Quando alcuni esponenti del capitale finanziario decidono di lanciare una speculazione sulle materie prime o per esempio sulle granaglie, essi decidono di fatto quante bocche non sfamare più. Il capitale mostra una calcolata indifferenza verso i più autentici bisogni umani e calibra ogni attività per favorire l’efficienza illimitata del profitto lucrativo. Si serve della politica poiché questa non ha alcun effettivo controllo sulla produzione, gli investimenti, il credito e la moneta, il territorio, ma è indispensabile solo a mantenere l’ordine pubblico e l’aggiornamento della menzogna mediatica.
Quando le multinazionali decidono di brevettare un determinato tipo di semente, si comportano allo stesso modo, così come quando decidono di finanziare un certo tipo di ricerca medica anziché un altro. Vediamo dunque che le azioni che influenzano durevolmente il destino dell’umanità, le grandi decisioni nazionali sulla vita e la morte, sono lasciate in mano a coloro che finanziano e controllano l'élite tecnologica.
Gli usi politici ed economici della conoscenza non sono una novità della nostra epoca. Il capitale ha però un’arma potente in più rispetto al passato, poiché usa l’effetto globale dell’ideologia scientifica, la sua “santificazione”, come mezzo di giustificazione e per il controllo sociale totale. Ne vediamo un esempio eclatante con la vicenda di Fukushima, laddove la contaminazione radioattiva di migliaia e a volte di milioni di volte il limite legale va di pari passo con la diffusione di notizie “stabilizzanti”.
Tutto questo si chiama libero mercato, ovvero l’esercizio legale della violenza economica contro i viventi, gli ecosistemi e il territorio. Che cosa ha a che fare la democrazia con questo? Lo spettacolo di scadimento politico e culturale a cui assistiamo non è casuale in rapporto a tale stato di cose e la democrazia è diventata solo una scatola vuota, l'involucro del potere.
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