È ben curiosa la vicenda umana e
politica di Giorgio Napolitano, il presidente della Repubblica detto re–Giorgio
(c’è pure sangue piemontese nelle sue vene). È chiamato a mostrarsi
straordinariamente consapevole non solo di se stesso, ma di noi; vi è addirittura
segno, più nelle interpretazioni giornalistiche che nelle sue effettive dichiarazioni,
che da lui dipenda soprattutto il futuro di una persona. Credo sia proprio di
questo che Berlusconi medita in questi giorni, ossia di come sia infine curiosa
la vita se il suo destino è legato – almeno così vuol dare ad intendere e magari
lusingarsi un po’ – alle decisioni di un vecchio ex comunista.
E tuttavia Berlusconi non riesce – si è ben visto nell’ultima adunata con i suoi clienti – a interpretare
con convinzione la parte dell’eroe tragico poiché è nel suo carattere e stile naturale
venirgli meglio quella del tragico pagliaccio. Ma noi sappiamo che le leggende
sono necessarie, tanto ai media quanto alle plebi, specie in un’epoca di
deflazione, e le divinità brillano finche trovano occhi di testimoni che le
vedono. E televisioni evangeliche che le mostrano e raccontano.
In molti però sperano che,
nonostante le sagge interpretazioni e la sottile retorica quirinalizia, per Lui
sia arrivata la fine del suo vangelo. Per contro, i suoi numerosi chierici sperano
di vedere di nuovo alzarsi la loro stella come quella del mattino, ma sono già
pronti all’apostasia, c’è da scommetterci. Al momento non sappiamo nulla di
preciso, ed è questo il grande fascino della “diretta” storica su questo
pianetino a forma di Golgota. Non ci resta che sopravvivere incrociando le dita.
In un modo o nell’altro, sia dal
punto di vista di chi spera nel meritato castigo, e sia da quello di chi grida
al martirio, re–Giorgio, il più alto magistrato della Repubblica, riuscirà ad
esaurire il credito residuo presso la banca degli illusi e degli scontenti. Del
resto è sua la responsabilità di voler salvare capra e cavoli, come dice
Makkox.
Diversamente da com’è andata, per
esempio, nel caso del presidente JFK, al quale l’opinione pubblica ha
riconosciuto più forza da morto che da vivo, a Napolitano la storia riserverà
una noticina dove si dirà che seppe scontentare tutti.
Nessun commento:
Posta un commento