalmente competitivo
e il suo essere biologicamente egoista. Del resto, ci fanno
credere, è sempre stato così. Perciò non ci resta che assoggettarci di buon
grado alle sorti magnifiche e progressive di un’organizzazione sociale che, pur
“imperfetta” a causa delle “umane debolezze”, è la migliore possibile.
Riprendo qui il filo su questo tema che appare
così scontato ad alcuni e che invece non è poi tanto pacifico. Intuitivamente
il senso comune comprende che il mondo sta cambiando molto velocemente, anche
perché tali mutamenti avvengono sotto i nostri occhi e soprattutto ci
coinvolgono in prima persona non solo nei nostri modi e stili di vita ma nei
nostri interessi più essenziali. Come per esempio quando si perde il lavoro e
non c’è possibilità di trovarne un altro, oppure, per un giovane, quando è
costretto ad accettare condizioni di sfruttamento che solo vent’anni fa erano
considerate abnormi e fuori dalle regole.
domenica 17 novembre 2013
Cenni sull'antagonismo tra città e campagna
L’organizzazione sociale urbana nasce con la
stanzialità dei popoli, con l’aumento della popolazione e l’insediamento di una
parte di essa in confini delimitati, dapprima in villaggi e poi via via in
centri più estesi e socialmente articolati, di norma presso un corso d'acqua, a contatto con zone agricole o come porto commerciale o snodo di transito. Altro presupposto necessario per lo
stabilirsi di comunità urbane complesse è un livello di sviluppo adeguato della
produzione materiale, anzitutto con la separazione delle attività industriali
da quelle agricole, ossia con la comparsa della prima generale divisione sociale
del lavoro e della proprietà privata quale condizione dello scambio privato e
dunque del rapporto tra differenti sfere di produzione.
Non si tratta qui di stabilire rapporti e
influenze unilaterali bensì di dar conto di un processo storico per sua natura
di tipo dialettico; pertanto così come la prima generale divisione sociale del
lavoro e la comparsa della proprietà privata e dello scambio sono condizioni
della formazione delle città, a sua volta a fondamento di ogni divisione del
lavoro sviluppata e mediata attraverso lo scambio di merci sta la separazione
di città e campagna, tanto che l’intera storia economica della società si può
riassumere nel movimento di tale antagonismo.
venerdì 15 novembre 2013
Servizietti
I frutti non cadono mai troppo lontano dal
loro albero. Allo stesso modo i “professori” non si spingono con le loro
critiche oltre il recinto del consentito. Al massimo arrivano a dire che i
capitali sono “liberi di andare e venire dove vogliono”, ossia di sfruttare i vantaggi
degli squilibri globali, in altri termini di alludere al fatto che i trattati internazionali
sul libero commercio hanno lo scopo fondamentale di imporre la divisione
internazionale del lavoro più favorevole ai capitali più forti. Ma già detto
così si rischia di passare per ciò che non si è, perciò meglio essere cauti con le
parole, sia mai scappi la parolina indecente: “imperialismo”.
Dunque? Nulla.
giovedì 14 novembre 2013
Della schiavitù
Nel post precedente ho scritto di come lo
sviluppo delle attività commerciali rappresenti il presupposto essenziale che
accompagna le grandi trasformazioni dei modi di produzione, ma di per sé non è
la causa di tali cambiamenti. Tanto è vero, dicevo esemplificando, che lo sviluppo
straordinario del commercio nella Roma antica non ha avuto effetti
significativi sulla struttura produttiva dominante improntata allo schiavismo.
Del resto, detto en passant, la differenza tra lo sfruttamento del lavoro
schiavistico, servile o di quello salariato, riguarda essenzialmente le forme, ossia l’aspetto giuridico, dello
sfruttamento stesso, e su di esse il commercio ha solo un rilievo indiretto.
