mercoledì 30 ottobre 2013

Povero Adriano, povero Mario, poveri noi ...


Ricordo un filmetto di Steven Spielberg, regista dell’establishment, dal titolo War of the Worlds. I soliti alieni che invadono la Terra e non trovano di meglio che nutrirsi succhiando il sangue dei poveri terrestri, senza distinzioni di razza e di classe. Si tratta della parodia fantastica di ciò che avviene nella realtà da parte degli Usa, i quali vivono e prosperano succhiando il sangue al mondo intero, proseguendo sulla strada degli imperi coloniali del passato. Evitando però tutte le grane derivanti da un’occupazione diretta di territori e nazioni, bastando un controllo attivo e la collaborazione delle borghesie locali.

Scalfire il mito americano dopo un secolo di martellante propaganda è dura, lo so.

* * *




Ieri sera ho avuto l’occasione di guardare a tratti la parte conclusiva dello sceneggiato che ha per tema la vicenda umana, industriale e politica di Adriano Olivetti. Si mostra come l’azienda di Ivrea e i suoi manager fossero ben “sorvegliati” (così dice la colonnella americana nel filmato) dai servizi Usa, dunque erano spiati. Non è una novità, mi pare. Si mostra anche come Adriano Olivetti sia stato, con ogni probabilità, ucciso. Così come venne “incidentato” Mario Tchou.

Un altro ingegnere, nome ignoto ai più, venne “incidentato” quasi una ventina di anni fa sul raccordo anulare di Roma. Per altri, non nobili, motivi. Ma questa è un’altra storia, e non si può raccontare (vano cercare qualsiasi cenno su internet o altrove).

La domanda che lo spettatore medio (quale io sono) dovrebbe porsi è la seguente: ma che ci stavano a fare i servizi segreti italiani se non riuscivano a tutelare gli interessi industriali strategici dell’Italia? Erano troppo occupati a controllare, infiltrare, intossicare e manovrare la “sovversione” nelle fabbriche, nelle università e nei partiti.

L’unico leader europeo che in qualche modo si oppose allo strapotere Usa fu, allora, De Gaulle. Scoppiò il “maggio ‘68”, il generale si trovava in visita ufficiale all’estero, dovette rientrare precipitosamente, si dimise. Il grande tumulto cessò.

Dietrologie? Pensatela come vi pare, tanto la storia non cambia.


8 commenti:

  1. Un saluto a lei e ai lettori e mi scuso per la lunghezza dell'intervento.

    La logica parassitaria degli USA da lustri (almeno 5) fa i conti con quella degli altri sistemi geo-economo-politici-militari del globo: e molto spesso ci perde. Anche in questo vedo le radici della "crisi" di oggi (un mio amico dice che l'unica crisi che realmente esiste è quella da astinenza, e ha forse ragione).

    La guerra tra mondi parlava di minacciosi apparecchi: sospesi, enormi o volanti come le disgrazie che ricadono sulla gente a seconda dei capricci di chi gestisce il potere, per conto di chi comanda: da sempre è così e in Italia lo "sentiamo" bene.

    -

    Tant'è: siamo o non siamo lo stesso popolo di Silvio? Certo che sì, a prescindere dalla droga dei media all'uopo propinataci da decenni. Dovremmo accettarlo e farne le spese per procedere, fosse anche di un passo solo. La rassegnazione su questo tratto italiano dev'essere più pacifica e "rapida" per migliorare quello che è "sanabile". Siamo un popolo molto vecchio e dovremmo sfruttare quel poco di saggezza, maturata quasi solo in ambito individualistico, anche in senso sociale, ogni tanto.

    Voglio dire che: così come a un tedesco non chiederei un'inventiva creatrice e "liquida" a prescindere dalle (e anche a danno delle) regole di un sistema o di trovare soluzioni per forzarlo (cosa che a un italiano medio invece riesce bene, così tanto che poi i migliori (nel bene e nel male) si creano sistemi ad hoc: Leonardo, Fermi, Galilei, Tchou, i top hacker di oggi, Dante, Mafia, Tangentopoli, etc); e così come a un italiano non chiederei di sfruttare un sistema prestabilito di regole accettandone i limiti per poi forgiarne uno nuovo che abbia un paradigma derivante - evoluto - dal primo (cosa che i tedeschi invece sanno fare: Kant, Hegel, Mercedes, Krupp, etc); allo stesso modo ritengo improcrastinabile coltivare metodicamente, diffondendola quanto più possibile, la nostra "vocazione" - la chiamo così ma è una semplice e connaturata attitudine, socialmente assorbita a forza di bastone o col buonsenso, data dall'eredità di secoli di potere subito alle spalle - limitandone gli autolesionismi.

    Guardando ai risultati della persuasione diretta e indiretta, va ammesso che hanno lavorato bene e anzi secondo me, il lavoro, è così oltre da ritenere di non poter protestare se ci sfruttano, licenziano, derubano, depredano il nostro ambiente. Noi servi dobbiamo vivere dimessamente, sopportare in silenzio e crepare in buon ordine: se poi, addirittura, abbiamo una vita o una famiglia son volatili per diabetici signora mia e lo dobbiamo scontare. Siamo ormai pelandroni che capiscono solo ciò che vogliamo (o vogliono farci) capire: basta che parliamo di "Iphone", "Spread", "Spending Review", "Crisi", "Conti in ordine", "Stabilità" e pensiamo di vivere una vita nostra e di decidere.

    I pochi italiani (termine generico e poco qualificante - lo riconosco - ma non ne abbiamo altri) che hanno alzato la testa, come quelli da lei citati, dovevano accettare di piegarsi alle logiche imperanti per non pagare il prezzo di tale libertà di azione e pensiero: anche se non credo si fossero resi conto più di tanto del ruolo che avevano nel "gioco grande".

    A rileggerla e grazie per questo POST, per tutti gli altri e per i suoi costanti tentativi di risveglio collettivo

    NB: Se passa per i 2 fili di pasta al Pigneto, come scrivevo tempo fa, faccia un fischio.

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  2. Due cose ...

    La prima:
    incredibile a dirsi, ma su wikipedia c'è un accenno a quanto dici su Tchou:

    "Nel 2013, Carlo De Benedetti, che guidò negli anni 80 e 90 l'Olivetti, avanzerà l'ipotesi che l'incidente mortale in cui rimase convolto Tchou sia stato provocato dai servizi segreti americani per favorire l'IBM."

    Secondo, interessante il fatto che Grillo se la prenda sempre con De Benedetti ... che ci sia qualche correlazione?? Oggi non ho tempo di approfondire questa dietrologia, per cui te la lancio lì a mo' di provocazione :)

    Un saluto
    Marco

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    1. nel post si parla di un altro ingegnere, oltre a mario tchou, se ho capito bene.

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  3. Tutto bene Olympe?

    Franco

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  4. Salve, passati 7 anni le chiedo: si può sapere chi era l'ingegnere incidentato sul GRA?

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    1. di certe faccende non conservo note scritte. libero di non credermi, ma non ne ricordo più il nome, né ritrovo il suo biglietto da visita (che fu stampato con una Platina, in blu). ricordo bene la fisionomia e i modi: una persona non alta di statura dai modi molto affabili e distintissimi.
      nulla più.

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    2. grazie comunque per la risposta!

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