martedì 1 ottobre 2013

La sostanza delle cose



Un mondo senza gioia è un mondo senza futuro.

Appartengono tutti alla fascia più alta e istruita della borghesia. Non sono degli stupidi, non almeno fino al punto da non rendersi conto di ciò che sta avvenendo, poiché hanno accesso a dati di prima mano che il grande pubblico non conosce. Non credo dunque che ciò che sta avvenendo a livello finanziario sia casuale, né per quanto riguarda le premesse e nemmeno per quanto riguarda gli scopi prefissati. E tuttavia tra ciò che ci prefissiamo e i risultati concreti spesso c’è grande differenza. Ce lo ricordano, tra l'altro, due rivoluzioni che hanno fatto epoca.



Il primo dato riguarda l’ammontare del debito degli Stati Uniti, dell’Europa e del Giappone: ha raggiunto un punto di saturazione che difficilmente il nuovo debito potrà a lungo trovare acquirenti. La montagna di carta in circolazione è abnorme e non c’è alcun segno d’inversione di tendenza, anzi, al contrario, essa non fa che toccare nuove vette. A essere molto prudenti possiamo stimare che i simboli di valore superino di almeno dieci volte i valori reali, per quanto riguarda la moneta, i titoli del debito e il prezzo delle azioni.

È difficile credere che il Tesoro degli Usa sappia quanti dollari vi siano in circolazione, cioè foglietti di carta stampata che non possiedono alcun valore intrinseco e che dal 1971 non sono più convertibili. E tuttavia si continuano ad immettere sul mercato 85 miliardi di dollari il mese, senza altro effetto che quello di tirare a campare. Il Giappone, dal canto suo, tra poco comincerà a stampare yen solo da un lato, non avendo tempo di stamparli sui due lati. Dell’Europa sappiamo poco, perché simili notizie non vengono pubblicate, ma è certo che abitiamo in un traballante castello di carta.

Possiamo ragionarci all’infinito su queste cose, ma piaccia o no questa situazione dimostra anzitutto un fatto: la ricchezza prodotta socialmente o sarà distribuita secondo un piano razionale, oppure non usciremo da questa crisi pacificamente. Noi vediamo molto bene come per stimolare la “crescita”, ossia la produzione, sia necessario stimolare il consumo, ma per farlo c’è bisogno di altra spesa pubblica e dunque di altro debito.

E ciò nonostante gran parte dell’umanità non ha accesso a standard di vita in linea con lo sviluppo raggiunto. Avviene per un semplice motivo: non perché la quantità e la qualità delle merci prodotte non sia sufficiente a soddisfare i bisogni della popolazione, ma perché la distribuzione delle risorse e dei beni non risponde a criteri di razionalità (non solo di semplice equità!). Buona parte della ricchezza prodotta è appannaggio di pochi e viene, per così dire, imboscata, alias tesaurizzata o investita in attività meramente speculative che invece di creare un benessere diffuso innescano ulteriori contraddizioni e divaricazioni.

La causa non è di ordine genericamente egoistico e morale, non l'effetto di leggi naturali che non possiamo volgere altrimenti, ma perché questo sistema non produce beni se non nella forma di merci. In altri termini, l’enorme quantità di lavoro non pagato, di merci prodotte senza che vi sia un corrispondente salario, il valore prodotto in più, non è distribuito socialmente ed è speso solo in minima parte come consumo di lusso e spreco. Il resto dove va a finire? Nei caveau e nella speculazione. Ecco dunque, per dirla ancora sbrigativamente, che un’enorme quantità di valore, ossia di merci, non trova acquirenti, e la crisi appare come crisi di sovrapproduzione.


Possiamo discutere all’infinito su cosa sia meglio e cosa no, su cosa sia possibile fare concretamente e cosa evitare, ma resta il fatto incontrovertibile che questo sistema economico e sociale è fallito e ci stiamo avviando verso una catastrofe dagli esiti davvero imprevedibili. Possono dunque escogitare tutte le manovre monetarie più stravaganti, perfino creare un mercato interno basato su altra moneta fasulla (virtuale) come fecero i nazisti a partire dal 1934, oppure puntare – come credo stiano facendo coscientemente – a creare un Vajont finanziario che travolga ogni cosa per poi imporre un nuovo sistema finanziario controllato dai soliti noti. Possono insomma tentarle tutte dal lato della circolazione, ma è dal lato della produzione di valore che nasce la contraddizione fondamentale e la causa principale delle crisi.

