venerdì 9 novembre 2012

La difesa dei diritti e degli interessi cinesi



Per dominare il mondo bisogna controllare i mari. L’importanza del potere marittimo era ben conosciuta dagli antichi popoli del Mediterraneo e fu poi ben presente a Venezia, quando il resto d’Europa reggeva ancora sulla pastorizia e l’agricoltura. Napoleone fu meno convinto di tale importanza decisiva del potere marittimo, e pagò le conseguenze. Poi, a cavallo tra ‘800 e ‘900, sulle scorta delle idee del contrammiraglio Mahan (*), si svilupparono le marine dei grandi contendenti della prima guerra mondiale. Dal punto di vista tecnico e tattico, l’epoca delle cannoniere ebbe fine con l'inutile battaglia dello Jutland.

Nel secondo conflitto mondiale divennero decisive le portaerei e le flotte subacquee. Un giovane tenente di vascello, Karl Dönitz  la notte del 3 ottobre 1918, sulla torretta del UB-68 in emersione al largo di capo Passero, immaginò e in parte attuò un nuovo approccio della guerra sottomarina. Se quasi vent’anni dopo, l’ex caporale boemo a capo della Germania gli avesse dato retta, ossia, se invece di parlare a vanvera di primato tedesco e di purezza della razza, avesse allestito per tempo la flotta subacquea che Dönitz gli chiedeva, la guerra dei convogli in Atlantico avrebbe avuto esito ben diverso.

Mussolini invece era ben consapevole dell’importanza del potere marittimo, e allestì una flotta poderosa, ma priva di portaerei e comunque senza una copertura aerea, basata a terra, efficace. Il raid degli aerosiluranti inglesi su Taranto, denunciò la nostra arretratezza, così come l’assenza dei radar nella battaglia di capo Matapan. Non si trattò solo di arretratezza tecnica, ma anche di concezione tattica superata. Pur disponendo la marina italiana, all’inizio del conflitto, di una flotta subacquea di rilievo, venne a impiegarla secondo schemi antiquati, condannandola alla sconfitta. Da aggiungere solo il fatto che la movimentazione marittima italiana veniva comunicata all’alleato tedesco che la segnalava a sua volta in codice con la famosa Enigma

I Giapponesi – che nel 1905 avevano umiliato la flotta russa nella battaglia di Tsushima, nonostante l’epico invio di aiuti da Leningrado via Africa e Oceano Indiano – attrezzarono negli anni Venti e Trenta una flotta d’avanguardia incentrata su un poderoso schieramento di portaerei, ma furono sconfitti dalla superiorità di una potenza economica e marittima come gli Stati Uniti e dal suo servizio d’intelligence (e di radiogoniometri).

 

Al diciottesimo Congresso del Partito comunista cinese, in corso in questi giorni, il preseidente Hu Jintao ha lanciato le parole d'ordine destinate a forgiare la Cina di domani: 1) riforma della struttura politica; 2) un "nuovo modello di sviluppo" che porti a raddoppiare il Pil e di reddito medio della popolazione entro il 2020; e 3) la "Cina deve diventare una potenza marittima per difendere risolutamente i suoi diritti e i suoi interessi territoriali". Su questo tema ho scritto alcuni post, questo nel dicembre 2010, poi quest’altro nel gennaio 2011, quindi nell’aprile 2011 questo sulla presenza della marina cinese nel Mediterraneo, oppure questi cinque post del gennaio di quest’anno (sono numerati da 1 a 5 nell’archivio), ma credo, infine, d’interesse anche quest'ultimo scritto nel febbraio scorso. Poi non ho scritto più nulla, poiché vicende ben più importanti, come quelle della contesa politica italiana ("chi paga gli sms di Bersani"?), sull’eco dei talk show e dei casuali “approfondimenti” della signora Gabanelli, mi hanno preso la mano. Meglio così, no?


P.S. : a proposito di via Merulana (il rifermento non è al romanzo dell'ing. Gadda, ma alla casa di Antonio Di Pietro), la foto del Budda qui riprodotta l'ho ripresa pochi giorni or sono al Museo nazionale d'arte orientale di Roma, a palazzo Brancaccio, in via Merulana, appunto. Da visitare, senz'altro.

2 commenti:

  1. Infatti, la geopolitica delle primarie italiane avrà sicuro impatto sul corrente svolgimento del Partito Comunista Cinese.

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