Un amico mi segnala l’ennesimo articolo sulla
produttività del lavoro. In questo articolo di Repubblica si dice che:
L'italiano lavora tantissime
ore: 1.774 in un anno, in media Ocse (1.775), ma ben 200 ore sopra la media
dell'Eurozona (1.573) e addirittura 363 aggiuntive rispetto ad un tedesco.
Eppure, dicono, la produttività è scarsa,
scarsissima. E allora che si fa? I soliti cialtroni di confindustria e del
governo, quelli che guadagnano in un anno due o dieci volte quanto guadagna un salariato nell'intera vita, affermano che sarebbe utile "lavorare qualche ora in più". Se
loro lavorassero almeno quanto un salariato!
Verrebbe da chiedersi: possibile
che queste emerite teste di cazzo (come chiamarle altrimenti?) non si rendano
conto che la produttività del lavoro non dipende soltanto dal virtuosismo
dell’operaio, dalla quantità delle ore lavorate, ma anche dal livello e dalla
perfezione dei suoi strumenti. Cucire un abito con ago e filo non è sicuramente
produttivo come cucirlo a macchina con una Singer a pedale. Né è la stessa cosa
produrlo industrialmente.
E questo
fatto lo capiscono molto bene, altroché. L’aumento dell'estrazione di plusvalore dalla
forza-lavoro, si ottiene in due modi: aumentando le ore di lavoro lasciando
invariati i salari, e riducendo questi ultimi come già sta avvenendo. Questo
fatto non è privo d’implicazioni, le quali solo a prima vista possono essere
considerate teoriche, ma invece si tratta di una delle
principali contraddizioni del modo di produzione capitalistico, tra processo
lavorativo e processo di valorizzazione.
Nel primo caso, l’aumento delle ore di lavoro lasciando invariati i
salari, cioè l’estrazione del plusvalore assoluto, comporta un
aumento proporzionale sia dei valori d’uso che del valore del prodotto (questo
si dovrebbe intuire); nel secondo caso, si tratta del plusvalore relativo,
essendo basato sulla diminuzione del lavoro necessario a produrre il salario
del lavoratore, per cui si tende a produrre sempre una maggiore quota di valori
d’uso (produttività) ma si ottiene (sembra un paradosso ma non lo è) un minor
valore (di scambio).
Una sola parola: grazie :)
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