Ciò vale a dire che i grandi cambiamenti
epocali, il passaggio da un modo di produzione ad un altro, oltre che dallo sviluppo del capitale
commerciale, sono determinati ancora da altre
circostanze. La nascita della stessa schiavitù come forma dominante dello
sfruttamento del lavoro ha a che fare sia con la trasformazione della struttura
produttiva e sia con lo sviluppo del commercio, non ultimo quello degli schiavi
stessi (mutate le forme, è quello che succede anche nella modernità con la legislazione del lavoro, ossia con la formalizzazione contrattuale dei rapporti di sfruttamento e tutto ciò che gli corre dietro!).
mercoledì 13 novembre 2013
Del commercio
Così come lo scopo fondamentale del capitalista
– frega niente se individuale o collettivo – è la produzione del plusvalore e
non quella delle merci (mezzo cui raggiungere lo scopo stesso), il commerciante
vende e acquista indipendentemente dai suoi bisogni di consumo di quelle stesse
merci. Che egli scambi ossidiana di Melo o cuscinetti a sfera di Heidelberg,
egli assicura lo scambio delle merci e il suo patrimonio esiste sempre sotto
la forma di patrimonio monetario e il suo denaro funziona sempre come capitale.
La sua attività è l’accrescimento del
valore di scambio, in altri termini il motivo propulsore e il suo scopo è quello di
trasformare denaro in più denaro. Più è arcaica la figura e la funzione del
commerciante nello scambio dei mezzi di sussistenza, più appare determinante la sua funzione, ossia quella del suo denaro,
come capitale; ecco dunque perché storicamente è il capitale commerciale ad apparire come capitale per eccellenza, anziché
il capitale investito nei rami produttivi.
martedì 12 novembre 2013
Il caso esemplare dell'Italia
Fu inevitabile, nel 1944 a Bretton Woods,
prendere certe decisioni e non altre in materia monetaria e finanziaria. Inevitabile
data la posizione di classe, dunque dati gli interessi in gioco dei partecipanti
alla conferenza, rappresentanti le rispettive borghesie di 44 paesi. Fu sancito
di eleggere il dollaro a moneta leader degli scambi internazionali agganciando
ad esso tutte le altre monete nazionali. Il dollaro venne a rappresentare, come
segno del valore, il suo rapporto con l’oro (35 dollari per un’oncia), con il
quale era convertibile. In questo modo si pensava di aver stabilizzato il
mercato dei cambi dopo la corsa alle svalutazioni competitive e la crisi degli
anni Trenta, la quale riproponeva in forma esasperata i problemi di quelle precedenti.
Il cancro? Anzitutto una questione di ore di lavoro perse
A Varsavia è in corso il 19° vertice Onu sul
clima. A cosa serva non so, di sicuro non potranno arrestare l’emissione delle
sostanze che favoriscono il cosiddetto effetto serra, né gli effetti che ciò
provoca sul cambiamento climatico in corso, ossia quelle modificazioni che
ormai avvertiamo tutti distintamente.
Diecimila morti nelle Filippine a causa di
un tifone (da quelle parti si chiamano così) di violenza straordinaria. Ma poco
c’importa, sempre alle prese, come siamo, con i problemi dell’ominide della
provvidenza.
Secondo lo
IARC (International Agency for Research on Cancer) l’inquinamento
dell’aria ha effetti sicuramente cancerogeni. Respiriamo, quando va bene, 400 parti su un milione di CO2,
che non dev’essere una buona cosa, tanto è vero che la prima causa di
tumore, di gran lunga, è quella al polmone. L’inquinamento atmosferico è la
prima causa ambientale di morte in Europa, dieci volte di più degli incidenti
stradali.
domenica 10 novembre 2013
Loro il motore, noi il ruotino di scorta
Se
n’è accorto anche Eugenio Scalfari:
«… è arrivato il
momento di costruire l'Europa. Non c'è niente da buttar via ma molto da
costruire cambiando. Ci vuole un motore che inneschi costruzione e cambiamento
procedendo nel rispetto della libertà, della giustizia sociale, della
fraternità e della partecipazione. La Germania dovrebbe essere quel motore.
Occorre che se ne convinca perché ormai il momento della scelta è arrivato.»
