lunedì 17 giugno 2013

Sarà del tutto indifferente


La chiusura della televisione di Stato greca e con essa dell’orchestra sinfonica nazionale, sembra una piccola cosa nel marasma generale che sta scuotendo la Grecia e altri paesi d’Europa, ma è invece la spia eloquente di come questo sistema economico sociale è fallito paradossalmente proprio nel momento in cui si mostra nel suo massimo trionfo planetario e raggiunge risultati inediti nello sviluppo delle forze produttive.

Si tratta di una contraddizione solo apparente (qui).

Presto, molto presto, anche in Italia si dovrà fare i conti con tagli molto simili a quelli greci e spagnoli e portoghesi. Anzitutto stipendi e pensioni, spesa sanitaria e via di seguito. La caduta a precipizio dell’economia porta con sé la riduzione del gettito fiscale. In simili circostanze nemmeno il sostegno statale alla disoccupazione di massa potrà protrarsi a lungo. Perciò è risibile la manfrina sull’aumento dell’Iva e la cancellazione dell’Imu. I problemi sono altri e ben più drammatici. Non so fino a che punto ci si renda conto della reale situazione e quanto invece, pur ritenendola grave, si sottovaluti la sua dimensione.



Non saranno sufficienti le misure tampone che il governo sta varando a fronte della distruzione di una larga parte del tessuto economico e produttivo italiano. Lo stravolgimento degli assetti economici nazionali di diversi paesi portato dagli accordi sul commercio internazionale, l’introduzione di una moneta comune continentale senza misure di bilanciamento tra paesi ed aree economicamente molto diversi, l’agire senza limiti dell’oligarchia finanziaria e l’onnipresenza delle banche, il dominio assoluto del monopolio, l’impossibilità di mutare con delle riforme le basi del modo di produzione capitalistico, ossia di mitigare l’inasprimento e l’approfondimento degli antagonismi, sono le premesse per un disordine sociale che esigerà, da parte della borghesia, misure di controllo e oppressione adeguate, alla faccia degli ultimi Mohicani della democrazia.

Che fare? Noi vediamo molto bene che tutti i movimenti piccolo-borghesi che si vogliono opporre all’attuale sistema agendo sul piano delle riforme, vuoi quelli che chiedono una diversa rimodulazione della produzione e dei consumi, vuoi quelli che all’opposto auspicano interventi di sostegno alla “crescita”, sono destinati a fallire. E quand’anche riescano a ottenere cospicui risultati elettorali, essi non fanno altro che confermare l’alto tasso congenito del cretinismo parlamentare. Di parlamenti e governi che sono stati da lunga pezza esautorati di ogni effettivo potere.

Ogni epoca produce la propria storia e i personaggi che la interpretano, e dunque anche nel nostro caso le circostanze fanno gli uomini non meno di quanto gli uomini possano illudersi di fare le circostanze. Queste condizioni decideranno se la scossa rivoluzionaria sarà abbastanza forte per rovesciare la base di tutto ciò che è costituito, per innescare un rivolgimento totale non solo contro alcune condizioni singole della società, bensì – come ebbe ad osservare un giovane non ancora trent’enne tanto tempo fa – contro la stessa “produzione della vita” come è stata fino a questo momento. E allora, in tal caso, sarà del tutto indifferente, per lo sviluppo pratico, se l’idea di questo rivolgimento sia già stata espressa mille volte: come dimostra la storia del comunismo.


Diversamente, la borghesia saprà ancora una volta escogitare nuovi e vecchi motivi e idee per farci scannare gli uni contro gli altri.

5 commenti:

  1. Una rivoluzione è frutto di una coscienza civica e di una cultura del bene comune che all'attualità non esiste. Un popolo evolve con estrema lentezza se ben guidato ed ha ancora bisogno di un capo. È quindi destinato al fallimento. I padroni si difendono egregiamente dalle solite rivolte che, seppur in aumento, sono estremamente inefficaci. Servirebbero, a dir poco, gesti ben più appropriati della "civile" protesta. La globalizzazione della forza lavoro per avere un costo del lavoro quasi pari a zero ci sta guidando allo scontro finale. Una inevitabile guerra tra poveri. E tra non molto tempo i padroni potranno anche fare a meno della straordinaria offerta di schiavi grazie alla tecnologia che renderà l'attuale forza lavoro mero concime per le piante. Pesce grosso mangia pesce piccolo. La legge della giungla. Condivido tutto il resto. Ciao

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  2. Studiando l'evoluzione del genere umano, più che sapiens sapiens, scemus scemus,si può "tranquillamente" prevedere che ci sarà una guerra così devastante, che la "profezia" di Einstein: «Non so con quali armi verrà combattuta la Terza guerra mondiale ma la Quarta verrà combattuta con clave e pietre», forse non si avvererà.
    nonnoFranco

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  3. La cina aquista terreni agricoli in africa e sudamerica.
    Quando avremo finito i risparmi lasciatici dai genitori l?italia si ritroverà con un debito pubblico non più restituibile, e l'euro crollerà come un castello di carte.
    A quel punto scarsità di cibo e di risorse ci porteranno ad un nuovo medio evo simile a quanto avvenne dopo la caduta dell'impero romano: secoli bui di fame, miseria e violenza.
    Oppure possiamo tentare di sopravvivere: dazi sulle merci importate, ritorno all'agricoltura, livellamento salariale, blocco della esportazione di capitali e rimesse emigranti, naturalmente uscita dall'euro ed eventuale mercato comune mediterraneo se spagna, grecia e turchia ci stanno e capiscono la situazione.

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  4. Si potrebbe sapere il nome di quel giovane trentenne?

    A parte.
    Hai visto il luogo dove Cameron andava incontro ai suoi ospiti? Perfetto per giocare a bocce.

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    1. il solito, mio caro

      no, non ho visto, ultimamente seguo poco le cronache

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