Nel 1922 in parlamento i fascisti avevano solo 35
deputati eletti nelle liste liberali (blocchi nazionali), cioè contavano zero.
Se guardiamo a quel frangente storico con il cannocchiale, possiamo vedere l’on.
Mussolini Benito Amilcare scendere dal Frecciarossa,
pardon, dal wagon-lits e salire al Quirinale per ricevere l’incarico di formare
il primo governo “tecnico”. Mutatis
mutandis, come dicono quelli che masticano latino, e con le dovute
proporzioni, Monti Mario è uno dei suoi oramai numerosi successori. La
democrazia totalitaria non ha più bisogno dell’orbace e al posto dell’olio di
ricino usa altri strumenti di persuasione.
Ma facciamo un passo indietro. È utile ricordare che Nitti
sostenne che i gruppi bancari furono la causa della sua caduta: "...
la lotta dei gruppi bancari che volevano l'uno contro l'altro il predominio
dello Stato che io non volevo dare ad alcuno e che poi finirono per essere
entrambi contro di me, turbava la vita dello Stato".
Gli
successe Giolitti, la cui azione, pur riscontrando decisi progressi verso
il risanamento dei conti pubblici, venne a perdere soprattutto il sostegno
cruciale del partito cattolico, guidato dal prete Luigi Sturzo. Infatti, il
salasso per le classi più deboli scontentò i partiti di massa senza guadagnare l’appoggio
delle destre, come sempre accade in simili frangenti.
C’è anche da sottolineare
un altro fatto non secondario, ovvero l’approvazione da parte del governo Giolitti
della legge del luglio 1920, che doveva entrare in vigore nel luglio del 1921,
sulla nominatività dei titoli e altre misure fiscali. Insomma i titoli del
debito pubblico, per fare un esempio, dovevano portare il nome di chi li
acquistava. Oltre che dai soliti gruppi industriali e finanziari, la legge era
molto temuta dal Vaticano, che aveva in Italia la quasi totalità dei suoi
investimenti e possedeva a preferenza titoli al portatore.
Temutissima dal Vaticano,
per ovvie ragioni, era anche la norma fiscale sulle trasmissioni ereditarie tra
persone non legate da vincoli di sangue (caso emblematico gli ecclesiastici). Secondo
Ernesto Rossi fu questo il motivo che «obbligò Giolitti a
presentare le dimissioni». Ma poco prima, il 9 giugno 1921, il
suo gabinetto promulgò un decreto contenente norme per la registrazione dei
titoli. Con il nuovo governo presieduto da Bonomi, tale norma fu subito sospesa, ma
non abrogata. Entrambi i successori di Giolitti, prima di Mussolini, ossia Bonomi
e poi Facta, non ebbero la volontà politica di rinunciare o cancellare del
tutto le misure giolittiane.
Pertanto, si evince, contrariamente a quanto si
crede comunemente, che non furono determinati, per l’incarico di primo ministro a
Mussolini, solo la neonata confindustria (finanziatrice del fascismo a suon di
decine di milioni, d’allora!) e gli agrari. Nella crisi che succedette alla caduta di
Giolitti e fino all’avvento del fascismo, il Vaticano si oppose ad un
possibile nuovo governo presieduto da Giolitti, innanzitutto con il veto
imposto al Partito popolare di aderirvi. Il costo di questo atteggiamento
fu la paralisi parlamentare e, infine, la crisi istituzionale.
Tanto è vero che, dopo la
caduta di Facta, al primo governo Mussolini parteciparono tutti, compresi i
popolari di Sturzo, ed esclusi i socialisti (Mussolini avrebbe voluto ministro
anche un sindacalista socialista, ma gli altri si opposero). Le circostanze
fecero il resto.
Grazie, post illuminante.
RispondiEliminanon dirlo in giro
EliminaVent’anni passati a studiare il fascismo sui libri “istituzionali” (scolastici ed universitari) senza nemmeno avvicinarsi lontanamente a comprenderne radici e portata.
RispondiEliminaPoi, un giorno, attraverso letture “anarchiche” mi imbatto in una frase di Trotsky: «Il fascismo non è nient'altro che la reazione del capitalismo».
E luce fu.
Complimenti come sempre, Olympe.
Cortesemente, mi saprebbe consigliare libri che approfondiscano questo rapporto simbiotico tra fascismo e grande capitale?
Nell’eventualità, ringrazio anticipatamente.
su togliatti si possono avere opinioni diverse, ma era un fine intellettuale. perciò le suggerisco questo libro:
EliminaSul fascismo, editori laterza
saluti
Farò tesoro del suggerimento.
EliminaRinnovo i ringraziamenti.