domenica 27 ottobre 2013

La fragile coscienza borghese di Scalfari


Quale similitudine più frusta, parlando di storia individuale o collettiva, dell’immagine offerta dalla ruota che gira? Una similitudine assai comune, efficace e d’immediata comprensione che prende spunto dalla circolarità dei cicli naturali, ossia dalle “leggi eterne” che muovono il mondo. Il risultato di tale movimento è tanto più imprevedibile quanto più esso poggia da un lato sulla spontaneità naturale e dall’altro su motivi casuali d’interesse e di passione che spingono la mano dell’uomo a girare la ruota.

Se l’idea del movimento circolare concorda con molti processi naturali, tuttavia il processo storico reale segue, o può seguire, per altre strade. Per dirla con Braudel, l’uomo segue “un destino ch’egli fabbrica a stento”, ma per quanto a stento, soggiungo, l’homo faber può produrre, a un determinato stadio del suo sviluppo, dei rapporti sociali sottratti alle più divaricanti contraddizioni e cioè realmente umani.

Se possiamo dimostrare – scriveva Engels – che la nostra comprensione di un dato fenomeno naturale è giusta, creandolo noi stessi, producendolo dalle sue condizioni e, quel che più conta, facendolo servire ai nostri fini, l’inafferrabile “cosa in sé” è finita. Gli uomini – scrivevo anche recentemente – non sono una colonia di topi: pur soggetti alle leggi della natura, nella conoscenza di queste leggi e nella possibilità legata a questa conoscenza, possono farle agire secondo un piano per un fine determinato.



Quanto più risaliamo all’indietro nel processo storico, tanto più vediamo gli uomini e i popoli ineluttabilmente costretti ad assecondare la natura, pensiamo solo ai sistemi di navigazione prima delle navi a vapore, oppure all’impotenza a fronte dei più comuni contagi batterici o alle carestie. Oggi, invece, la nostra straordinaria capacità, prodotta dallo sviluppo economico e della conoscenza, ci permette molto più che in passato di controllare e dirigere le forze spontanee della natura. Per contro, gli effetti di queste nuove possibilità ci sorprendono e spaventano proprio perché ci accorgiamo che il nostro supposto controllo su di essi è infine solo un’illusione di carattere ideologico.

Gli ideologi di questo sistema economico e sociale, invece di andare alla radice delle cose, di scoprire per quali motivi reali e fondamentali le forze scaturite dal progresso economico e dalla conoscenza scientifica non sono fatte agire secondo un piano per il bene comune ma secondo l’interesse e il capriccio di una piccola parte – perché altrimenti ciò scoprirebbe la natura essenzialmente classista di questo sistema economico e sociale – si rifugiano nelle più trite tautologie, come quella odierna di Eugenio Scalfari. Scrive:

«La fragile armonia è purtroppo il connotato dell'intera situazione italiana ed anche europea e perfino americana. Coinvolge i governi, i partiti, le società, l'economia, gli operatori della sicurezza pubblica; insomma tutti. Perfino la cultura. Anche la cultura è fragile, la morale pubblica è fragile, i comportamenti pubblici e privati sono fragili.

Le cause sono molte. Ma ce n'è una che soverchia tutte le altre e le determina: noi siamo alla fine di un'epoca, quella della modernità, del pensiero profondo che a memoria del passato, vive responsabilmente il presente e costruisce il progetto del futuro».

Secondo la tautologia di Scalfari, e la sua lettura teleologica della modernità, la fine delle responsabilità avrebbe prodotto la fine dell’epoca moderna e questa starebbe finendo per l’esaurirsi delle responsabilità. Quelle stesse che avrebbero costruito il presente e il progetto del futuro. Responsabilmente un cazzo, visti i risultati. Progetto un par di palle, posta l’immane carneficina del Novecento e ciò che prefigura il nuovo secolo e la crisi di sistema che ci travolge. Non c’è un barlume di responsabilità e di progetto in tutto questo, e, anche laddove fu perseguito un progetto di società non schiacciata sull’interesse particolare, i risultati non sono stati certo incoraggianti.


A Scalfari succede, nella sua concezione delle cose e della storia, quello che gli capita con la religione. I progressi compiti dalla modernità non servono ad altro che per giustificare l’attuale sistema di predazione, come del resto le scienze naturali non gli servono ad altro che come prove contro la fede di un creatore del mondo, salvo poi inginocchiarsi nella speranza di “un qualche cosa”. Nell’agonia di quest’epoca egli scorge la fine del suo mondo, e nella ferita esistenziale che ne deriva, inzuppa il pane Bergoglio.

3 commenti:

  1. Forse è vero che l'egoismo violento, mafioso e prevaricatore - altro non è il fondamento di tutte le forme politiche e statali finora conosciute, ad eccezione forse di una democrazia arcaica di villaggio che può non essere neppure mai esistita - è una forza alla quale nulla può resistere, perché affonda la sue radici nella tenebra dello spirito umano e da essa trae sempre e per sempre nuova linfa vitale.

    Se questo è vero, allora io mi chiedo quante possibilità abbia un'opposizione razionale e umanista di cambiare quel dato essenziale. La rivoluzione politica e sociale è nulla in confronto alla rivoluzione che occorrerebbe attuare all'interno della coscienza, e del subconscio, umani.

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  2. L’annichilimento del pensiero operato dalla concentrazione degli sguardi sulle tante dita indicanti la Luna,impedisce la percezione della realtà,si galleggia nella merda senza meta,come zombie.
    Ogni tanto una scarica di adrenalina:,stragi,guerre, giochi horror,prestazioni estreme,ludopatia,che attivano il cervello Rettiliano il quale è completamente incentrato sulla sopravvivenza fisica. La sua risposta e’ totalmente istintuale, del tipo “combatti o scappa”, e qualsiasi cosa che coinvolga la paura e l’aggressività. Anche la maggior parte delle nostre senzazioni di piacere-dolore ha origine nel cervello rettiliano.
    Il corpo ha bisogno del cervello inferiore (rettiliano) per sopravvivere, ma non dobbiamo permettere che la nostra coscienza-consapevolezza venga soggiogata al suo controllo, in maniera tale che tutti i suoi “pensieri” e desideri diventino il fine ultimo della nostra esistenza. La verità della questione è che molte persone spendono quasi ogni istante della loro esistenza nella modalita’ del cervello rettiliano. La loro mente cosciente è stata messa in una modalita’ di sonno/inattivita’ ed essi vivono in una modalita’ subconscia/inconscia e con il pilota automatico, per la maggior parte del tempo. Ciò che viene percepito e passa come il proprio “pensiero” è spesso nient’altro che una risposta automatica e pre-programmata proveniente dal cervello rettiliano.
    C'è un solo progetto,una sola strategia,una sola visione d'insieme:lArmi sempre più potenti x la distruzione del NEMICO ed il mantenimento del POTERE.

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  3. Temo non resti che la catastrofe per aprire gli occhi a questi intellettuali della domenica.

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