Troppo
incantevole speranza.
sabato 9 novembre 2013
Hanno sottostimato la nostra resistenza
Il mondo antico aveva perso ogni fiducia nel
suo destino e si consegnò alle dottrine semplici e chiare dell’oriente, soprattutto
il mitraismo e il cristianesimo, tra loro concorrenti. Anche il nostro mondo ha
perso ogni fiducia sul proprio destino e le ingenue certezze delle religioni
non rassicurano più, funziona molto meglio la fabbrica delle illusioni
spettacolari.
Dov’è finita la delicata genuinità del
sentimento umano che chi non è più giovane ricorda ancora? È stata sopraffatta da
un mondo umanizzato a metà, soddisfatto dei più gagliardi e vani godimenti
avvolti in confezioni di pseudo prestigio. La nostra libertà, tanto
reclamizzata, la nostra cultura, tanto celebrata, in realtà sono dei surrogati
del totalitarismo che chiamano mercato.
Predomina il culto del subrazionale, l’esibito
atteggiamento nichilista, la rarefazione del ragionamento (cazzo vuoi ragionare
su twitter e altri bassifondi della stupidità?), insomma rapporti tra
extraterrestri. L’ultima virtù riconosciuta, anzi ininterrottamente solleticata,
è quella di consumare, soddisfare la libidine di novità, a patto di subordinarci
a tutto il resto, cioè di pagarne il prezzo.
giovedì 7 novembre 2013
Perché la storia dovrebbe fare un’eccezione?
Del primo impero mediterraneo, la
talassocrazia cretese, già nel V secolo dell’evo classico restava solo un
flebile ricordo in Tucidide e negli ateniesi per un tributo sacrificale imposto
dall’isola alla loro città, consistente nella famosa storiella della consegna
di una fanciulla a Minosse. Quanto all’Egitto delle antiche dinastie restano una
sfinge monumentale e alcune piramidi, ma soprattutto resta intatta la miseria
di un popolo.
Nulla di più caduco di un regno o di un
impero, fosse pure quello del Nilo, oppure romano, cinese, azteco, moghul,
khmer, iberico od ottomano. Di quei regni ed imperi restano solo rovine,
vestigia minacciate dal business del turismo e del restauro filologico.
mercoledì 6 novembre 2013
Che stazza di governo
Sul sito del governo c’è notizia che
finalmente il decreto Clini-Passera – firmato durante il governo Monti e che pone alcuni
vincoli e prescrizioni atti a limitare gradualmente il passaggio delle grandi
navi nel canale della Giudecca e nel Bacino di San Marco – diventa operativo
con le decisioni prese ieri a Palazzo Chigi durante la riunione presieduta da
Letta e le parti interessate.
Si tratta di
una presa per il culo, grandissima quanto una nave che stazza dalle 40.000 alle
96.000 tonnellate. Tale è infatti il limite massimo per il passaggio delle
grandi navi nel canale della Giudecca e nel Bacino di San Marco, a partire dal
primo novembre 2014. In dettaglio:
dal 1° gennaio 2014 dovrà essere ridotto fino al 20% (rispetto al
2012) il numero delle navi da crociera di stazza superiore alle 40.000
tonnellate abilitate a transitare per il Canale della Giudecca;
dal 1º novembre 2014 dovrà essere definitivamente precluso il
transito delle navi crocieristiche superiori a 96.000 tonnellate di stazza
lorda.
"L'inavvedutezza di Marx"
Scrivevo ieri: “la proliferazione del consumabile non ha un limite
fisiologico, non nella cosiddetta propensione ai consumi e allo spreco come
credono taluni, ma un limite nella natura stessa del capitale”. E ciò
vale per ogni altro aspetto del capitalismo, ossia il vero limite della
produzione capitalistica è il capitale stesso, un limite che ha nulla a vedere con la
produzione della ricchezza in quanto tale. Questo particolare limite – scrive
Marx – testimonia del carattere ristretto, semplicemente storico, transitorio,
del modo di produzione capitalistico; prova che esso non costituisce affatto
l’unico modo di produzione in grado di generare ricchezza, ma, al contrario,
arrivato ad un certo punto entra in conflitto con il suo stesso ulteriore
sviluppo.
