Con la cosiddetta caduta del Muro di Berlino è venuto a mancare anche il più forte collante ideologico dell’Occidente a dominazione Usa: la paura del comunismo. Le contraddizioni latenti sembrano venute in luce con la fine del bipolarismo e della minaccia atomica. Per l’America (ma anche per l’Europa occidentale) conta molto il ridimensionamento subito dall’industria manifatturiera che sta creando disoccupazione e squilibri interni che non si ricordavano dagli anni Trenta, con diversi Stati in bancarotta. Inoltre l’America Latina non è più solo il cortile di casa di mister Monroe. Altro handicap è il non avere una classe dirigente all’altezza cui si aggiunge un problema di cui ci si duole molto in certi ambienti: l’estinzione del personale domestico di “razza bianca”. Vuoi mettere?
L’apertura del mercato capitalistico alla Cina ha fatto il resto. La Cina non è terra di conquista come nel XIX secolo ma una potenza planetaria notevole e fortemente concorrente, e il tempo ci dirà poi quanto stabile internamente. Sempre per quanto riguarda l’Asia, sono vent’anni che il Giappone registra una stagnazione senza precedenti e dalla quale non riuscirà ad uscire, dato anche l’enorme debito pubblico e un’instabilità politica di tipo italiano.
La Russia dopo tre lustri di instabilità politica e forte crisi economica s’è ripresa un ruolo importantissimo grazie soprattutto alle sue materie prime e alla dipendenza di una parte importante dell’Europa dal suo gas. Un’Europa che non sta meglio degli Usa. La Germania, da un lato, non vuole rinunciare nemmeno in parte alle sue eccedenze di esportazione attraverso le importazioni e gli investimenti, aumentando i consumi interni; dall’altro e come conseguenza, tale squilibrio pesa prevalentemente sul resto dei paesi dell’Unione europea, senza che questi trovino spazio di manovra.
Chi pensava che questo sistema potesse autoriformarsi senza troppi traumi non ha tenuto conto della precarietà degli equilibri e degli assetti interni e internazionali, in ultima analisi della natura del capitalismo. Su tutto questo incombe una contesa senza esclusione di colpi per il controllo delle materie prime, laddove il contesto principale sono l’Africa e l’Oriente. Quindi una guerra delle divise e commerciale che ha precedenti storici ben noti e che non promettono nulla di buono. Ma per questa mattina basta con i cattivi pensieri, concentriamoci su temi come la prescrizione lampo (*) e il prossimo derby Inter-Milan.
(*) E a proposito di prescrizione bisogna dire che la riduzione a 7 anni e mezzo del primo grado di giudizio e fino a 11 per quello di terzo grado, sono tempi ancora fin troppo lunghi. Perciò non ci sarebbe nulla da scandalizzarsi per l'iniziativa berlusconiana se non avesse anzitutto altri scopi. Del resto accorciare la prescrizione senza rimuovere almeno alcuni degli ostacoli più seri alla celerità dei processi (siamo ancora alla penna d'oca e alle notifiche porta a porta), oltre al fatto che non pochi magistrati lavorano pochissimo, è tipico delle riforme italiane. In tal modo si favoriranno soprattutto i delinquenti e Berlusconi sa bene quanti ce ne sono in circolazione.
(*) E a proposito di prescrizione bisogna dire che la riduzione a 7 anni e mezzo del primo grado di giudizio e fino a 11 per quello di terzo grado, sono tempi ancora fin troppo lunghi. Perciò non ci sarebbe nulla da scandalizzarsi per l'iniziativa berlusconiana se non avesse anzitutto altri scopi. Del resto accorciare la prescrizione senza rimuovere almeno alcuni degli ostacoli più seri alla celerità dei processi (siamo ancora alla penna d'oca e alle notifiche porta a porta), oltre al fatto che non pochi magistrati lavorano pochissimo, è tipico delle riforme italiane. In tal modo si favoriranno soprattutto i delinquenti e Berlusconi sa bene quanti ce ne sono in circolazione.
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