10 commenti:

  1. E per noi il problema è come ficcare in zucca alle persone questa lampante verità. Molti dei\lle compagni\e potenziali sono infatuati della decrescita o del "riformismo" di Grillo, pensano a un mondo dove ogni tassello scivolerà pacificamente al suo posto. L'idea della rivoluzione, di dover rinunciare a un po' della propria tranquillità per provare a costruire un mondo nuovo li infastidisce. Ma come hai scritto qualche post fa ci penserà la necessità a buttarci giù dalla sedia.

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    1. un mattino ci sveglieremo e obtorto collo prenderemo atto che tutto ciò che ci hanno fatto credere, tutto ciò su cui ci siamo illusi, non esiste più

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  2. Per quel che vale (per me vale tanto) prendo questo tuo post odierno come programma politico.
    Salute e tempo buono.

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    1. qui il tempo è, come dicevano quelli al primo banco, uggioso.
      ieri passata di pomodoro, oggi due cassette di porcini, domani ancora passata (l'ultima!). non ci si annoia di certo. ci sentiamo

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  3. Ciao Olympe.


    Se volessi far leggere il post ad un mio amico di discreta cultura ma senza dimestichezza nella teoria marxista, lo vedrei senz'altro alzare perplesso le sopracciglia almeno un paio di volte su di un passaggio. Perché non provare allora a riscriverlo, rendendolo efficace come il resto del post? A mio parere ne gioverebbe assai la capacità di penetrazione nelle distratte meningi italiche. Ti dico questo perché il post  mi è sembrato particolarmente azzeccato per sintesi, chiarezza e immediatezza comunicativa. Varrebbe la pena di renderlo ancora più efficace, sarebbe perfetto. Immagino la difficoltà di rendere semplici concetti che sono complessi, e per di più in poche righe. Ma la padronanza che hai della materia, quel pizzico di vena artistica che affiora ogni tanto e il gusto della sfida mi fanno sperare per il meglio. 


    Eccoci al dunque: "...perché questo sistema produce beni se non nella forma di merci, ossia valori d'uso se non nella forma di valori di scambio". Bene ..quali altre forme può assumere un bene oltre a quella di merce? si chiederà il mio amico, alzando il sopracciglio. Ha bisogno di un esempio, di una semplificazione concettuale che gli renda immediatamente comprensibile la cosa, senza doversi leggere i tomi del Capitale. Non parliamo poi "...dell'enorme quantità di lavoro non pagato, di merci prodotte senza che vi sia un corrispondente salario..." perché, dirà il nostro, c'è qualcuno così svampito da lavorare senza almeno uno stipendiuccio..? Ma che ddice questo ? E hai perso un lettore...

    Insomma non ci credo che non sei capace di dirlo in un altro modo più...più...ci siamo capiti.

    Non dimenticarti che siamo in Italia!

    Un abbraccio.

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    1. caro Giorgio, come già ebbe a scrivere qualcuno, presuppongo lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo e che quindi vogliano anche pensare da sé. lettori curiosi, dunque.

      peraltro, digitando "valori d'uso" nella ricerca del blog, il risultato sono alcuni post che spiegano sufficientemente e in forma popolare i concetti richiesti. del resto, detesto la gente pigra.

      con molta cordialità.

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    2. Caro Giorgio, non credo che a Olympe interessino le persone che vogliono tutta la pappa pronta.

      Saluti a tutti

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    3. Perché tutti questi pregiudizi nei confronti di chi ha "discreta cultura" ? Mi piacerebbe avere una risposta.

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    4. dove li ravvisi questi pregiudizi? ho i miei pregiudizi ma mi giunge nuova che ne avrei nei confronti di chi ha "discreta cultura", anche perché non ne ho per quelli che cultura non hanno. ho detto invece che detesto la gente pigra. aggiungo ora che ho lo stesso giudizio anche verso coloro che "alzano perplessi le sopracciglia" per pigrizia. ciao

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    5. Non mi riferivo a te ma al commento di Giorgio. Grazie comunque. Ciao

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