Naturalmente Marx non si
limita ad enunciazioni di principio come un qualunque filosofo, come scienziato scopre ed enuncia “la legge in
quanto tale”, una legge naturale
indipendente dai produttori e che sfugge sempre di più al loro controllo. Tutto
nero su bianco, da ben oltre un secolo. Nessuno ha confutato scientificamente
tale legge, laddove si è cimentato anche quel confuso di Croce Benedetto, con
risultati comici, come già rilevava Plenchanov e poi Gramsci [*].
Non è solo colpa dei crucchi
Anche Romano Prodi ha scoperto, “e da un
anno lo va ripetendo”, che “il vero problema
oggi è la deflazione”. Poi:
"L'opinione pubblica tedesca è convinta che qualsiasi stimolo
economico a favore dell'economia europea sia un aiuto ingiustificato a favore
degli inetti del sud”.
Prodi parla degli effetti, ma le cause della recessione non sono nella
“deflazione” e nelle politiche di “austerità”, le quali aggravano la situazione di crisi (rapporto
debito/Pil 119,3% nel 2010, 120,8% nel 2011, 127% nel 2012, 132,3% nel 2013), ma hanno poco a che vedere con le contraddizioni reali dello squilibrio.
martedì 5 novembre 2013
Azzardo una previsione
La
questione lavoro è sempre lì, e si aggrava. Non c’è ripresa (quale?) che tenga,
c’è sempre meno bisogno di lavoro, anche di quello meno qualificato, per non
dire poi che il lavoro ha perso qualunque senso sociale, spesso trasformato in
una disoccupazione attiva, in precariato a vita, nella disaffezione e nello
smarrimento generale.
La
proliferazione del consumabile non ha un limite fisiologico, non nella
cosiddetta propensione ai consumi e allo spreco come credono taluni. Ha un
limite nella natura stessa del capitale. E tuttavia questo è solo un aspetto della
crisi italiana, sulla quale gravano altre condizioni e minacce.
Il
governo vuole far saltare 190mila precari del settore pubblico, àmbito che però in
genere non produce ricchezza, mentre il privato non assorbe e anzi chiude o fugge
verso margini di profitto migliori, con meno tasse e burocrazia. Questa
situazione, come tutti sanno, provoca caduta della domanda e un circolo vizioso
che produce recessione.
lunedì 4 novembre 2013
Del più e del peggio
Buone notizie. A Bari i commercianti non
vogliono più pagare il pizzo e a Napoli le pizzerie si organizzano per finanziare progetti volti a contrastare il
fenomeno delle baby gang e la violenza nel centro antico. Barzellette. Per il resto a
Venezia c’è il racket dei cinesi e dei russi, e per quanto riguarda
la pulizia delle calli la città lagunare assomiglia sempre più a Roma. La Capitale è il solito
orinatoio a cielo aperto. Non dovrebbe essere difficile capire che non basta la semplice acqua per pulire le deiezioni
di via Marsala o davanti al Pantheon e in molti altri luoghi. E che gli frega?
domenica 3 novembre 2013
Casi umani
Roma, 3 novembre 2011, via Gioberti, ore 11.
Recentemente
il Vicario di Dio ci ha ricordato che i più grossi criminali non stanno in
galera. Non ha fatto nomi, probabilmente a motivo che per primi avrebbe dovuto denunciare
certi suoi conoscenti.
La
ministra Cancellieri ha fatto bene a intervenire a favore del “caso umano”
rappresentato dalla signora Ligresti. Gli avvocati delle centinaia e forse
migliaia di “casi umani” rappresentati dai loro clienti, rinchiusi in carcere, dovrebbero perciò sbrigarsi a inviare idonea documentazione alla ministra Cancellieri
consentendole così di esercitare un suo “diritto a intervenire” rapidamente di
persona.
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