File nottetempo per mettere le mani sul
gadget di casa Apple. Nei negozi italiani arriveranno i nuovi iPhone 5s e 5c e
il 2 novembre sarà la volta degli iPad Air, il nuovo tablet super leggero. Il lancio diventa un evento, i principali operatori
telefonici e alcune catene di elettronica hanno organizzato una notte
bianca, tenendo aperti fuori del consueto orario alcuni dei punti
vendita.
È giusto tenere aperti i negozi di notte, di
giorno questi ragazzi debbono dormire.
*
Un decennio or sono, da poco entrato in
circolazione l’euro, in una pasticceria di Castelfranco Veneto (centro storico
ben conservato, ma estinta la gente seria e gli antichi traffici), ebbi la
sciocca idea di lasciare sul tavolo, per la cameriera, un euro di mancia. Questa
s’adontò, visibilmente, come se l’avessi trattata da pezzente. Quasi dovetti
alzarmi e chiedere scusa. Non era un’avventizia lei, ma la figlia del padrone.
A Napoli non sarebbe successo, lì la mancia s’offendono se non gliela dai. E
anche nella mia Venezia, aperta sul Levante, avrebbero accettato di buon grado,
fosse stata pure la dogaressa in persona a servire pasticcini. Forse, pensai allora,
con la lira, con due biglietti da mille, l’effetto sarebbe stato diverso? Con
quella tanghera, certamente no. E comunque è un argomento a favore dell’uscita
dall’euro, vero?
*
Alle cose basta cambiare nome perché mutino
se non nella sostanza almeno nella percezione, cosa che più conta. Anche le
tasse. E pure ai libri basta cambiare titolo.
Violante e Confalonieri, la senatrice Finocchiaro e Quagliariello (un personaggio di Totò?), si sono assortiti e scambiati per la presentazione del capolavoro di Alessandra Necci, figlia di Lorenzo. Laurea in giurisprudenza, diploma a Parigi a Sciences Politiques, una prima selezione (che cosa significhi non so) per l'Ecole nationale d'administration, ma soprattutto collaborazioni con gli staff di Edouard Balladur e di Forza Italia. La qual cosa spiega eloquentemente la presenza di Violante e Finocchiaro.
Violante e Confalonieri, la senatrice Finocchiaro e Quagliariello (un personaggio di Totò?), si sono assortiti e scambiati per la presentazione del capolavoro di Alessandra Necci, figlia di Lorenzo. Laurea in giurisprudenza, diploma a Parigi a Sciences Politiques, una prima selezione (che cosa significhi non so) per l'Ecole nationale d'administration, ma soprattutto collaborazioni con gli staff di Edouard Balladur e di Forza Italia. La qual cosa spiega eloquentemente la presenza di Violante e Finocchiaro.
Il fratello di Alessandra, Giulio, ebbe a
dichiarare, a proposito delle vicende giudiziarie del padre: "Dopo venti anni nel Pubblico mio padre era costretto a
chiedere dei prestiti: 20 milioni al mese per dieci mesi fanno 200 milioni, una
cifra ridicola per uno che manovrava miliardi". Questa sì è gente che sa
dare valore al denaro, altro che i piccoli borghesi della provincia Veneta.
È la stessa Alessandra Necci che
intercettata al telefono diceva, stando alle cronache: “Ma io voglio lavorare sul serio perché mi annoio...”. E
se ci si annoia, non c’è di meglio che scrivere, pure io lo so. E allora
Alessandra ha scritto un romanzo:
Il re e lo Scoiattolo. Nicolas Fouquet e la
vendetta di Luigi XIV. Narra appunto di Nicolas Fouquet, lo
Scoiattolo, il potentissimo Sovrintendente delle Finanze di Luigi XIV.
Pensavo che
di questo personaggio avesse già detto tutto Paul Morand, l’amico di Céline,
nel suo Il Sole offuscato, Fouquet e
Luigi XIV. Evidentemente non la pensa così Alessandra. Il romanzo di Morand,
uscito nel 1961 da Gallimard, all’inizio si chiamò Lo scoiattolo e la vipera. La vipera non era Luigi XIV. Lo
scoiattolo e la vipera erano gli emblemi di Fouquet e Colbert, i
sovraintendenti delle Finanze che divisero il Seicento. Fouquet, per dirla con
Morand, vivrà in seno alla corruzione più clamorosa, respirerà l’aria fine,
ossia l’aria mefitica di un palazzo italiano, il palazzo Mazzarino (*). Ma non
vorrei annoiare.
Sarebbe
stato più interessante se Necci
Alessandra avesse scritto qualcosa di nuovo, per esempio sulla principessa rumena
Soutzo, “affascinante come una regina bizantina”, la mogie di Morand che Proust
interrogava lungamente per sondare i segreti dell’aristocrazia. Un’aristocrazia
che non c’è più, nemmeno sotto gli stucchi di palazzo Farnese.
(*) A p. 16, nell’ed. Corbaccio.
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